Film

Artemis Fowl – Il polletto ruspante

Dopo una travagliata gestione dei diritti, Artemis Fowl arriva al cinema nella scuderia Disney: Il risultato appare un’occasione sprecata.

 

4 Agosto 2008, Sì, in questo caso ho persino lo scontrino.

Un micro-me entra in una libreria e ne esce con un libretto dalla copertina accattivante.
Arrivato a casa divora il primo Artemis Fowl.
Lo stile peculiare si fece subito notare, era accattivante e lo convinse tanto da continuare di botto fino al quarto. Alla notizia di un film in produzione il micro-me era davvero in estasi. Vorrei scrivergli una lettera.

Ma questa è un’altra storia..

“Eh ma il libro è meglio!”

Affrontiamo l’argomento così andiamo subito oltre.
Credo che questa sia la considerazione fuori luogo per eccellenza quando si discute di un film (o di un libro). Eppure non sono mancate durissime critiche in merito che quasi certamente hanno condotto Disney alla decisione di renderlo disponibile sulla sua piattaforma streaming. Sicuramente, si può abbozzare un paragone ma a parte in rari casi è davvero arduo fare un confronto tra due opere di media differente. Ingiusto è anche esprimere un giudizio su una pellicola basandolo su eventuali tagli e nuovi sentieri che gli sceneggiatori provano a seguire differendo dall’opera originale. Negli anni mi sono convinto sempre più che ogni prodotto debba essere giudicato a sé. Troverei un bel po’ macchinoso il dover recuperare, magari, un libro di 500-600 pagine prima di poter avere un’opinione su un film di un’ora e mezza scarsa.
Cinema e letteratura hanno mezzi profondamente differenti per esprimersi.

Rara foto in cui parte del cast legge le critiche dei lettori

Ma com’è questo film?

Artemis Fowl II (Ferdia Shaw) è un dodicenne fuori dal comune: brillante, carismatico e “adulto”.
Vive in una maestosa villa affacciata su una scogliera irlandese con il padre (un Colin Farrell in apparente disagio) ed il “maggiordomo” Domodovoi Leale (Nonso Anonzie).
La vicenda, introdotta dal nano Bombarda Sterro (un Josh Gad calatissimo nella parte) tramite un flash-forward, ha inizio quando il genitore scompare. Per seguire le sue tracce Artemis verrà introdotto al mondo sovrannaturale che popola il sottosuolo.
Da qui in poi lo spettatore potrà capire quanto Artemis sia un vero e proprio prodigio pur non abbandonando del tutto le vesti da pre-adolescente. Preparatevi per una bella dose di sospensione d’incredulità, altrimenti non arrivate in fondo.

Spinella Tappo (Lara McDonnell) in partenza per una capatina a Martina Franca (TA)

Sir Kenneth Branagh dopo il successo di Assassinio sull’Orient Express pare aver prestato il nome ad un regista poco ispirato. Nessun guizzo e pochi virtuosismi donati agli occhi del pubblico, la resa grafica delle ambientazioni Disney rende giustizia all’immaginario dei libri di Eoin Colfer, in particolari le scene a Cantuccio sono semplicemente divine! Meno convincente appare il villain, se così si può chiamare. Un elemento che pare più un riempitivo, nel libro infatti l’unico che pareva rivestire quel ruolo era lo stesso Artemis II.
Un po’ meno eleganti gli effetti visivi, per capirci, si danza sulla soglia del B-Movie. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno il risultato dà un tocco caratteristico in più.

Grande pollice in su per il personaggio macchietta comica Polledro (Nikesh Patel).
E’ un centauro hacker, what else?

Kenneth Branagh cerca di rimuovere il film dalla sua memoria.

 

Artemis Fowl avrebbe tutte le carte in regola per entrare in pompa magna e staccare i concorrenti di genere. Purtroppo appare lapalissiano che quella di Disney sia una semplice toccata e fuga;
Sia la scelta di comprimere tutto in un minutaggio “per famiglie” – al punto da tagliare una scena importante girata in Vietnam – sia il profondo discostamento dal libro ne sono chiare dimostrazioni.
In secondo luogo non concede le tempistiche adatte per consentire allo spettatore di immergersi né nel sottosuolo e nemmeno nel contesto irlandese (nonostante vi sia un notevole impegno, soprattutto nel secondo caso).

Ma sti regazzini?
Il giovane Ferdia Shaw all’inizio è convincente, poi tutt’un tratto s’ingessa e la sua faccia adotta il metodo F4 (Chi non ha ancora visto Boris?) anche se diciamolo, in un esordio assoluto su schermo è perfettamente comprensibile.
La poco più rodata Lara McDonnell invece appare in forma. La sua Spinella Tappo è convincente, energica e sveglia, anche se spesso l’intonazione della sua voce ricorda alcuni doppiaggi non troppo convinti sugli NPC (Personaggi non giocanti, per chi non ne mastica) dei videogiochi.
Li rivedremo in qualche futuro progetto della casa? Difficile.

Ferdia Shaw e Lara McDonnell in una pausa dalle riprese

Un politically correct così confuso da colpirsi da solo.

Il film ha attirato a sé diverse critiche da diverse “fazioni” già a partire dal casting. Se la McDonnell è rea di vestire i panni di un personaggio dalla pelle color caffè, per il maggiordomo di origini russe Leale viene scelto l’attore di origini nigeriane Nonso Anonzie. Le accuse di whitewashing e di perpetrare stereotipi sbagliati si sprecano.
La scena ambientata in Italia è l’emblema della confusione della Disney in questo frangente. La celebrazione del paesello è estremamente stereotipata ma hei avete visto quante etnie differenti sono in piazza e parlano italiano?

Domovoi Leale, accoglie le critiche in modo pacato

La stampante Disney.
Disney porcoddue! Mi metti su nuovo nella condizione di fare un ragionamento del genere!
Datemi pure del banale, mi accollo il termine, ma questo prodotto non è che l’ultimo risultato della catena di montaggio della casa di Walt. Un’azienda terribilmente brava a promuoversi e far fruttare i suoi investimenti ma più in difficoltà quando si tratta di sganciarsi dai suoi stessi canoni e dar vita prodotti coraggiosi ed innovativi.
Insomma, la gang del topo cuce una serie di maglioni stupendi da vedere, ma miseria ladra quanto pizzicano!
Di nuovo prendono un bel polletto ruspante, cacciano via le cosce, imbandiscono la tavola ma servono solo il petto.

Dopo Cats la trasformazione di Judi Dench in David Bowie è il meno.

 

L’Artemis Fowl disneyano ne esce quindi più sterilizzato delle mie mani dopo un giro di commissioni in centro. Ad onor del vero c’è da ammettere che la materia prima si presentava già molto eterogenea nello stile. Passando dalle classiche pentole d’oro di fine arcobaleno alla cinicità di un ragazzino di 12 anni. Artemis II è un personaggio improbabile da portare su schermo. Un genio del crimine opportunista e freddo: un ragazzino a cui frega zero di calpestare qualcuno nella sua strada. In qualche maniera andava gestita. Per questo motivo il giovane, reso pallido dalle ore passate al buio sui monitor del PC, (chiedete delucidazioni a Colfer su questo punto) si allontana verso un  personaggio emotivo che addirittura pratica surf a tempo perso.

C’è da chiedersi però quanto sia corretto e dignitoso semplificare e patinare così tanto un’opera quando giunge su  schermo. Qualcuno potrebbe intenderla come una sottovalutazione del pubblico? Il pubblico di massa sarà o è già in grado di sviluppare una sensibilità cinematografica tale da manlevare i produttori dal filtrare le vicende?
Probabilmente queste riflessioni sono fuori luogo in un articolo su questo Artemis Fowl, un compitino sufficiente, meglio il libro.

Scherzo.

Marco Firicano

Classe 1994. Macchietta comica delle comitive. Volente o nolente. Non prendo mai niente sul serio, almeno non completamente. Cresciuto a focaccia e cinema mainstream sto cercando di darmi una regolata.
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