
Before Midnight (2013) – R.Linklater
Before Trilogy: Atto III
Dopo anni di rumors sulla realizzazione di un terzo capitolo che desse un seguito a Before Sunrise e Before Sunset, nell’estate del 2012 arriva finalmente la conferma direttamente dalle parole di Ethan Hawke: il terzo capitolo della Before Trilogy vedrà presto la luce. Incontrandosi nuovamente sul set per l’ultima sessione di riprese di Boyhood, che sta ormai per essere concluso dopo anni e anni di gestazione, Linklater e Hawke decidono sia arrivato il momento giusto per raccontare il capitolo conclusivo della storia iniziata a Vienna ormai diciotto anni prima. Come era successo per Before Sunset, il film viene scritto a tre mani dal regista e dai due attori principali ed esce nelle sale nell’autunno del 2013 con il titolo di Before Midnight (in Italia il film riceve la vergognosa distribuzione di 12 sale, nulla di nuovo sotto il sole del Bel Paese).
Before Midnight (Titolo che finalmente, dopo diciotto anni, la distribuzione italiana decide di lasciare in originale. Son soddisfazioni) è, senza ombra di dubbio, il capolavoro definitivo di Richard Linklater, con il quale chiude il cerchio di un’epopea romantica e umana entrata di diritto nella storia del cinema. Non solo l’ultimo capitolo riesce nell’impresa di superare il secondo atto, ma anche il primo, indimenticabile Before Sunrise. Se, come detto nei precedenti approfondimenti, i primi due capitoli erano film quasi identici nella forma e nello spirito, distinguendosi nel contenuto, il terzo atto della trilogia è un film complesso, maturo, struggente, dalle innumerevoli sfumature emotive, che porta l’intera opera di Linklater su un gradino ormai irraggiungibile per chiunque vorrà affrontare da ora in avanti le stesse tematiche toccate dalla Before Trilogy. Nove anni sono dunque passati da quando Jesse ha deciso di perdere quell’aereo che da Parigi lo avrebbe riportato a casa per rimanere con Celine e provare finalmente a rendere reale il sogno vissuto assieme a lei nella notte di Vienna. Tuttavia, all’epoca della loro ricongiunzione in quel di Parigi nel 2004, Jesse era già sposato, benché tutt’altro che partecipe di un matrimonio felice, e padre di un figlio di tre anni. La sua scelta di rimanere a Parigi con Celine provoca quindi delle inevitabili cambiamenti nella vita dello scrittore americano, che ci vengono subito mostrate nella brillante scena iniziale del film.
Jesse si trova con suo figlio in un aeroporto nel sud del Peloponneso. Il giovane Hank, in procinto di compiere tredici anni, sta per ritornare a Chicago, dove vive assieme alla madre e al suo nuovo compagno, dopo aver passato l’estate in Grecia assieme al padre e alla sua nuova famiglia, composta da Celine e dalle loro due splendide gemelle di otto anni, Ella e Nina. Tutti insieme hanno trascorso sei settimane in Grecia ospitati da Patrick, un famoso e anziano scrittore che da anni ormai accoglie nella sua villa del Peloponneso uomini di lettere venuti da varie parti del mondo. E questo è infatti diventato Jesse, ormai scrittore affermato dopo aver pubblicato prima un secondo libro dedicato alla sua storia con Celine, stavolta basato sulle vicende viste in Before Sunset, poi un terzo, di natura più autoriale e ambiziosa, che gli è valso la considerazione della critica letteraria.
Tornando al corso degli eventi, Jesse saluta con dolore il figlio ed esce dall’aeroporto, all’uscita del quale lo aspetta in macchina sua moglie Celine assieme alle loro figlie, che dormono appoggiate l’una accanto all’altra sul retro dell’auto. L’emozione che si prova nel vedere finalmente la coppia unita in una vera famiglia dopo tanto tempo è naturale e spontanea, come la è la gioia nel tornare a seguire le loro lunghe e appassionate conversazioni, vederli ridere, scherzare, finalmente felici. Dell’affiatamento e della bravura dei due interpreti ormai è superfluo parlare, essendo Ethan Hawke e Julie Delpy letteralmente nati per interpretare questi ruoli. Tuttavia, mantenendo sempre le caratteristiche principali della trilogia, come la concentrazione quasi esclusiva sui dialoghi e sugli scambi di idee e di vedute fra i personaggi, questo Before Midnight presenta delle evidenti differenze rispetto ai primi capitoli, che lo rendono più compiuto e maturo rispetto ai suoi fratelli minori.
Per la prima volta abbiamo infatti una reale partecipazione di altri membri del cast alla storia. Oltre che a concentrarsi esclusivamente su Jesse e Celine, Before Midnight si pone attenzione anche su altri personaggi, dando loro modo di entrare attivamente nelle discussioni esistenziali e filosofiche della pellicola. Ne è perfetto esempio la meravigliosa scena dell’ultimo pranzo a casa di Patrick, che decreta la fine dell’estate di Jesse, Celine e delle gemelle, che presto torneranno a casa a Parigi, dove sono rimasti a vivere dopo la nascita delle bambine. Al tavolo si ritrovano seduti Jesse, Celine, Patrick, un’anziana signora rimasta vedova da tempo, una giovane coppia di ventenni e una coppia di mezza età. È il materiale perfetto per la prima vera scena corale di tutta la trilogia. Il pranzo diviene la scusa per Linklater per lasciare andare i suoi personaggi in una discussione a ruota libera che tocca gli argomenti più vari, dal significato dell’amore ai tempi della tecnologia al sesso, alla differenza fra uomo o donna e all’evolversi dei sentimenti di una coppia nel corso del tempo. Un autentico confronto generazionale fra i giovani, gli adulti e gli anziani, tutti uniti intorno allo stesso tavolo a cercare di analizzare quel grande mistero che è la vita.
Tuttavia, se alla lettura questa scena possa sembrare eccessivamente verbosa e intellettuale, la sceneggiatura ancora una volta compie il miracolo di riuscire a rendere la conversazione allo stesso tempo impegnata e leggera, seria ed ironica, in un continuo scambio di opinioni e battute fra i partecipanti che si trasformano sotto i nostri occhi in un’orchestra impegnata ad eseguire una meravigliosa, complicata ma allo stesso tempo semplice sinfonia. E Linklater è lì, come sempre seduto al tavolo assieme a tutti loro, a seguire con la telecamera ogni sguardo, ogni movimento, ogni pensiero. Immedesimazione e partecipazione totale. Applausi.
Per onorare l’ultima sera di Jesse e Celine in Grecia, Stefanos e Ariadni, la coppia di mezza età, decide di regalare ai due sposi una serata romantica in un albergo in paese. È l’occasione perfetta per il film di tornare a percorrere la strada canonica della trilogia: Jesse e Celine che camminano e parlano, nient’altro. Nella lunga passeggiata che li porta all’albergo, siamo nuovamente rapiti dalla scrittura dei dialoghi ormai marchio di fabbrica della trilogia. Raramente al cinema si è mai assistito a due personaggi così veri, profondamente umani nelle loro qualità e nei loro difetti. Seguendo nuovamente Jesse e Celine quasi in real time come era avvenuto per Before Sunset, Linklater ci mostra con una sincerità probabilmente mai vista prima una coppia di sposi che analizza la propria vita insieme, il passato, il presente e il futuro. Fra un humor genuino caratterizzato da battute brillanti, frecciatine pungenti e riflessioni profonde, i due arrivano infine in albergo, ed è a questo punto che il film cambia davvero ,mostrandoci quello che non avevamo mai visto nei film precedenti, e che forse alcuni speravano di non vedere mai.
È un attimo, basta una frase sbagliata e tutto va in frantumi. Fra Jesse e Celine scoppia la prima lite alla quale possiamo assistere. Nella camera d’albergo nella quale avevano pensato di trascorrere una notte romantica, divenuta simbolo di come i tempi siano cambiati per loro rispetto a quando passeggiavano incoscienti fra le strade di Vienna, si consuma il definitivo passaggio dal sogno alla realtà. E questo risveglio non può che essere traumatico e doloroso, sia per i personaggi che per lo spettatore, che ha ancora negli occhi il magico e travolgente amore di due giovani che decidono di affidarsi all’istinto per seguire la magia di una notte indimenticabile. E che quella magia sia ormai irripetibile e impossibile da convertire nella vita reale è sottolineato dalle parole di Celine, che in mezzo alla furiosa lite sbotta
“Che diavolo ci facciamo qui? (nella stanza di albergo) è tutto organizzato, come se dovessimo passare una notte perfetta, ma dai! Non c’è posto per la spontaneità, è scomparsa dalle nostre vite”.
La sincerità che ha sempre contraddistinto Jesse e Celine, naturalmente predisposti nel mostrare la propria anima all’altro, si trasforma ora in una terribile arma da utilizzare per sfogare le insicurezze e le proprie delusioni maturate nel corso degli anni. E come in Before Sunset è Celine a mostrare con più violenza quanto si senta in difficoltà nei confronti della sua vita. Se nel precedente capitolo il problema era l’incapacità a provare partecipazione emotiva nelle sue relazioni, in Before Midnight è il senso di inadeguatezza che prova nell’essere madre, nonostante ami le sue figlie. Celine vuole di più dalla sua vita, non vuole essere solo una madre e una moglie, desidera sentirsi realizzata anche in campo artistico e lavorativo, ma il tempo per fare tutto ormai è poco, totalmente risucchiato dal lavoro a tempo pieno di mamma. E Jesse? Lui è ossessionato dall’idea che il figlio stia crescendo lontano da lui e vorrebbe spostare la sua famiglia a Chicago per stare più vicino ad Hank affidato alla tutela della ex moglie, ma questo costringerebbe Celine a rifiutare l’offerta per un lavoro che ha sempre sognato e per il quale si è sempre battuta. Immerso totalmente nelle sue fantasie da scrittore, nei viaggi promozionali da un continente all’altro, nelle sue discussioni filosofiche consumate fra i suoi colleghi e amici dell’ambiente letterario, Jesse sembra aver ignorato i disagi e le difficoltà della moglie, tappandosi gli occhi per non notare i problemi sepolti sotto lo strano di apparente serenità che cullava la sua famiglia.
I quasi quaranta minuti di lite fra i due sposi rappresentano probabilmente l’apice dell’intera Before Trilogy sia dal punto di vista della scrittura che dal punto di vista della recitazione (molta della quale lasciata all’improvvisazione dei due attori). A noi non resta che prendere atto del fatto che gli anni abbiano compiuto sull’amore fra Jesse e Celine proprio quello che i due innamorati temevano a Vienna, quando si erano scambiati la promessa di concedersi solo quell’unica notte: una lenta, inesorabile dissolvenza, che alla fine porta Celine a pronunciare le parole che abbiamo temuto di sentire per tutta la durata della lite, e che infine arrivano. Fredde, pesanti come macigni:
“Sai che sta succedendo? È molto semplice. Credo di non amarti più”
Detto questo, Celine esce dalla stanza sbattendo la porta, lasciando Jesse solo, travolto dal silenzio dei suoi pensieri. È dunque questo il finale che la gente ha atteso per diciotto anni? La storia di come anche l’amore più puro e sincero possa sciogliersi sotto i colpi del tempo e delle incomprensioni? Di come le difficoltà della realtà abbiano sempre la meglio sui sogni e sulle fantasie anche quando abbiamo il coraggio di rincorrerle? Nel treno diretto verso Vienna, nel 1994, era stata proprio la rumorosa litigata di una coppia seduta accanto a lei a spingere Celine ad alzarsi e a spostarsi vicino a Jesse. E la prima, vera riflessione che i due compiono, pochi secondi dopo aver iniziato a parlare per la prima volta, viene da una domanda di Celine, che a diciotto anni di distanza suona tristemente profetica:
“Hai mai sentito dire che in una coppia che invecchia si perde la capacità di ascoltare l’altro? Gli uomini non sono più capaci di catturare i suoni acuti e le donne alla fine non registrano le note gravi. Direi che in un certo si annullano tra l’oro”.
È quindi questo il destino di ognuno di noi? Invecchiare inesorabilmente, perdendo la capacità e la sensibilità di ascoltare e comprendere i bisogni di chi ci sta accanto? No, non è il nostro destino. Perché, come in tutte le cose, si può sempre scegliere. Scegliere di ascoltare chi ha bisogno di sfogarsi, di aiutare chi ha bisogno di aiuto, di fare un passo indietro per andare incontro a chi si ama. La vita di coppia non può essere perfetta perché nessuno di noi è perfetto, di conseguenza è impossibile per la vita quotidiana di Jesse e Celine competere con quella bellissima notte di 18 anni prima. Ed è Jesse il primo dei due a comprenderlo, lanciandosi in un ultimo tentativo per riappacificarsi con la donna che ha sempre amato:
“Tu vuoi vivere dentro una specie di favola. Io sto cercando di fare del mio meglio, e se vuoi l’amore vero allora eccolo. Questa è la vita reale, non è perfetta, ma è reale, e se non riesci a capirlo allora sei cieca”
Tutti soffriamo quando, crescendo, ci rendiamo conto di come la vita non sempre sia all’altezza di come l’avevamo sognata. C’è chi prende questa rivelazione chiudendosi in sé stesso, nello sconforto e nell’auto commiserazione, e c’è chi assorbisce il colpo e tira dritto, consapevole che la felicità potrà comunque essere trovata per altre vie che non avevamo neanche mai immaginato.
Nell’inquadratura finale, Linklater lascia i suoi personaggi di una vita intenti a raccogliere da terra i cocci del loro amore, che probabilmente non tornerà mai più quello di un tempo, ma potrà continuera a vivere e a respirare. Perché tutti a volte si sentono persi, invisibili e inappagati, ma l’importante è capire che perfino i sentimenti peggiori spesso sono come i disagi portati da una tempesta: la pioggia all’inizio ci bagnerà e ci raffredderà, ma a mano a mano che continuerà a cadere ci abitueremo alla sensazione, non accorgendoci quasi più delle gocce che battono sulla nostra pelle e del vento che la frusta. E col tempo, le nuvole potranno diradarsi, e allora i vestiti si asciugheranno, e la nostra pelle tornerà ad essere riscaldata dai raggi del sole, prima che giunga la notte.
Per la sua natura, la trilogia non può che essere vista con occhi diversi a seconda dell’età dello spettatore e del periodo in cui la si guarda. Per i coetanei dei due protagonisti, che hanno potuto crescere letteralmente con loro, rispecchiandosi ogni nove anni negli stessi cambiamenti e nelle stesse disillusioni di Jesse e Celine, l’opera di Linklater avrà assunto un significato totalmente diverso, inspiegabile e incomprensibile agli occhi di chi, ad esempio, avrà recuperato tutti i film nell’arco della settimana. Proprio perché il tempo è assoluto protagonista della storia e non può essere trascurato nella valutazione generale della trilogia. Detto questo, le emozioni contenute in tutti e tre i Before sono talmente umane e sincere da poter arrivare a chiunque riesca a stabilire un contatto con la storia dei due innamorati, che sia uno spettatore adolescente o di età più matura.
Non possiamo sapere Before Midnight possa considerarsi il capitolo conclusivo della Before Trilogy, solo il tempo darà risposta anche a questo quesito. Di sicuro sembra impossibile immaginare un finale altrettanto perfetto, ma il trio Linklater-Hawke-Delpy ha già dimostrato di poter rendere possibile l’impossibile. Per il momento la storia di Jesse e Delpy si conclude qui, in attesa di un nuovo miracolo.