Film

Attenzione alla “Venere in Pelliccia”, potreste rimanerne scottati!

Dea incarnata nella donna, la Venere In Pelliccia è qui per prendersi gioco dell’uomo.

Venere in pelliccia

“…e Dio lo colpì e lo mise nelle mani di una donna.”

Ho già scritto e riscritto l’inizio di questo articolo almeno tre volte; dopo poche frasi cancello tutto e ricomincio da capo: non sono mai soddisfatta da come sto introducendo Venere in Pelliccia. Perché il film di Roman Polanski è fatto di piani e livelli interpretativi concatenati l’uno all’altro, e sceglierne uno dal quale iniziare è più difficile del previsto. A dir la verità, credo che questo sia uno dei motivi per cui la Venere mi piace così tanto: perché il regista parte da un fatto, semplicissimo, e alla fine parla di tanto, di tutto, in molti modi diversi a seconda di quello che si vuole vedere e a seconda della persona che sta guardando.

Ma fatemi spiegare meglio – che raccontato così questo film pare un po’ incomprensibile.

Venere in pellicciaSiamo a teatro, di sera. Thomas, uno sceneggiatore vagamente nevrotico (Mathieu Amalric), sta cercando l’attrice perfetta per l’adattamento teatrale di la Venere in Pelliccia – appunto – di tale Leopold von Sacher-Masoch. La giornata è stata lunga e inconcludente e, come se non bastasse, un brutto temporale si sta abbattendo sulla città. All’improvviso arriva in teatro sbattendo le porte Vanda (Emmanuelle Seigner). È chiaramente un’attricetta da quattro soldi: lo si vede subito dai vestiti, dai capelli bagnati, dalla parlantina da strada. Esige un’audizione, anche se non compare in lista, quantomeno perché è omonima della protagonista del libro. Thomas, stremato, accetta… senza sapere a cosa va incontro.

E questo è il semplice incipit del film.

Polanski non è uno sprovveduto e come aveva già fatto con Carnage due anni prima riesce a mettere in piedi una storia ricchissima anche con due soli attori. Infatti Thomas e Vanda sono gli unici personaggi a comparire in scena – si percepisce la presenza di una fidanzata all’altro capo di un telefono, ma niente di più. Eppure due persone sono più che sufficienti per sviluppare la trama, nella quale uomo e donna interpretano man mano ruoli differenti: attrice e sceneggiatore, Wanda e Severin (i protagonisti del libro), dominatrice e schiavo, Dea ed essere umano…

A questo punto la domanda è lecita: starò mica recensendo un pornazzo d’autore?
Giuro di no.

È che il libro che Thomas vuole adattare per il teatro, è un romanzetto erotico (ho fatto un bel salto, eh, da Ruby Sparks ai porno, chi se lo aspettava) in cui Severin e Wanda si legano l’un l’altro con una relazione sadomaso dagli insospettabili risvolti. È lui che domina lei o lei che domina lui facendogli credere di avere il potere?

Venere in pelliccia

“Ti ho fatto male?”
“Sì, deliziosamente male”

E qui ritorniamo al mio inizio articolo travagliato, e ai vari livelli di lettura. Infatti, mentre la storia va avanti, vediamo Vanda trasformarsi nella Wanda del libro, e Thomas diventare Severin. Ma non solo. Quindi chi sono i personaggi – perché ormai, trasfigurati dalla messa in scena, non sono più persone – che stiamo guardano? Sono due professionisti, due macchiette, due amanti? Sono due attori, Amalric e Seigner, che interpretano due teatranti, che interpretano due personaggi di un libro che a loro volta interpretano ruoli interscambiabili di Schiavo e Padrone, fino al finale brillante e anch’esso ricco di diverse interpretazioni.

Venere in pellicciaInsomma, essere risucchiati dentro questa spirale è facile, ed è bellissimo. La Venere in Pelliccia è meta-teatro, è meta-film, è psicologia dentro letteratura dentro film; è un gioco delle matrioske dove ogni volta che si scopre un piano di significato se ne trova un altro più profondo. Ma non pensiate che, a causa di questa sua dimensione “meta”, il film sia una cagata pazzesca, per citare il buon Fantozzi. Tutt’altro. La Venere è esilarante: il testo teatrale, con la sua antiquata eroticità (è pur sempre dell’Ottocento!) fa sorridere, e il rapporto tra i due protagonisti, fatto di imbeccate e giochi di potere, cattura fin da subito. Inoltre questa bizzarra trasformazione sadomaso di Thomas e Vanda cresce così tanto di tensione che sul finale ci si ritrova attaccati allo schermo mentre la figura di Vanda conquista la scena con tutta la sua grandiosità – vedere per credere.

Del film rimane un unico interrogativo. Chi sono davvero i due personaggi? Il bello è che, al di là dei loro nomi e dei loro ruoli, Polanski lascia che sia il pubblico a rispondere.

Per me, Thomas e Vanda sono solo un uomo e una donna che cercano di capire chi è cosa, e in quale misura la Venere del titolo si trovi dentro ognuno di noi. Dentro le donne, che con ironia, malizia e deliziosa crudeltà, ne sono la rappresentazione fisica, e dentro gli uomini, che le amano, le desiderano e le dominano – o forse solo credono di poterlo fare.

Ma in fondo io sono una donna.
Voi da che parte state?

Giulia Cipollina

28 anni, laureata, lavoro in un negozio di ottica e fotografia. Come se già non bastasse essere nerd: leggo tanto, ascolto un sacco di musica e guardo ancora più film - ma almeno gli occhiali per guardare da vicino posso farmeli gratis.
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