
Arsenico e vecchi merletti: la black comedy perfetta c’era già nel 1944
Iniziamo con una domanda, che fa figo. È un po’ complessa, quindi prestate attenzione. Ora arriva eh, promesso. Finisco il caffè… ecco, ci siamo. Cosa fareste se, tornati a casa dalle vostre care e dolci ziette anzianotte, trovaste un cadavere in una cassapanca? Tosta come domanda eh? Ve ne faccio una ancora più difficile allora. Tanto non ci sono spoilerz, sono le prime scene del film. Dicevo, cosa fareste allora se, chieste spiegazioni alle suddette ziette, vi rispondessero che quel vecchio signore sulla via dell’irrigidimento l’hanno ucciso loro, come opera di carità?
Probabilmente avreste una faccia del genere, ed è proprio quello che Arsenico e vecchi merletti suscita nello spettatore. Tipo dall’inizio alla fine. Ah, se non si fosse capito, riderete così tanto da farvi male alle guance.
E non pensate sia finita qui, perché il ritrovamento del cadavere è solo l’evento scatenante, il casus belli che Frank Capra usa per dare il via ad una delle black comedy migliori di tutta la storia del Cinema. Prima che alziate il ditino: sì, il film è un adattamento di una pièce teatrale del 1939 (o 1941) di Joseph Kesselring. Contenti? Sono stato bravo a citare le fonti? Bene, posso tornare a scrivere cazzate.
No, dai, Arsenico e vecchi merletti non se lo merita. Anzi, Frank Capra non se lo merita. Perché con questo film (nonostante accantoni per un attimo i suoi crucci ideologici) mette a fuoco tutto il suo stile registico, volutamente invisibile, per far risaltare i personaggi, elevandoli a veri mattatori della scena, con tutte le loro espressioni, i loro tic e i loro movimenti (anche slapstick).
Uno su tutti? Beh, l’immenso Cary Grant ovviamente. Capra gli cuce addosso il ruolo di Mortimer Brewster, critico teatrale nipote di Abby e Martha, che, sposatosi con la vicina di casa Elaine, ripassa al volo dalle zie a Brooklyn prima di partire per la luna di miele. O almeno così si aspetta. Di sicuro un anziano metodista morto nella cassapanca lo destabilizza un attimo. Ma qui sta l’incredibile bravura di Grant, la capacità di passare dallo stupore all’azione, dallo sconcerto totale all’empatia verso le parenti. Il tutto mentre cerca di capire perché le sue amate zie avvelenano anziani solitari che passano la notte da loro. Voglio vedervi voi. Grant si concede totalmente al personaggio e all’azione, esibendo tutto il suo repertorio di microespressioni facciali, una più esilarante dell’altra.
E le zie? La leggerezza con cui raccontano delle “aggiunte speciali” al vino di sambuco è spiazzante. Sono lì, così carine, così materne, così perfetti stereotipi che, ovviamente, si rivelano abilissime serial killer capaci anche di far sparire i cadaveri nel silenzio. Ma non vi dirò come, anche perché le aiuta Teddy Roosevelt e le sue azioni sono coperte dal segreto presidenziale. Chi sa, sa.
Ma non preoccupatevi, non saranno soli. La famiglia Brewster di Arsenico e vecchi merletti è proprio quella che “erano tutti così carini, salutavano sempre”, secondo gli intervistati al telegiornale. Famiglia al gran completo, che vede quindi solo in Mortimer la pecora nera, capace di intravedere la follia nella normalità, oppure il contrario, dipende dai casi.
La bravura di Capra sta nell’ambientare tutto il dramma comico in casa delle zie, spostando la macchina da presa il minimo indispensabile, quel tanto che basta per far proseguire l’azione o svelare il particolare in più che poteva esserci sfuggito. Proprio come la comicità di tutto Arsenico e vecchi merletti, giocata sul detto e non detto, sull’invisibile che diventa peggio di un elefante in una cristalleria. Anche ubriaco magari. Il ritmo della vicenda è franto, singhiozzante, spezzato in continuazione dallo sconcerto totale di Mortimer, vero grande filo conduttore di tutta la pellicola.
Perché vanno bene i Coen, o i più recenti fratelli McDonagh (che però loro sono divisi, non bifronti come i Coen, vabbè ci siamo capiti), ma la black comedy ha echi nella Hollywood classica, e che echi. Scusate, oggi incastro le parole peggio di un rapper italiano. Proprio dove non ti aspetti un film che travalica così tanto i generi, ecco che Arsenico e vecchi merletti ti spiazza in tutto e per tutto, lasciandoti imbambolato come un Cary Grant davanti ad un leopardo. Ops, sbagliato film. Anche se il paragone calza a pennello.
Meglio chiuderla qui altrimenti finisco a parlare della Ribollita. Non so come, ma ci finirei. Quindi se volete recuperarvi una perla assoluta del Cinema hollywoodiano classico, beh, Arsenico e vecchi merletti fa decisamente al caso vostro. Niente vino però, mi raccomando.