Un immaginario James Bond ricostruito, ricalcato e dato a nuova vita. Grazie a un Craig che ha saputo dare tutto sé stesso dopo dieci anni nei panni dell’agente segreto 007.
Se le triple A del titolo fossero del tutto casuali, la risposta sarebbe più appropriatamente vicino al no. L’articolo si snocciolerà nella stesura e nell’attenzione di una tetralogia che ripercorre le prime missioni di James Bond: dalla sua qualifica ad agente doppio 0 fino alla sconfitta della rete più infima della Spectre. Sottolineando con cura un personaggio che rispecchia il volto dell’agente segreto odierno desiderato dal pubblico: Daniel Craig.
La morte può attendere usciva nelle sale nel lontano 2002. Il timore di perdere un agente dal volto affascinante come quello di Pierce Brosnan era dietro l’angolo.
Passati alcuni anni, la domanda su chi sarebbe stato il prossimo 007 si faceva calda e onnipresente. Quando il “vecchio” Bond annunciò la sua ufficiale dipartita, la EON non ci impiegò molto a mostrare il successivo volto, questa volta 100% britannico.
Con Daniel Craig, la filmografia sul James Bond creato da Ian Fleming si è arricchita di pellicole gradite e/o contrastate da pubblico e critica; inducendo sugli incassi globali, ma conquistandosi nuovi amori e premi durante gli anni.
Rilasciato l’ultimo film in quel 2015, la già citata e onnipresente domanda “chi sarà il prossimo James Bond?” è tornata a dare la caccia come un lupo affamato. Speculazioni, ipotesi e articoli sono stati formulati e scritti nel corso dell’anno precedente. Solamente negli ultimi mesi lo stesso Craig si è sbottonato, svelando ancora una volta il suo nome nei panni della spia al servizio di sua maestà.
Di conseguenza, con la conferma ufficiale del venticinquesimo film in produzione, con l’attore a dare il volto all’agente segreto per l’ultima volta e Danny Boyle al comando in cabina di regia, ripercorriamo successi, fallimenti, regie e Bond Girls degli ultimi film con il protagonista dal volto duro e dall’addominale sempre allenato.
CASINO ROYALE (2006)
REGIA: MARTIN CAMPBELL
TRACCIA D’APERTURA: YOU KNOW MY NAME – CHRIS CORNELL
Daniel Craig è alle sue primissime armi nei panni della spia inglese, ma a guidarlo c’è un regista che in termini di film di spionaggio e azione ha un curriculum riconoscibile. Avendo già avuto successo con la regia di Goldeneye, portando a favore del pubblico il vecchio agente segreto, Martin Campbell si replica con questo film e il trionfo arriva da buoni auspici.
Craig si cimenta in un agente nel quale riceverà, dall’inizio della pellicola a poco, la licenza doppio 0. Ritenuto non all’altezza della sua portata durante una missione, l’agente segreto dirigerà per conto proprio la ricerca che lo condurrà all’antagonista della storia: Le Chiffre.
Quest’ultimo – interpretato da un attore nato con il volto da cattivo, Mads Mikkelsen – inganna e deruba, lavorando per potersi arricchire con la vendita allo scoperto di azioni destinate a scomparire nel tempo.
La storia di Casino Royale rientra tra le più fortunate del lungo franchise di James Bond. La maestria di Campbell nel dirigere una pellicola d’azione diventa la chiave del successo del primo film di 007 di Craig. Azioni come sparatorie, uccisioni a sangue freddo e inseguimenti con auto dal destino irreversibile, sono la firma di ciò che Campbell e produzione vogliono: un Daniel Craig crudo e feroce, tanto quanto i suoi spietati nemici.
Ma la crudeltà del nostro 007 si indebolirà davanti alla fragilità del suo stesso personaggio. La bella e pura Eva Green concede il suo volto a Vesper Lynd, una donna che costituisce un grave pericolo per Bond; un amore che arriva insieme al segreto di un imminente tradimento, e una dichiarazione d’amore che uccide l’animo freddo del nostro protagonista.
È l’inizio della discesa verso un’altra realtà per James, passando successivamente alla riconciliazione verso quello per cui è stato chiamato.
Dunque, Casino Royale, è il prologo che concatena azione, spionaggio e i sentimenti di un personaggio vulnerabile, ma dal volto duro. Accompagnati dalla musica eclettica e divina del compianto artista rock, Chris Cornell, durante i classici titoli di testa.
Un inizio impeccabile per Daniel Craig.
QUANTUM OF SOLACE (2008)
REGIA: MARC FORSTER
TRACCIA D’APERTURA: ANOTHER WAY TO DIE – ALICIA KEYS and JACK WHITE
Sono gli anni d’oro per il franchise. Gli incassi sono ottimi, i riscontri di pubblico e critica sono favorevoli e l’inizio promettente del nuovo Bond non può che proseguire.
Ai primi festival, però, il secondo 007 comincia a subire i primi colpi. La critica è divisa e i fan si aspettavano una pellicola ai livelli del precedente film. L’uscita in sala non fa che confermare i timori in circolazione: Quantum of Solace è un fallimento.
Marc Forster racconta la seconda storia, riprendendola quasi subito dopo la fine di Casino Royale.
Bond è richiamato da M (Judi Dench), direttore dei servizi segreti dell’MI6, per avere informazioni dal criminale Mr. White circa l’organizzazione Quantum. Le ricerche porteranno dritto al primo indiziato e assoluto antagonista del film: Dominic Greene. Quando Bond salverà la donna di Greene, Camille Montes (interpretata da Olga Kurylenko), scoprirà l’assiduo piano di quest’ultima – un’altra ricerca di vendetta – e ben presto diventerà l’affascinante amante dell’agente segreto.
Forster cerca di unire tutti gli elementi importanti della precedente pellicola, dando il suo personale tocco registico. Nonostante l’azione, che resta al cardiopalma per ogni fotogramma che scorre, ciò che rende debole il film è il poco entusiasmo nel raccontare una storia in 106 minuti.
Si avverte subito la mancanza degli elementi caratteristici che danno profondità alla storia: l’antagonista, ad esempio, non eccede nel classico stile che contraddistingue i film bondiani, e viene surclassato dalla presenza scenica e fisica di Craig. Quest’ultimo pronto a spingere sempre più in profondità per conoscere i limiti del suo personaggio.
A dare prova di soddisfacimento, tuttavia, sono le scene del prologo e dell’epilogo che si susseguono agli eventi di Casino Royale.
L’amore per Vesper Lynd ritorna più pressante durante il finale del film, rientrando nella parabola di Bond sulle sue debolezze. È un amore mai perduto verso la donna che provava gli stessi sentimenti. Una ricerca di vendetta verso coloro che l’avevano tradita, con lo scopo di fare giustizia con una pallottola alla donna che non aveva mai smesso di sognare. Un sogno a cui dovrà rinunciare per vivere il presente e il suo lavoro.
Insomma, una storia che poteva essere riscritta per garantire agli elementi del continuum una buona seconda prova per questo James Bond.
SKYFALL (2012)
REGIA: SAM MENDES
TRACCIA D’APERTURA: SKYFALL – ADELE
“Skyfall”
“Fine”
Era l’ultimpo termine di una serie di associazioni di parole che l’interlocutore chiedeva a James Bond durante gli esami per essere riammesso nel programma doppio 0. Una sola parola, un unico tragico ricordo e un titolo che porta sulle spalle un enorme successo.
Il terzo diretto sequel con Daniel Craig è un prodotto che vuole riproporsi come il miglior film di spionaggio. Una storia che getta le basi sulle vicende passate del James Bond dal capello biondo e dal viso duro.
E ci riesce benissimo.
Sam Mendes riporta nell’Olimpo del successo un Bond fresco e una storia che strizza l’occhio all’immortale antagonista del Joker di Christopher Nolan; contraddistinguendo (con il suo stile) il genere dello spionaggio, e il personaggio nato dalla penna di Ian Fleming.
Le vicende di Skyfall aprono il prologo a un inseguimento nell’incantevole Istanbul, dove, nel tentativo di proteggere un hard disk, 007 viene ferito e fatto cadere da un treno, per poi essere dichiarato morto dall’MI6. M, nel frattempo, viene accusata della scarsa operatività della missione e costretta a dimettersi di lì a pochi mesi. Nel tentativo di rientrare in sede, la stessa M assisterà all’esplosione degli uffici dell’MI6, assieme ad alcune vite rimaste coinvolte. Qui Bond farà nuovamente capolino e, trovando la pista attraverso una donna dall’animo fragile, l’agente segreto arriverà al cospetto di Raoul Silva, ex-agente dell’agenzia al vecchio cospetto di M stessa.
Silva rappresenta un antagonista le cui vicende passate non vanno attraverso dissapori cresciuti con il protagonista: arrivano direttamente al cuore pulsante dell’MI6. M. Da quel momento, lo stesso Bond verrà raffigurato come un narratore, mostrando al pubblico una vendetta in cui lui ha ben poco a che fare. È una sfida tra Silva e M, una sfida dove Bond figura come guardia del corpo e pedina. La stessa pedina che Silva accusa di essere stato durante i suoi giorni nell’MI6.
Per James Bond è il momento di giocare il ruolo del personaggio secondario. Lo fa silenziosamente, senza far capire al pubblico cosa di ben poco ha da offrire negli ultimi quaranta minuti del film, se non il suo carisma e la sua immortale protezione verso M. Perché a lei ha dovuto molto in tutti questi anni. Tanto.
Sam Mendes colpisce e affonda quella nave inabissata con il precedente Quantum of Solace. La sua proporzione registica è diretta, e dell’azione cattura i veri ed epici momenti nell’arco di 120 minuti. Crea un cattivo che sappia conquistare con le parole, affrontando la psicologia con argomenti da vero presentatore e uomo di scena. Javier Bardem (Raoul Silva nel film) si diverte a concedere al suo nemico ghigni, risatine e movimenti spiacevoli e irritanti, creando suspense nei momenti più critici.
Infine, la Bond girl, Bérénice Marlohe, è una donna che tiene gioco al nostro Daniel Craig. Sévérine si comporta da cinica, ha atteggiamenti indifferenti nei confronti di Bond, ma la sua fragilità viene messa a dura prova, condividendo gli orrori tra le braccia dell’uomo che – nel profondo – si assimilano ai suoi.
SPECTRE (2015)
REGIA: SAM MENDES
TRACCIA D’APERTURA: WRITING’S ON THE WALL – SAM SMITH
EON e Metro Goldwyn Mayer ci riprovano, giocando le stesse carte. Sam Mendes, sceneggiatori originali e nuovi, e stessi produttori lavorano intensamente per portare nuova dinamicità al franchise e, quindi, superare il successo di Skyfall. Nonostante la buona caratterizzazione del prodotto, il risultato è incerto e la pellicola affronta delle critiche tentennanti. Partiamo con il dovuto ordine.
Spectre snoda la sua trama davanti ad un messaggio criptico per Bond da parte di una figura che è familiarmente molto più vicina di quanto pensassimo. E mentre il nuovo capo del Centro per la Sicurezza Nazionale contesterà le azioni dell’MI6 e del suo nuovo direttore (interpretato da Ralph Fiennes), Bond giungerà sulle Alpi per trovare – e poi salvare – la figlia dell’ex-criminale Mr. White: Madeleine Swann (Léa Seydoux). Una ricerca dopo l’altra e una rocambolesca fuga verso la salvezza porteranno i due al cospetto dell’organizzazione più astuta, con a capo la mente numero uno: Ernst Stavro Blofeld e la sua Spectre.
Daniel Craig mette in moto una serie concatenata di eventi che lo porteranno all’apice della sua conoscenza del suo alter ego. C’è ancora voglia di replicarsi e ancora energia nel far vivere al suo personaggio disavventure e azioni allo stato puro. Questa volta, così come è già avvenuto con il secondo capitolo, la bilancia del successo pende più sul lato della sconfitta.
Mendes costruisce mattone dopo mattone un film che non eccelle in qualcosa di nuovo, specie per un villain e una sceneggiatura lenta e poco entusiasmante.
Ernst Stavro Blofeld viene interpretato da un caratteristico Christoph Waltz, che prova a mettere nell’antagonista tutto l’amore che ha per la recitazione. Noncurante della parte piatta, Waltz cerca di costruire su di sé un personaggio calcolatore, preciso, calmo e non sorridente. Al contrario del Silva di Skyfall, Blofeld prende le cose con calma, le manipola con accuratezza: cerca di dare un tono a quello che architetta, per poi mostrarle – con assoluta soddisfazione – al suo nemico Bond.
Quest’ultimo, durante la seconda parte del film, comincia a sentire il peso di una ricerca infinita e – quando sarà a un passo dalla soluzione – i suoi tormenti lo travolgeranno ancora una volta, mettendo da parte i suoi doveri pur di salvare la persona che ama.
Perciò Spectre non è altro che un prodotto nel quale si è voluto osare troppo, senza calcolare le piccole cose che hanno reso grande il suo predecessore. L’azione è il motore di tutto il film, ma con momenti che lasciano trasparire un certo dejà-vu agli occhi dello spettatore.
Il prologo a Città del Messico deve la sua epicità al prologo di Skyfall; mentre alcune scene nel finale della pellicola rendono l’azione di Spectre inservibile agli occhi del pubblico, e letteralmente inutili dal punto di vista dell’azione stessa.
Il regista racconta, comunque, una storia attraverso una fotografia memorabile, con dei giochi di luce e colori che renderanno ogni singolo posto visitato da Bond un paradiso per gli occhi. L’amore sotto questo punto di vista è incontrastabile.
Mendes dirige una storia di vendetta personale, questa volta con Bond al centro del suo gioco. Cerca di chiudere, inoltre, un quadro cominciato nove anni prima da Campbell, mettendo in risalto tutto l’attaccamento che ha per 007, e inscenando un amore travolgente e pericoloso come quello per Vesper Lynd.
Madeleine gioca il suo ruolo divinamente. Non è una femme fatale, ma si rinchiude nel ruolo di donna difficile da corteggiare e amare, al di là del dramma familiare a cui i due amanti (lei e Bond) sono legati.
La traccia d’apertura vuole più imitare il rimpiazzo del successo travolgente della traccia omonima di Skyfall. Al contrario di Adele, dove le note suonavano quelle più famose del tema bondiano, Smith canta la sua, dando enfasi a tutta la pellicola. La traccia è orecchiabile, e come per un volere dei casi, sottolinea l’andatura del tempo con quello della durata del film.
Un capitolo bello da vedere, ma non eccellente da amare.
TBA (2019)
REGIA: DANNY BOYLE
Non si conosce praticamente nulla del quinto capitolo di 007 con Craig come protagonista, ma non si possono non confessare le aspettative enormi per il nuovo film. L’attesa è ancora lunga e il desiderio unanime è vedere il cerchio dello 007 di Daniel Craig giungere a compimento; scoprendo, successivamente, cosa comporterà il suo io esteriore, avente una relazione amorosa dalla sua parte.
Non resta che aspettare la mossa di Danny Boyle e ciò che andrà a raccontare nell’ultima avversità, nell’ultimo amore e nell’ultima (dis)avventura della spia inglese dagli occhi chiari, dal capello biondo e dal volto ostico.