
Blow Out – Lezione sul metacinema, firmata Brian De Palma
Fa caldo. I buoni propositi vanno a farsi fottere. Scrivere diventa sempre più difficile. Ci vuole una recensione veloce, d’effetto. Ho io il film che fa per voi…
Più sento il peso incessante dell’afa, più fatico a pensare. Fatico a elaborare pensieri e le idee muoiono in un istante. Quando arriva ottobre?!
Alla sera, riuscire a godersi un qualsiasi film diventa quasi impossibile; litri di sudore, pelle appiccicata al divano, zanzare hijos de puta… Direi che ci siamo capiti. Eppure, toh, ho io il titolo in grado di rinfrescarvi come un polaretto. L’anno è il 1981, il regista (e che regista) è Brian De Palma e il film è Blow Out.
Siccome nel marasma di agosto ho perso pure la fantasia, ecco a voi i cinque buoni motivi per cui considerare Blow Out il film per l’estate 2018. Mooolto innovativo.
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1) LA TRAMA: IMPOSSIBILE NON APPASSIONARSI
Complottismo, Love e Spy Stories mescolate insieme, un thriller coinvolgente dal primo all’ultimo minuto; De Palma alla sceneggiatura decide di far indagare Jack, un sound editor, sulla morte di un futuro candidato Presidente americano, avvenuta in circostanze parecchio sospette.
E volete sapere qual’è la cosa migliore? Il personaggio di John Travolta, Jack, ricostruisce “l’incidente” grazie a delle registrazioni: Blow Out è uno dei più bei esempi di come il cinema, nella sua essenza, sia magia elevata all’ennesima. Dal lavoro del protagonista, fino alla parte investigativa, la sceneggiatura del film di De Palma è un saggio sulle potenzialità metacinematografiche del mezzo; non a caso Blow Out è uno splendido richiamo alla scuola di Hitchcock, che con una narrazione quasi perfetta, mantiene la tensione sempre palpabile. Una critica alla politica americana, una parodia del cinema di serie b, pellicola con firma d’autore e intrattenimento garantito… What else?
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2) IL COMPARTO TECNICO: WOW!
Già la storia, di per sé, avrebbe dovuto convincervi. Però io sono logorroico e vi dico pure che Blow Out ha un comparto tecnico/artistico da spavento: un intero film che si basa sul sonoro non può non essere perfetto da quel punto di vista; una fotografia da horror movie, con dei rossi che farebbero diventare giallo Dario Argento e dei movimenti di macchina che sono roba dell’altro mondo. Non solo il maestro del brivido, De Palma omaggia anche Carpenter e Hallowen, ricreando il piano sequenza d’apertura, tutto in soggettiva… Pura estasi!
Perché i geni non prendono ispirazione, rubano. Me lo ha detto Tarantino. Blow Up vi dice qualcosa?
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3) GLI ATTORI… O MEGLIO, UNO SU TUTTI: VINCENT VEGA
Se vi dicessi John Travolta, sono sicuro vi verrebbero in mente solo 3 film: Grease, La febbre del sabato sera e Pulp Fiction. Eppure, oltre al suo miglior personaggio mai interpretato, Jack di Blow Out è lì lì per soffiare lo scettro a Vincent Vega. Approfondito a 360°, vulnerabile e determinato allo stesso tempo, un uomo dal passato misterioso dall’aria un po’ perversa, non si può che applaudire di fronte ad uno dei migliori lavori dell’attore dal New Jersey. Ah, ve l’ho detto che nel cast c’è anche John Lithgow?
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4) LE MUSICHE: SQUADRA CHE VINCE, NON SI CAMBIA
Se Blow Out riesce a mantenere i nervi a fior di pelle per quasi due ore, e farvi innamorare della sua storia, è merito di una colonna sonora orgogliosamente tutta italiana: dopo Carrie e Vestito per uccidere, De Palma richiama Pino Donaggio e il resto è lì da sentire. Musiche splendide, tanto da essere il motore dell’azione per tutto il film, senza mai dare l’impressione di provare un calo di tensione o di ritmo. Un po’ di Little Italy in questo capolavoro ci sta come il pecorino sulla carbonara.
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5) IL REGISTA: VIETATO DIMENTICARE DE PALMA
Sembra quasi scontato ripeterlo, ma Blow Out è uno dei punti più alti, registicamente e non solo, della carriera di uno dei migliori autori post-hitchcockiani per eccellenza. Eppure, ho come la sensazione che Brian De Palma venga sempre dimenticato quando si parla dei migliori registi della “Nuova Hollywood”. Sarà che non fa un film dal 2012? Sarà che anche i suoi ultimi lavori erano tutto tranne che ottimi? Sta di fatto che, ogni tanto, fa bene riesumare gioielli come Sisters, Doppia personalità e Omicidio a luci rosse… Ma soprattutto Blow Out. Perché bisogna ricordare, a questi giovanotti, chi è il Capo.
Lunga vita a Brian De Palma. Lunga vita allo Split Screen.