
A lezione di presa per il culo con Ave Cesare!
o Come Smontare Hollywood in 106 Minuti
I fratelli Coen non sono registi per caso, guardate questo film e provate a contraddirmi; non parlo solo di evidenti abilità tecniche e di messa in scena: parlo di ironia, parlo di gusto, parlo di riuscire a restituire sullo schermo quell’amore incommensurabile per la Settima Arte. Solo una moglie amorevole conosce tutti i difettucci del marito bizzoso, che ne dite?
In Ave Cesare! i due registi del Minnesota buttano in pista tutti i loro attori-feticcio e li fanno ballare come forsennati, dimostrando ancora una volta che non bastano solo i grandi ballerini per fare uno spettacolo coi controcazzi, ma ci vuole soprattutto un’orchestra come si deve, e i fratelli Coen sanno come si fa. Non a caso, li ho inseriti da tempo nella mia personale lista di “REGISTI CHE NON SI SMENTISCONO MAI E CHE BISOGNA ANDARE A VEDERE AL CINEMA”.
La storia è labile e molto spesso un pretesto per mettere in scena gag comiche e quadretti dedicati a personaggi tutti sopra le righe, tutti improbabili, ma allo stesso tempo tipici della macchina cinematografica. La spina dorsale della narrazione è un fantastico Josh Brolin che mette in scena Eddie Mannix, proprietario di una casa di produzione che mi ha ricordato più che mai il James Cagney visto in Uno, due, tre di Billy Wilder: un personaggio con uno humour sottile, sempre padrone della situazione, preda di sua moglie e di quei due o tre vizietti che non riesce proprio a togliersi.
Attorno a lui c’è una vasta fauna hollywoodiana che va dall’attricetta un po’ zoccola (una Scarlett Johansson da infarto), alla giornalista a caccia di scoop succosi (una doppia Tilda Swinton meravigliosa), all’attore da western che “non sa nemmeno parlare” (ovvero la new entry Alden Ehrenreich).
Il tutto parte dal rapimento di Baird Whitlock (George Clooney) e dal tentativo di trovarlo di Mannix prima che il caso venga fuori sui giornali.
La trama di Ave cesare! si può riassumere in questo, perché a farla da protagonista sono le scene “accessorie”, ovvero tutti quei momenti dedicati ai vari angolini della macchina di produzione che – uno dopo l’altro – mettono alla berlina la Hollywood anni ’50, con i suoi generi. C’è il peplum ovviamente (l’Ave Cesare! del titolo), il western (Lazy ol’ moon), la commedia sofisticata (Merrily we dance), i film acquatici alla Esther Williams e i musical con interminabili scene di tip tap come quelli di Gene Kelly. C’è anche il maccartismo degli anni ’50 e il terrore del comunismo a Hollywood (a proposito guardatevi L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo), ma su questo non vi voglio dire di più perché una chicca del genere non ve la rovino…
Unico difetto?
Dopo Ave Cesare! uno ne vuole ancora, non si accontenta mica: perciò il personaggio affidato al bravissimo Jonah Hill lo vorresti conoscere meglio, lo stesso vale per quello di Scarlett Johansson e Tilda Swinton, Ralph Fiennes sembra esserci troppo poco; Alden Ehrenreich lo vorresti approfondire meglio eccetera, eccetera, eccetera.
Insomma, tutto fluisce sullo schermo con un’ironia dissacrante, anarchica, fresca e originalissima, che crea una commistione di generi e situazioni spassosissime, tanto che allo spettatore alla fine del film paiono trascorsi venti minuti. Paradossale dunque che, alla fine della visione, l’unica pecca sia che lo spettatore si deve accontentare di quello che ha visto, anche se ne vorrebbe di più, eccome se ne vorrebbe di più…