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Black Sails 3×09 – “XXVII” – GAME OF SEAS

Grazie al cielo non ho potuto scrivere l’articolo fino a ieri causa impegni lavorativi. Sì, perché ho pianto ininterrottamente fino a ieri sera.

Ora, essendo sabato, immagino che chiunque abbia aperto questo articolo sappia a che cosa mi riferisco, ma, giusto per non ritrovarmi dei tagliagole sotto casa, vi avverto: S-P-O-I-L-E-R. Ooooooh, che bella cosa avere la coscienza a posto. Ora possiamo cominciare.

E niente, prima o poi la mazzata doveva arrivare. Non si poteva in alcun modo evitare. Quando una serie ti fa amare così tanto i suoi personaggi, alla fine è inevitabile che uno di loro di venga strappato via. Certo, nessuno poteva aspettarsi, con una quarta stagione già confermata, che la ghigliottina sarebbe calata sul collo di uno dei personaggi principali di Black Sails.

Ho sempre pensato che la capacità di maneggiare la morte facesse davvero la differenza fra una buona storia e una indimenticabile. Prendete Game of Thrones, uno show che sulle morti improvvise e scioccanti ha costruito un impero (p.s. restate sintonizzati che a fine aprile ne riparliamo a dovere). Forte di questo modello, Black Sails ha deciso di spezzare il cuore dei suoi spettatori proprio al nono episodio, che ne Il trono di spade ha sempre racchiuso un evento sconvolgente e drammatico. Se, tuttavia, con Game of Thrones ci avevamo fatto il callo, con Black Sails eravamo ancora in attesa della prima frustata.

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Beh, da questo punto di vista, non poteva esserci niente di più doloroso della morte di Charles Vane. Fra tutti gli incredibili personaggi che popolano l’universo di questa serie, Vane era probabilmente il più amato. Questo perché, nonostante di base la sua caratterizzazione ripercorresse schemi già conosciuti (chiamiamolo “il personaggio alla Vegeta”, che così ci capiamo senza tante parolone), gli sceneggiatori erano riusciti a donargli una personalità tanto forte quanto assolutamente vera, umana. Guardando Vane, abbiamo sempre saputo di guardare un uomo con una storia lunga e  dolorosa alle spalle. E il colpo di genio di Black Sails è stato proprio quello di non mostrarci mai tutta quella storia, lasciandola trasparire solo dai suoi occhi.

Perché è  di Vane noi abbiamo potuto vedere solo la punta dell’iceberg. Nelle sue parole rivolte al parroco, ruvide e taglienti, possiamo sentire le ferite di una vita intera, che possiamo solo immaginare. E, immaginandocela, riusciamo ad andare oltre a quello che ci mostra lo schermo. Entriamo letteralmente nella vita di un personaggio immaginario. Questa è la grandezza di questa serie.

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Ancora una volta, Black Sails dimostra di meritare di essere ricordato fra i grandi show diquesta seconda golden age delle serie tv. Per fare morire un personaggio tanto importante ci vogliono le palle, e già questo è uno spartiacque fondamentale fra una serie di qualità e una serie mediocre. Non che basta far morire ogni tanto qualche personaggio inutile per scatenare emozioni nello spettatore (vero The Walking Dead?). Non è però solo ciò che è accaduto in questa puntata a rendere ulteriormente grandiosa questa stagione di Black Sails, ma il come è accaduto.

Ripensando agli avvenimenti che hanno preceduto la morte di Vane, partendo dal suo sacrificio nella puntata precedente  , fino al momento in cui, con uno sguardo dilaniante rivolto a Billy, accetta il suo destino, non si può che arrivare alla seguente conclusione: la morte di Vane era l’unico modo per chiudere degnamente la sua storia. Da spettatore, speravo con tutto il cuore che alla fine i pirati riuscissero a trovare un’espediente che potesse impedire a Charles di finire sulla forca, ma in realtà, con il passare dei minuti, si faceva strada dentro di me l’idea che Vane sarebbe stato impiccato veramente

Perché quella era la scelta giusta per alzare ulteriormente l’asticella dello show. Per scaricare sullo spettatore un carico emotivo così pesante che non lo avrebbe mai dimenticato, e che avrebbe reso Black Sails una serie completamente diversa dal 95% di roba che si può trovare in giro in questo momento.  E per questo, nonostante la tristezza, ero contento. Perché questo vuol dire avere a cuore una storia, e fare quello che è necessario per renderla grande. E fanculo il pubblico.

Inoltre, sono sempre stato affascinato dalla morte dei protagonisti principali. È più forte di me, io sono di quelli che, sotto sotto, speravano che Frodo sacrificasse la sua vita per distruggere l’Anello del potere, o che Harry cadesse dopo aver abbattuto Voldemort. A Luke è andata bene giusto perchè, quando ho visto Ep.VI per la prima volta, ero talmente piccolo da essere ancora schiavo del lieto fine. Questo perché ho sempre ritenuto la morte come l’ultimo passo che l’eroe dovrebbe compiere per potersi ritenere tale, per poter diventare una leggenda.

Oddio, qua più che di un eroe stiamo parlando di un tizio che ha scannato decine (centinaia?) di persone, ma non è quello che conta. Vane era il nostro eroe, e il suo sacrificio per la causa dell’Alleanza pirata è una delle scene più belle che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni. Totalmente vera, sinceramente drammatica, crudelmente spietata.

Quanto fa male ora sapere che Vane non si schiererà più al fianco del Capitano Flint per combattere la guerra contro l’Inghilterra, che non si incontrerà più con Jack, dopo quello che è stato davvero il loro ultimo saluto, o che che non potrà più ritrovarsi faccia a faccia con Teach, magari per un ultimo chiarimento. Il sogno di vedere Flint, Vane e Teach combattere dalla stessa parte svanisce per sempre.

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In ogni caso, the show must go on. E questa serie ha ancora tantissimo da far vedere. Dallo splendido rapporto che si sta creando fra Silver e Flint, che ad ogni puntata regala momenti intensità unica, all’annunciata crescita di Jack, chiamato a raccogliere la pesantissima eredità di Vane. Per non parlare della furia di Teach, pronta a scatenarsi per vendicare la morte di colui che ha sempre ritenuto come un figlio.

Black Sails continuerà come sempre, almeno finché non arriverà alla naturale conclusione della sua storia, che sarà sempre troppo presto. E allora sì che ci sarà da piangere nuovamente. Ma ora siamo ancora qui, e possiamo continuare a goderci questa magnifica serie. Nella speranza che il giorno della sua fine non arrivi mai. E chi lo avrebbe detto, quando l’anno scorso ho cominciato a vedere questa serie.

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Roberto Lazzarini

25 anni, cresciuto fin dalla tenera età a film, fumetti, libri, musica rock e merendine. In gioventù poi ho lasciato le merendine perchè mi ero stufato di essere grasso, ma il resto è rimasto, diventando parte di quello che sono. Sono alla perenne ricerca del mio film preferito, nella consapevolezza che appena lo avrò trovato, il viaggio ricomincerà. Ed è proprio questo il bello.
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