Film

Avengers: Infinity War – L’inchino più terribilmente bello di sempre

Voi avete ripreso a respirare? Perché qui c’è da sbocconcellare aria, tentando di mantenere calma, dignità e classe quando il nero cala dopo Avengers: Infinity War. E non è perché sono ere cinematografiche che aspettiamo Thanos, questa Polly con qualche mania di protagonismo in più, non è perché ricordo esattamente dov’ero quando andavo tremolante a vedere il primo Iron Man, non è perché sono dieci (dieci!) anni che il Marvel Cinematic Universe mi accompagna, guardandomi crescere e sprofondare sempre più in questo mondo di matti in costume a cui voglio fin troppo bene. È perché Avengers: Infinity War è un maledetto capolavoro che prima ti spacca lo stomaco a metà, poi ti chiede “ti è piaciuto?” e tu gli rispondi “sì, ne voglio ancora, grazie”.

Ok, ho già detto troppo. A tutti gli internauti che ancora non hanno visto il film, arrivati qui non si sa grazie a quale congiunzione astrale, suggerirei di sopperire immediatamente a questa grossa lacuna. Cioè, al momento la vostra priorità è una sola, non avete scuse, piuttosto lasciate bruciare casa se avete il gas acceso, alla fine sarete orgogliosi della vostra scelta. Spero.

D’ora in poi seguiranno spoilerz infinitamente guantati su Avengers: Infinity War. Siete avvertiti. Tutti gli altri con me. Vendicatori, uniti! (Ah, già, sta cosa non la possono manco dire).

Ok, hai fatto lo splendido parlando dell’attaccamento alla Marvel eccetera eccetera, ma ora? Sta recensione la dovrai pur cominciare in qualche modo. Beh, restando sullo stesso filo conduttore: continuiamo così, facciamoci del male. Perché Avengers: Infinity War questo fa: male. Ma come quando sei innamorato e lei ti manca da impazzire, o quando la tua squadra del cuore sta soffrendo nei secondi finali per poi passare il turno (sempre che non siate sfigati come il sottoscritto). Tu vuoi quel male, lo accogli, lo fai tuo. Elaborarlo, però, è tutto un altro paio di maniche.

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Ci vogliamo rendere conto che dopo circa venti minuti Loki muore? No, perché con tutto quello che succede dopo sembra che la cosa passi in sordina. L O K I, non mio cuggino. Un minuto di silenzio per le ragazzine urlanti. Lasciatemi gongolare un minimo: parlando del trailer (a queste coordinate), avevo detto che l’unico modo per caratterizzare Thanos pronti via era fargli uccidere qualcuno di grosso. Avevo pure detto che l’indiziato principale era Loki. Temevo che non l’avrebbero mai fatto. E invece ci hanno spezzato i reni così, senza fare nemmeno troppa fatica. Sì, va bene, ciao Heimdall, tante care cose.

E da lì capisci già il mood di Avengers: Infinity War. Non c’è speranza, non c’è mai stata. Ti illudi di potercela fare, perché questi film così ti hanno abituato, ma semplicemente non puoi. E ok, certo che poi nel prossimo film vinceranno, ma intanto, a oggi, gli Avengers hanno perso. Punto e basta. Ed è una sensazione così orribilmente bella che me la voglio godere ancora per un bel po’.

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Parliamo subito di lui, però? E diciamolo senza remore: Thanos è perfetto. Finalmente un villain sfaccettato, profondo, con delle motivazioni comprensibili e, se proprio vogliamo fare schifo, condivisibili. #thanosdidnothingwrong. Il Folle Titano raccoglie a piene mani dalle saghe di Starlin (e Hickman), rivelandosi una nemesi inevitabile, ma non per questo priva di vetri spezzati che ne rifrangono l’immagine e la personalità. C’è un codice morale in quello che fa, c’è amore, malato e deviato quanto volete, ma c’è. C’è rispetto (il piccolo scambio di parole con Tony è splendido). C’è, finalmente, un cattivo degno del Loki del primo Avengers. Cazzo, la morte di Gamora è dannatamente toccante, l’ennesima pugnalata al cuore che Avengers: Infinity War ci regala con sofferente gioia. Manca giusto l’attaccamento morboso alla Morte che, forse, risulterebbe un pelo datato nel MCU. Anche se la prima volta che vediamo Thanos lui sorride proprio al pensiero di lodare la Morte combattendo gli Avengers e pure il suicidio continuo degli Esternauti nel Wakanda suggerisce sempre questo legame. Magari lo tirano fuori nel prossimo film, sarebbe interessante. (E magari Teschio Rosso non è solo un cameo per farci saltare sulla sedia come delle bertucce).

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Ah, l’Ordine Nero tanta roba. Peccato non aver sentito pronunciare quei bei nomi che non capisco mai se sono splendidi o ridicoli: Gamma Corvi, Fauce d’Ebano, Proxima Media Nox e Astro Nero. Bravi comunque, avete fatto il vostro dovere, ora a casa ad aggiornare il curriculum.

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E con i cattivi abbiamo dato. Ma i buoni? Il rischio era che tutto questo concentrato di gente potesse non amalgamarsi, cozzando per l’evidente numero elevato. Poi dopo tre secondi sei già innamorato del rapporto Thor-Rocket e capisci subito che andrà tutto bene. I personaggi sono gestiti alla grande (tranne uno, ma ci torniamo), soprattutto i Guardiani, che si incastrano non alla perfezione, di più, negli schemi già consolidati degli Avengers. Le battute sono coerenti, centellinate il giusto (“sei a un panino dall’obesità” mi ha fatto sputare una costola) e Thor è di nuovo THOR, CAZZO. Facciamo che Natale ad Asgard è stato un simpatico divertissement e amici come prima. Ah, altra previsioncina azzeccata: l’asciamartello stile Ultimate è semplicemente splendida, così come l’arrivo del Dio del Tuono sulla Terra a friggere Esternauti come alla sagra della sausizza. Ho urlato. Cioè, capite che in un secondo e un quarto di scena c’è più rapporto tra Bucky e Rocket che in tutta la Justice League? Merda, mi ero ripromesso che non avrei tirato in ballo il DCEU. Ma oh, ormai è andata.

Ecco, l’unica roba su cui ho storto il naso è Hulk. Troppo reiterata questa gag del gigante verde che non vuole uscire, perché poteva essere una dinamica pazzesca da affrontare, senza buttarla nella semplice battutona continua di un Banner che sta diventando sempre più inutile bimbominkia. E non dovrebbe esserlo per nulla al mondo.

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Ma sticazzi, Avengers: Infinity War è puro godimento visivo ed emotivo, anche per chi non mastica Adam Warlock espellendo Thane. Lo scontro con Thanos su Titano è un continuo perdere battiti al cuore, dove tutto è sempre in bilico perché se chiude quel pugno è finita. E fa da perfetto contrappunto alla battaglia su larga scala del Wakanda, epica nelle immagini quanto nelle azioni. I salti da una scena all’altra sono montati senza fastidio, evitando la sensazione della “battaglia spezzettata alla One Piece” (chi sa, sa). Ci si gode tutto, ogni singolo istante di speranza verso questo gruppo di matti che diventa sempre meno sgangherato e sempre più eroico, come dovrebbe essere.

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E noi? Stiamo lì a fil di poltrona come sull’orlo del baratro, perché una volta capito che Thanos non scherza nessuno è al sicuro. Io ero convinto che Tony sarebbe morto, lo avevo già quasi accettato. Poi Strange si fa cogliere dai sentimentalismi e va bene così, sacrifichiamo il mondo per il signor Stark. In effetti ci può anche stare. Io avrei preferito sacrificarlo per Scarlet, ma non è questo il luogo dove parlarne (Elizabeth Olsen ti prego sposami, grazie).

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Che poi, Strange lo ha davvero sacrificato, il mondo? O dare la Gemma del Tempo a Thanos era il solo modo per arrivare all’unico futuro in cui gli Avengers avrebbero vinto? Staremo a vedere, dato che, al momento, c’è una sola domanda che tutti ci facciamo: e adesso?

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Il tabellino dei morti è pericolosamente over 9000 (Bucky, Visione, Scarlet Witch, Nick Fury, Maria Hill, Black Panther, Spiderman, Star Lord, Drax, Mantis, Gamora, Groot, Loki, Heimdall, Strange). Peter che supplica Tony di non morire è una roba che mai avrei pensato potesse toccarmi così nel profondo. Mai più, veder morire Peter Parker è come cancellarsi un pezzo di infanzia con le cesoie. Visione annientato, anche se lui è il più facile da resuscitare.

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Ecco, parliamo dei resuscitati e apriamo alle speculazioni/teorie sul prossimo film. È ovvio per tutti che i morti post-schiocco di dita di Thanos ritorneranno in qualche maniera, molto probabilmente con la Gemma del Tempo o con qualche roba simile. In tutto ciò il Guanto è rotto (che mi sembra pure un giusto prezzo da pagare per aver cancellato mezzo universo), quindi Thanos risulta “battibile” (magari mettendo altre dodici virgolette). Io voglio che i morti morti (Heimdall, Loki, Gamora e Visione) restino tali, altrimenti non dai un minimo di spessore alla loro fine. Posso giusto soprassedere su Visione perché magari Tony e Shuri assieme lo riassemblano come fosse un Bionicle. Ma gli altri no, altrimenti il MCU diventa come i fumetti e ciao.

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Però può andare così: Tony e Cap (più gli altri) trovano il modo per riportare indietro Avengers e Guardiani svaniti, magari infilandoci pure i quattro morti morti. Poi, alla fine del prossimo film (probabilmente uno durante e uno alla fine) muoiono per salvare l’universo tutto. E muoiono per davvero, con Bucky che prende il posto di Cap e Tony… non lo so, Tony sarà una fucilata al cuore e non ci voglio pensare. Ma che siano morti epiche, da ricordare, da farmi male all’anima tutte le volte che le rivedrò.

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Avengers: Infinity War ha lasciato ancora tanto di sotterrato da tirare fuori nel prossimo film: l’incontro fra Tony e Cap; Hulk che dovrà decidersi a uscire senza più paura di Thanos; le basi per l’intervento di Capitan Marvel (magari l’ultima scena post-credit del film con Carol Danvers sarà proprio per Avengers 4); Rocket che potrebbe tirare fuori l’idea di un Adam Warlock così a sorpresa dopo gli eventi del Vol. 2.

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Ho come l’impressione che il prossimo film possa addirittura superare Infinity War. Me lo vedo più disteso, più fluido e con ancora più pathos. Oppure non ho ancora preso fiato, chissà.

Resta un dato di fatto al momento, seppur potenzialmente labile: Thanos ha vinto, ed è stato tremendamente grandioso. 15 supereroi sono ufficialmente morti, di sicuro per almeno un anno.

E io sono qui, ancora a fissare il nero nella mia testa dopo l’inquadratura finale del Titano.

Anthony e Joe Russo, scusate se vi cito solo alla fine, ma non potete capire quanto vi voglio bene: chapeau. (Anzi, una roba sola: fatemi questa scena e potrò morire felice).

Vendicatori divisi distrutti. Ed è terribilmente bello.

Edoardo Ferrarese

Folgorato sul Viale del Tramonto da Charles Foster Kane. Bene, ora che vi ho fatto vedere quanto ne so di cinema e vi starò già sulle balle, passiamo alle cagate: classe 1992, fagocito libri da quando sono nato. Con i film il feeling è più recente, ma non posso farne a meno, un po' come con la birra. Scrivere è l'unica cosa che so e amo fare. (Beh, poteva andare peggio. Poteva piovere).
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