Bevande e cinema sono da sempre un binomio interessante. Scopriamo quali sono i film più adatti a voi, luridi avventori di bettole o clienti di lounge bar.
Il bar, meraviglioso luogo di socializzazione e incontro.
Pensateci bene, quante cose importanti della vostra vita sono accadute in un bar? La vostra prima birra, quella presa con quell’amico un po’ più grande, quella presa quasi più per non sfigurare che per piacere di berla, il vostro primo negroni (“Che schifo!” disse il me sedicenne allora, “Che schifo, c’è troppo ghiaccio!” dice il me odierno dopo il terzo), l’incontro con la vostra amata, un caffè con un amico che vi dà una bella notizia, quella volta che avete trovato una nocciolina con tre gusci…
O, più in generale, tante serate passate con amici che, nell’insieme, vi resteranno più nostalgicamente nella memoria di qualsiasi serata a spassarsela in chissà che parte del mondo.
E cosa si fa nei bar? Ovviamente si beve, alcolici e analcolici, tanto o poco, male o bene, sui gomiti o col naso all’insù.
Perché a noi e a voi cineasti interessa? Perché la natura umana si mischia e si shakera davanti ad un bicchiere, perché l’incontro in un pub è il cliché cinematografico che non ci stufa mai, perché spesso ciò che bevono i nostri protagonisti li connota molto meglio che una pagina di sceneggiatura.
Ma la domanda vera è, cari avventori di questo retorico articolo, cosa bevete voi al bar?
Per tutte le vostre rispettabili tendenze, ecco un film che dovreste guardare mentre sorseggiate la vostra bevanda preferita:
Latte: Arancia meccanica | Stanley Kubrick, 1971
Siete degli inusuali bevitori di latte? Non ne esistono ancora molti. Bravi, siete cristallini e innocenti come un bimbo, ma forse è un drink un po’ stucchevole alla lunga. Certo ci sono molte varianti: latte e menta, latte macchiato tiepido senza schiuma e con poco caffè e così via. A me verrebbe più da pensare che, con la bocca sporca di quel liquido così puro, avete qualcosa da nascondere. Infatti, ci sono modi di bere latte più ambigui, come il lattepiù (latte e mescalina) che Alex e i suoi drughi bevono al Korova milk bar in Arancia meccanica. Per parola dello stesso Alex (nb: A – lex, senza legge) è roba che ti fa robusto, e disposto all’esercizio dell’amata ultraviolenza. Il film di Stanley Kubrick ha turbato generazioni di spettatori, con la parabola di questo ragazzaccio di una desolata periferia industriale londinese, che per passare il tempo picchia barboni per strada e stupra donne, finendo in una distopica clinica di cura, simbolo della tendenza di questa società a soffocare le personalità problematiche, piuttosto che aiutarle. Un’agghiacciante ma meravigliosa pellicola. (5/5)
Soft drinks: Mamma, ho perso l’aereo | Chris Columbus, 1990
Coca cola, pepsi cola, aranciata e si torna dritti dritti alle feste delle medie. Debbo dedicarmi anche a voi, inspiegabili bevitori di soft drink. Non ho mai amato questi intrugli, lo confesso, ma certo se penso alle varie coche propinatemi nel corso della vita non può che venirmi in mente l’infanzia. Di conseguenza per voi consiglio Mamma, ho perso l’aereo. La quantità di pepsi che ingurgita quel piccolo diavolo di Macaulay Culkin è ragguardevole. Se non siete dei 2000 non penso di dovervi spiegare molto di questo film, campione assoluto al botteghino negli anni ’90. Parla di un bimbo pestifero che, per sbaglio, viene dimenticato a letto per le vacanze di natale e, nel frattempo, due improbabili ladri decidono proprio di svaligiare casa sua, dando adito a numerose gag. Film di natale per eccellenza, comunque ancora godibile per serate nostalgiche, nonostante quel cazzo di bimbetto, per me, sia da prendere a badilate sul naso. Ho sempre tifato per i ladri. (3/5)
Tè: Alice nel Paese delle meraviglie | Clyde Geronimi, 1951
Bevete tè e tisane? Siete persone di gran classe, pacate o con bisogno di tranquillità. Nella compilazione di questa classifica tutti mi hanno consigliato Il tè nel deserto, ma io non l’ho visto e non avevo voglia di rimediare, così ecco il mio consiglio: Alice nel paese delle meraviglie (già recensito da noi). Uno dei capolavori della Disney, tanto delirante quanto ispiratore e pieno di spunti. Che c’entra con le tisane? Beh, come dimenticare la frizzantissima scena della merenda con tè e biscotti del cappellaio matto e del leprotto bisestile. Avevo detto che siete persone di classe? Benissimo, questa scena smentisce tutto. Ok è un cartone, ma non si è mai abbastanza grandi per riguardarselo no? (4/5)
Caffè: Coffee and cigarettes | Jim Jarmusch, 2003
Un caffè è decisamente la bevanda che quasi tutti prendono al bar. Non c’è un tipo umano particolare che caratterizza il bevitore di caffè. Lo è l’impiegato, lo è il professore, l’operaio o il paracadutista. Perciò ecco una piccola chicca per tutti e per nessuno: Coffee and cigarettes. Questo film indipendente del 2003, scritto e diretto da Jim Jarmusch, porta in scena un’idea piuttosto particolare. Si tratta infatti di 11 cortometraggi basati sul canovaccio dell’incontro al bar con caffè e sigarette. Bianco e nero, poche inquadrature fisse, dialoghi surreali e senza senso apparente, ma molto ben recitati. Il bello di questo film è che è possibile sbocconcellarselo a poco a poco, guardandosi un corto ogni tanto. Alcuni protagonisti delle scene vi sorprenderanno, troviamo infatti Steve Buscemi, Iggy Pop, Tom Waits, Cate Blanchett, Bill Murray e il nostro Roberto Benigni. (3.5/5)
Birra: Animal House | John Landis, 1978
Iniziamo con la roba forte. Il nettare degli Dei: la birra, la bevanda che dai tempi degli antichi egizi ha unito milioni e milioni di bevitori, seduti a un tavolo di legno, con un boccale in mano. La birra è una bevanda talmente varia che abbraccia una moltitudine infinita di tipi umani: il signorotto che sorseggia un’ambrata, Il chitarrista con una Guinnes in mano, il tifoso di calcio con la Peroni da 66. Impossibile definirne i contorni. Visto che questo NON è un sito di classe mi occuperò delle birracce in lattina e di quelle alla spina, ignorantissime. Subito non possono che balzarmi in testa le scene di Animal House. Uno dei film della mia vita. Trattatemelo bene. La pellicola cult di John Landis ha dato inizio alla sequela infinita di film comici ambientati all’università, quelli dove un gruppo di scalmanati fa impazzire le istituzioni a suon di feste pantagrueliche e marachelle. Decine di cliché cinematografici sono nati proprio in questo film. In tale ambiente ovviamente i nostri amici si scolano fiumi, affluenti e laghi di birra ghiacciata. Il perfetto connubio tra film stupido e film importante. (4.5/5)
Vino rosso: Un’ottima annata | Ridley Scott, 2006
Entriamo nella roba di classe. Vino rosso, l’accessorio emblema di parecchi status sociali, soprattutto per noi dello stivale; l’eleganza di un calice in mano, la cultura del buon cibo e così via. Per questa sezione farò una scelta banale e scontata: Un’ottima annata. Qui il buon Russell Crowe veste i panni del classico uomo di affari squalo con il cellulare in mano. Eredita un appezzamento di terreno in Francia, con vigne, natura bucolica e con annesso borghetto francese con paesane avvenenti avvolte da gonne a fiori (Marion Cotillard ovviamente: a quanto pare in Francia hanno perso il numero di TUTTE le altre attrici). Non si aspetterebbe MAI nessuno un risvolto di trama del genere, ma una volta lì il rude uomo d’affari scopre il vino, la bellezza della vita all’aria aperta e scopre anche le mutande della Cotillard (e daje torto). Inspiegabilmente decide di fermarsi lì. Le sorprese in questa pellicola effettivamente MANCANO, ma noi ce lo facciamo andare bene, perché è carino, leggero, piacevole e ben recitato. Oh insomma non facciamo i preziosi, questa roba piace sempre, in fondo. (3.5/5)
P.S. Invece, se vi servono consigli su come abbinare il vino, raccomando anche Il silenzio degli innocenti.
Champagne: Casablanca | Michael Curtiz, 1942
Bevete Champagne. Siete attaccati alle tradizioni: se si vuole ben figurare si beve Champagne, non si scampa. “Cameriere, una bottiglia di Veuve Clicquot 1926“. Avete capito? Sto parlando del film nostalgico per eccellenza: Casablanca. Oooh e qua tutti gli amanti del vintage (mi ci metto anche io) cominciano a sfrigolare nel loro brodo di gusto per tutto ciò che è pre-avvento del technicolor. Sguardi languidi, bianco e nero, amore, labbra carnose, soprabiti, storia, frasi ad effetto. Non manca niente in questo classicone per rimanere nell’eternità. Il nostro Rick (Humphrey Bogart) ha un bicchiere di Champagne in mano in quasi ogni inquadratura. La musica, le ciglia di Ingrid Bergman e l’atmosfera sognante rendono questo film un classico da tirare fuori ad ogni occasione buona. Proprio come una bottiglia di champagne. (5/5)
Whiskey: Shining | Stanley Kubrick, 1980
Whiskey, scotch, bourbon… tutte possibili varianti trovabili in qualsiasi film tenebroso americano che abbia una scena in un bar, in una locanda, in un night club. Mentre Eddy Valliant di Chi ha incastrato Roger Rabbit ci insegna ad ordinarlo (“Mi dia un whiskey on the rocks… ghiaccio non rocce“), io mi sorseggio un Laphroig e rimugino su che consigliarvi. Come detto basterebbe scrivere di un film noir a caso. Invece, il vostro amichevole recensore di quartiere vi butta in sacoccia Shining. Sì lo so, di nuovo Stanley Kubrick, sono noioso come un finanziere che chiede lo sconto al ristorante, ma la scena in cui Jack Nicholson chiede un Jack Daniels al barista più inquietante del mondo, Lloyd, è da sempre una delle mie preferite in assoluto. Il whiskey è roba tosta, devi essere un bevitore maturo per apprezzarlo in pieno, ma nessuno si può sognare di dire che fa schifo. Stesso discorso vale per questo capolavoro. Non sto neanche qua a descriverlo più di tanto. Per molti questo horror rappresenta la cinematografia. Non c’è un inquadratura o una scena che non richiederebbero anni di analisi (critica e psichiatrica). (5/5 cum laude)
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