6 settembre, 8 del mattino, la sveglia suona. E poche cose fanno più male del suono della sveglia quando sai che dovrai passare la giornata a studiare.
Ovviamente di alzarsi all’istante non se ne parla nemmeno, non sono ancora pronto psicologicamente. Meglio temporeggiare. Dare ancora una possibilità al mio lato fancazzista di sconfiggere la mia coscienza, in modo da poter chiudere gli occhi ancora un attimo.
Così prendo il cellulare, apro Facebook e comincia la scarrellata della home, alla disperata ricerca di qualcosa di interessante che mi tenga incollato al cuscino ancora per qualche minuto.
Gli occhi sono ancora due fessure disintegrate dal sonno quando, sulla schermo del telefono, appare questa scritta.
“Paolo Sorrentino dirigerà un film su Silvio Berlusconi”.
Devo aver letto male, è la luce dello schermo che mi sta cavando gli occhi e mi procura allucinazioni.
Mi strofino per bene, esco dal bozzo di coperte in cui sono avvolto e cerco di mettere a fuoco.
“Paolo Sorrentino dirigerà un film su Silvio Berlusconi“
Ok, è tutto vero.
Impazzisco.
SORRENTINO, L’UNICO E IL SOLO
L’annuncio che ho aspettato per anni e anni, e che sapevo che non sarebbe mai arrivato, alla fine è arrivato davvero: Paolo Sorrentino, uno dei miei registi preferiti in assoluto, girerà un film su un personaggio che, devo confessarlo, per lungo tempo è stato una mia piccola ossessione.
Tranquilli, non voglio certo trasformare questo articolo in uno sproloquio sulla figura di Berlusconi, non sia mai. Posso solo dire che era anche l’ora che qualcuno tirasse fuori le palle e ci regalasse un biopic su un uomo che ha indubbiamente segnato gli ultimi decenni della storia di questo paese.
Purtroppo per anni un operazione del genere non è stata possibile, sia per ragioni di opportunità politica, sia per la mancanza di carattere del nostro cinema, che per lungo tempo è stato sprovvisto di autori che avessero il pedigree adatto per trattare in modo degno una patata così bollente.
Poi è arrivato Paolo Sorrentino, ed è apparso chiaro a tutti che, fra i registi italiani (e un film del genere DEVE essere girato da un regista italiano) solo lui sarebbe stato artisticamente in grado di rendere onore ad una figura così complessa e sfaccettata come quella di Silvio Berlusconi.
D’altronde, basta guardare La grande bellezza, o ancora di più Il divo (ma anche The Young Pope) per accorgersi di come Berlusconi sia un personaggio assolutamente perfetto per lo stile e la sensibilità artistica del regista napoletano: un uomo con così tanto potere, ma allo stesso tempo solo, provato dall’età e dal peso della sua vita, quasi incapace di distinguere la finzione dalla realtà, probabilmente pieno di rimorsi.
Provate ad immaginarvi delle scene di questo tipo applicate al personaggio di Berlusconi:
Sto male.
Ed è proprio dall’uscita del suo incredibile biopic su Giulio Andreotti che cominciarono a girare voci sul desiderio del regista napoletano di scrivere un film sull’allora Presidente del Consiglio.
Ora, dopo tanti anni di silenzio, Sorrentino ha deciso di cimentarsi in quest’opera. Del progetto si conosce solo il titolo, Loro, e nient’altro.
BERLUSCONI AL CINEMA E IN TV
Ora, è vero che nessuno ha mai girato un film basato sulla vita di Silvio Berlusconi, ma sarebbe comunque ingiusto non citare il grandissimo numero di opere che hanno provato a spiegare cosa abbia rappresentato l’epopea del Cavaliere per l’Italia.
Il primo a portare la figura di Berlusconi al cinema è Nanni Moretti con il suo celebre documentario Aprile, nel 1996. va detto che l’opera di Moretti non è incentrato sulla figura di Berlusconi, ma il noto regista, dichiaratamente di ideologia comunista, trova comunque il modo di dire la sua sulla vittoria di Forza Italia alle elezioni del 1994.
Ma la scena più famosa in assoluto di Aprile è un altra: il celeberrimo “Dì qualcosa di sinistra!” rivolto a Massimo D’Alema.
Berlusconi poi stravince le elezioni del 2001 e l’argomento cade per qualche anno nel silenzio. Fino a quando nel 2005 Sabina Guzzanti gira il documentario Viva Zapatero, incentrato sulle pressioni che il premier attuò sulla RAI ai fini del bando dalla tv pubblica di un suo programma satirico, Raiot, e di una serie di personalità scomode all’operato del Governo (il cosiddetto “editto bulgaro”). Il documentario della Guzzanti, vincitrice del Nastro d’argento al miglior documentario nel 2006, rimane tutt’oggi un’opera fondamentale per comprendere come mai l’Italia sia attualmente al 77° posto nella classifica mondiale inerente alla libertà di stampa.
Dopo l’uscita di Viva Zapatero, il documentario, da sempre uno dei mezzi più efficaci e pungenti per sollevare l’attenzione pubblica sulle tematiche più controverse della politica (Michael Moore docet), viene utilizzato ripetutamente per analizzare l’operato di Berlusconi.
Fra queste numerose opere di denuncia e di approfondimento, le più memorabili sono: Quando c’era Silvio (2006) di Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio, S.B. Io lo conoscevo bene (2012) di Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella, La Trattativa (2014), nel quale ancora Sabina Guzzanti cerca di fare luce sui contatti avuti fra la Mafia e lo Stato negli anni Novanta, e Belluscone – Una storia siciliana (2014) di Francesco Maresco, un piccolo gioiello che indaga sul “fenomeno Berlusconi” in Sicilia.
E per quanto riguarda i film? Tralasciando il dimenticabile Ho ammazzato Berlusconi, l’unico, grande esempio di Berlusconi al cinema rimane ad oggi Il caimano, con il quale Nanni Moretti torna nuovamente a puntare il suo umorismo tagliente contro la sua nemesi per eccellenza.
Il film di Moretti, incentrato sulla storia di un produttore di serie B che si ritrova fra le mani una sceneggiatura basata proprio sulla scalata al potere del premier, fece scoppiare un vero putiferio politico quando nel 2006 uscì nelle sale, appena prima delle elezioni. Il caimano ebbe così tanto successo che il titolo del film divenne immediatamente uno dei tanti soprannomi con i quali la stampa e l’opinione pubblica cominciarono ad etichettare il leader di Forza Italia.
Il caimano (nel quale lo stesso Paolo Sorrentino partecipa in un breve cameo) è il primo film ad affondare le mani negli angoli più oscuri della vita di Berlusconi. Moretti firma uno dei suoi capolavori più controversi ed apprezzati, e si guadagna i complimenti della critica anche per una sua breve prova attoriale nei panni proprio del fondatore di Forza Italia, in una sequenza passata alla storia del cinema nostrano.
Nel 2015 Silvio Berlusconi e parte della sua storia sono sbarcati anche sul piccolo schermo grazie alla serie targata Sky 1992, basata sull’inchiesta Mani Pulite. Nella prima stagione della serie, Il Cavaliere viene però maliziosamente celato dagli sceneggiatori agli occhi dello spettatore. Berlusconi non compare mai direttamente, se non per pochissimi fotogrammi, ma la sua presenza si avverte costantemente sopra gli avvenimenti, nonostante risulti di fatto ineffabile.
Solo il tempo ci dirà se nei già annunciati sequel della serie, 1993 e 1994, Silvio Berlusconi si guadagnerà un posto di rilievo all’interno della storia, o se continuerà a rimanerne ai margini.
LA DIFFICILE SCELTA DELL’ATTORE PROTAGONISTA
Non appena la notizia dell’imminente scrittura di Loro è divenuta ufficiale, sul web è deflagrato il toto-nomi per l’attore che dovrà assumersi il gravoso compito di calarsi nei panni di Silvio Berlusconi. Ovviamente è ancora troppo presto per avere riscontri minimamente affidabili, quindi ogni notizia sull’argomento al momento non può essere presa sul serio.
Piccola parentesi: fa piuttosto tenerezza come una bufala colossale come quella che voleva Massimo Boldi nei panni del Cavaliere sia stata riportata da quasi tutti i portali italiani del cinema, che prima di diffondere la vaccata hanno pensato bene di sbattersene di verificare la fonte di provenienza. Ma questo è un altro discorso.
Tutto questo per dirvi che, al momento, non possiamo far altro che divertirci un po’ ad azzardare qualche ipotesi. Va da sé che ciò che segue non è nient’altro che un simpatico giochino di fanta-cinema.
Prima di tutto, mi piacerebbe che questo film rimanesse un film con un cast interamente italiano. Certo è che, parlando di attori italiani, si gira sempre intorno ai soliti (bravissimi) noti. Dei big del nostro cinema che potrebbero avere le carte in regola per la parte mi vengono in mente solo i piuttosto ovvi Toni Servillo e Pierfrancesco Favino. E chi lo sa, magari anche un Claudio Amendola artisticamente rigenerato dalla sua prova in Suburra potrebbe ambire alla parte.
L’ideale sarebbe comunque trovare qualcuno in grado di fare con Berlusconi quello che Toni Servillo ha fatto con Andreotti. Impresa sicuramente ardua.
Se invece si volesse puntare invece ad un cast più internazionale? Sarebbe troppo facile pensare a Kevin Spacey e al suo Frank Underwood, quindi ho provato a spremermi un po’ di più le meningi. E credo proprio di avere il nome perfetto:
Christoph Waltz
Oh, per me potrebbe essere un Berlusconi clamoroso. Ok, non sarà identico al buon Silvio, ma Michael Fassbender in Steve Jobs ci ha insegnato che, quando c’è il talento, la questione della somiglianza non è poi così importante.
Immaginati Waltz con un bel sorriso a raccontare barzellette in giacca e cravatta davanti ad una folla di migliaia di persone, per poi assumere un’espressione dura e spietata nel corso di un discorso in Parlamento. Che poi sarebbe anche un ruolo per certi versi simile a quello di Hans Landa in Bastardi senza gloria.
Madonna, ho i brividi.
Insomma, se ancora non lo si fosse capito, ho un tale hype per questo film che sarà durissima tenerlo a bada nei prossimi mesi. E questo perché credo che ne valga della definitiva rinascita del cinema italiano, che così tanto ci ha soddisfatto nell’ultima annata. Ma non c’è solo questo in ballo.
Questi film avrà anche il potere di rappresentare una piccola resa dei conti nei confronti di un personaggio come Silvio Berlusconi, uno che, questa concedetemela, è sempre riuscito a scappare dalla porta sul retro quando c’erano da fare i conti con i propri demoni. Il cinema ha questo potere.
La speranza quindi è che Sorrentino riesca a girare il film che deve essere fatto, e che abbia il coraggio di dire le cose che devono essere dette.
Il resto, come sempre, lo giudicherà la storia.