Space Truckin’ dei Deep Purple, tanto per gradire…
AVVERTENZA: l’articolo sarà diviso in una prima parte spoiler free e una seconda invece in cui si andrà più nel dettaglio. Se non siete ancora in pari con la prima stagione invece consigliamo di chiudere e tornare una volta vista.
Dove eravamo rimasti…?
Ci eravamo lasciati così: nello chalet nel bosco dove trent’anni prima era stato rinvenuto il Necronomicon, Ash accetta la proposta di Ruby (una Lucy Lawless da antologia) di lasciarle governare le forze del male in cambio di una vita felice a Jacksonville insieme a Pablo (Ray Santiago) e Kelly (Dana DeLorenzo). Già dal finale possiamo constatare una vera e propria celebrazione dell’irresponsabilità ed egoismo dell’antieroe Ash Williams; un finale coraggioso che esula da qualsiasi discorso retorico ed eroismo cinematografico. E la seconda stagione inizia proprio da Jacksonville, dove Ash e soci si stanno godendo un esilio dorato, al riparo dagli Oscuri e dai demoni partoriti dalla bocca di Pablo sotto l’influsso del Necronomicon.
L’idillio ovviamente ha vita breve, e per la precisione finisce con un’invasione a tempo zero da parte dei figli di Ruby, demoni sanguinari e implacabili che mettono Jacksonville a ferro e fuoco. I nostri eroi sono così costretti a rimettersi in pista, unire le forze con Ruby e imbracciare le armi un’altra volta, perché in giro ci sono troppi demoni da castigare…
Per questa seconda stagione lo showrunner Craig DiGregorio punta forte sull’approfondimento dei personaggi, soprattutto Ash, Kelly e Ruby, che smettono di assolvere a semplici funzioni narrative e vengono molto più sfaccettati. I nostri eroi si troveranno ad avere a che fare sia coi fantasmi del loro passato sia con quelli del presente. Tra uno squartamento e una testa mozzata la seconda stagione mette in scena un gore sempre più estremo, folle e cartoonesco, in poche parole: fumettistico.
Il cinefumetto horror alla maniera di Sam Raimi
Sta proprio nella dimensione fumettistica e completamente sopra le righe l’elemento di assoluta originalità di questo Ash vs Evil Dead: credibile per neanche una sequenza, volutamente il più estremo possibile. Bruce Campbell riesce nell’impresa di non far rimpiangere il sé stesso dei bei tempi andati, anzi, ci gioca sopra, gigioneggia, portando in scena l’uomo di mezza età vizioso, incapace di crescere, spaccone e irresponsabile che viene però chiamato a salvare il mondo.
Ash vs Evil Dead può essere visto come un meraviglioso cinefumetto per la televisione, non di certo adatto a tutti gli stomaci (alcune sequenze sono davvero troppo troppo troppo grandguignolesche), ma innegabilmente figo. Definito da Kelly come “un supereroe il cui unico superpotere è rovinare tutto” Ash è un pasticcione che si muove come Buster Keaton e ha l’affidabilità di un Paperino in giornata, un bambinone di cinquant’anni e passa che al posto della mano destra ha una motosega e nella sinistra imbraccia un fucile a canne mozze… basta questo. La dimensione in cui si muovono i personaggi della serie (di questa stagione in particolare) sta un livello sopra a quello degli Avengers: ancora più fumettistico, ancora più distante dalla realtà, ancora più esagerato e fracassone.
Anche se non presente dietro la macchina da presa, si avverte in ogni sequenza la mano e il gusto di Sam Raimi, vero e proprio demiurgo di questo mondo-horror, dove o non si muore mai oppure si viene ridotti a fontane di sangue che schizza a fiumi. Un mondo la cui cifra è l’eccesso per l’eccesso: ogni battuta, ogni inquadratura, il montaggio (iper-iper-cinetico), i contesti delle situazioni, tutto punta al divertimento, al spararla più grossa possibile, come tra vecchi amici. Perché per lo spettatore è questo Ash vs Evil Dead: un imperdibile festone/rimpatriata con vecchi amici che si dimostrano molto più spassosi da vecchi che ai bei tempi andati.
Da qui in avanti SPOILER a profusione…
Per voi eletti che siete in pari possiamo dire che uno degli elementi che contraddistingue la seconda stagione rispetto alla prima sia proprio Elk Grove (notare bene che la battuta tipica di Ash è “Groovy”), odiata città natale del nostro protagonista dove si svolge la maggior parte dell’azione. Elk Grove conserva per Ash solo brutti ricordi e la consapevolezza che tutti lo considerano un assassino. Soprannominato “Ashy Slashy” e bandito dalla comunità, Ash è ritenuto colpevole degli omicidi avvenuti trent’anni prima a causa del Libro dei Morti in quanto, come è logico, nessuno vuole credere alla teoria della possessione demoniaca.
Tra un padre fin troppo simile a lui, conoscenti stronzi ed ex-sciacquette del liceo, è interessante vedere per la prima volta un Ash combattuto e – per quanto possibile – alle prese con conflitti interiori che vengono ovviamente risolti alla sua maniera: fumando erba, facendo lo spaccone e bevendo. Sarà proprio la sua passione per il bere che lo condurrà dall’unica persona di Elk Grove che non lo crede un serial killer, ovvero Chet Kaminski, il migliore amico dei bei tempi andati. A impersonare Chet troviamo quel matto di Ted Raimi (fratello di Sam), un abituè alle comparsate nei lavori del fratello.
Ash vs Baal
La seconda stagione di Ash vs Evil Dead però rimane memorabile anche per l’entrata in scena di Baal, nuovo demone super cazzuto interpretato dall’istrionico Joel Tobeck, che si confermerà come main villain di tutti i dieci episodi. È lui a farla da padrone in una delle puntate più interessanti, ovvero Delusion (2×07) e sarà sempre lui a tormentare i nostri eroi fino al finale.
Ecco, se vogliamo trovare un difetto a questa seconda stagione è un finale abbastanza telefonato, che non rende giustizia a un’impalcatura che ha retto fino agli ultimi 10/15 minuti. Diciamo che un colpo di scena, o comunque uno scontro un po’ più epico sarebbe stato gradito.
In conclusione: questa è una grande serie, che merita di essere goduta non solo perché spassosissima e nient’affatto pesante (il format di 30 minuti a episodio funziona alla grande), ma perché straripante di citazioni (da lavori dello stesso Raimi alla saga di Star Wars), effetti speciali (finalmente) artigianali e una regia che – seppur non all’altezza del maestro Raimi – non ha nulla da invidiare a qualsiasi prodotto cinematografico con tutt’altro budget. E poi c’è Bruce Campbell, signori, e Bruce Campbell è pura e semplice meraviglia.
Top 5: migliori scene
1) La scena dell’obitorio, con Ash che spunta dal culo di un cadavere. Inarrivabile.
2) L’elogio funebre che Ash tributa a Pablo con tanto di burnout sulla Delta, canne e discorso motivazionale da parte dell’estremità superiore del tronco di Pablo (con tanto di citazioncina a Sin City).
3) Il pink party all’Elk Lounge.
4) Le visioni indotte da Baal nell’episodio 7.
5) Il pupazzo parlante con le fattezze di Ash (lo voglio!) che potete vedere ritratto qui sotto in tutto il suo splendore.
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