I bambini prodigio di oggi
Millie Bobby Brown avrà 14 anni tra pochi giorni e grazie alla sua Eleven (Stranger Things) è una delle attrici più chiacchierate e fotografate del momento.
La sua sovraesposizione mediatica, l’attitudine sessualizzante di una parte del fandom, gli outfit a volte ammiccanti che esibisce in passerella hanno fatto gridare “QUALCUNO PENSI AI BAMBINI!” a più di una Signora Lovejoy.

Noi del MacGuffin le vogliamo tanto bene e le auguriamo il meglio. A voler proprio fare le zie amorevoli, però, ci sono le basi per qualche preoccupazione: i bambini prodigio di Hollywood sono spesso protagonisti di storie personali difficili.
Mi sono divertita a riesumare le più tragicamente gustose, popcorn in una mano e spremuta di buoni sentimenti nell’altra, ispirata dalla ri-visione dell’adorabile Che fine ha fatto Baby Jane?. Sollazzatevi a ripercorrerle in ordine cronologico con me, mentre la giovane e talentuosissima Millie si gratta giustamente i maroni.
Jackie Coogan (1914-1984)

Forse non tutti sanno che (come direbbe la Settimana Enigmistica) l’adorabile moccioso de Il monello di Chaplin da grande ha interpretato lo zio Fester de La famiglia Addams. E fin qui mi direte: “va beh, c’è di peggio.”
E invece nope. Il piccolo Jackie è diventato un caso emblematico di sfruttamento del lavoro minorile quando è saltato fuori che la madre e il patrigno si erano incassati e sperperati in pettinini per bambole i suoi cachet, lasciandogli solo le noccioline. La vicenda aveva fatto talmente tanto scalpore che la prima legge americana per la tutela de lavoro minorile nello spettacolo si chiama proprio “Coogan Act”.
E siamo solo all’inizio.
Judy Garland (1922-1969)

La bella Dorothy del Mago di Oz ha calcato i palcoscenici della provincia americana fin da bambina, affermandosi ben presto come giovanissimo talento del musical. Ma gli occhioni da cerbiatta che sfarfalla a più non posso sulle porte della Città di Smeraldo nascondono un incubo: molestie, pressioni continue sul controllo del peso, antidepressivi.
Proprio sul set del capolavoro di Fleming, Louis Mayer della MGM fa conoscere a Judy, appena sedicenne, i farmaci che le terranno compagnia per tutta la vita. E che la interromperanno bruscamente, a 47 anni appena compiuti, dopo decenni di eccessi e matrimoni falliti.
Scotty Beckett (1929-1968)

Questo soldo di cacio dall’aria diabolica potrebbe accendervi una lampadina, se siete appassionati di vecchio cinema. Il cuginetto di Simpatiche canaglie si chiamava Scotty Beckett. Era uno degli attori bambini più apprezzati della sua generazione, in pellicola è stato fratellino di Judy Garland e figlio di Cary Grant, ha diviso lo schermo con Tyrone Power, Greta Garbo, Spencer Tracy, Errol Flynn.
E poi è diventato adolescente. Si sa come vanno queste cose, no? Di punto in bianco non sei più tanto carino. Hollywood si dimentica di te, tu ti dimentichi le regole più elementari per restare vivo. Scotty, dopo storiacce di droga, tentativi di suicidio e relazioni sbagliate, è stato trovato morto per overdose di farmaci ad appena 38 anni. Faceva l’agente immobiliare.
Erin Moran (1960-2017)
È scomparsa lo scorso anno Erin Moran, diventata ad appena 14 anni la sorellina d’America nei panni di Joanie Cunningham in Happy Days. E rimasta tale: la sua carriera, dopo l’interruzione della serie, non è proseguita.
Le dipendenze invece l’hanno accompagnata per tutta la vita e ridotta sul lastrico. Oggi, oltre che per il suo splendido sorriso e il suo ruolo in Happy Days, la bambina prodigio di Burbank viene ricordata per essere stata un “morto del mese” particolarmente persistente sui social.
River Phoenix (1970-1993)

Veniva da una famiglia hippie, che aveva spedito per direttissima tutti e centouno i figlioli a lavorare nel cinema. Ha incominciato a recitare prima di imparare ad allacciarsi le scarpe ed era il candidato numero uno a diventare Leonardo DiCaprio prima che qualcuno avesse mai sentito parlare di Leonardo DiCaprio.
E invece dopo un’infilata impressionante di film di successo il giovane River muore d’overdose, ad appena 23 anni, sul marciapiede del Viper Room. La telefonata disperata di suo fratello Joaquin al 911 viene trasmessa su tutte le emittenti televisive, abbassando notevolmente l’asticella della definizione di “sciacallaggio”.
Drew Barrymore (1975)

Mettete pure via i fazzoletti, che abbiamo esaurito i morti. I bambini prodigio che seguono sono tutti ancora tra noi, più o meno interi. Come la bellissima Drew Barrymore, che dopo qualche decade difficilotta ha portato avanti una decorosa carriera cinematografica.
Ha cominciato a recitare a 11 mesi in spot pubblicitari, aveva 8 anni quando Spielberg l’ha scelta per ET. A 9 fumava come Humphrey Bogart, a 11 beveva come Bukowski, a 12 pippava come Lapo. Dopo svariati episodi depressivi e tentativi di suicidio, oggi sta bene ed è una rubiconda madre di famiglia, che siamo stati felici di rivedere in Santa Clarita Diet.
Macaulay Culkin (1980)

Indiscusso Pablo Escobar dei blockbuster per famiglie anni ’90, il piccolo Macaulay ogni Natale sevizia sui nostri teleschermi la coppia di ladri sfortunati di Mamma, ho perso l’aereo. Del biondino under 10 più famoso del mondo, però, il cinema ha perso le tracce da un pezzo.
Protagonista di sporadiche ospitate in serie televisive e nelle vesti di musicista, il bambino prodigio per eccellenza nelle ultime decadi è balzato agli onori di cronaca più che altro per il vizietto di entrare e uscire dalla rehab. Nonostante la sconcertante differenza d’età, alle elementari era molto amico di Michael Jackson (altra vittima eccellente della fama precoce). Lo ha difeso strenuamente al processo, sostenendo di non aver mai subito molestie – pur dormendoci assieme. L’immagine è comunque di quelle che fanno accapponare la pelle.
Linsday Lohan (1986)

Ha cominciato a recitare ad appena tre anni ed era famosissima prima di averne compiuti dodici. Nonostante la sua carriera sia oggi ad un punto fermo, Linsday sembra finalmente in forma. In compenso ha una fedina penale lunga quanto il Codice Civile: la rossa protagonista di Mean Girls non si è fatta mancare niente.
Guida spericolata in stato di ebbrezza, possesso di droga, violazione dei termini della libertà condizionale, taccheggio. Fate un esperimento: andate sul suo lemma Wikipedia e misurate col righello sia la filmografia che il paragrafo sui procedimenti giudiziari. La proporzione è interessante.
Haley Joel Osment (1988)

Quello che viene chiamato per brevità “il bambino del Sesto Senso” (e di A.I. Intelligenza Artificiale, per dovere di cronaca) rientra nella categoria “bene ma non benissimo”.
Scomparso quasi del tutto dalle grandi produzioni al sopraggiungere dell’impietosa pubertà, il giovane Haley ha già all’attivo una condanna per guida in stato d’ebbrezza e possesso di stupefacenti.
Ad aprile compie trent’anni. In realtà l’ho inserito solo per farvi sentire vecchi.
Jake Lloyd (1989)

La fama mondiale a 10 anni non è esattamente il sogno proibito dell’ordine degli psicologi, direi che possiamo essere d’accordo. Ma sull’attore bambino che ha interpretato Anakin Skywalker nella trilogia prequel di Star Wars l’attenzione mediatica ha avuto effetti drammatici e particolarmente devastanti.
Jake Lloyd attribuisce al suo successo la schizofrenia che, ad appena 26 anni, lo ha portato a un ricovero in clinica psichiatrica (io propendo per la vergogna nell’aver preso parte alla trilogia prequel, ma son gusti). The MacGuffin manda un grosso in bocca al lupo a lui, e a tutti i bambini prodigio di ieri e di domani. Crescere non è facile per nessuno. Nelle condizioni sbagliate può diventare impossibile.