
Bone Tomahawk: quando western e horror vanno a nozze
Tra Ombre rosse e Cannibal Holocaust c’è Bone Tomahawk, un gioiello da non perdere
Bone Tomahawk è uno di quei film che, una volta finiti, ti viene da spaccarti a faccia sugli spigoli dei mobili per non averlo visto appena uscito.
Oh, già che stupido, per Bone Tomahawk non è stato possibile, perché in Italia non l’hanno nemmeno passato al cinema. Sapete come funziona: qui va forte Zalone, e al suo pubblico non sarebbe mai piaciuto. Bravi distributori, grazie italiani medi.
Il film comunque è una bomba: parte in canna, sprizzando originalità da tutti i pori. Non tanto per il genere: il western non è certo roba degli ultimi tempi, ma per la perfetta commistione di generi diversi. Onestamente non riesco a ricordare un connubio tanto perfetto e calzante tra western classico, che più classico non si può, e cannibal-movie stile Ruggero Deodato.
Il tramone:
Kurt Russell è lo sceriffo di uno di quei paesi così tranquilli da sembrare fuori dal tempo. Tutto fila dritto, i bruchi brucano e le vacche svaccano, fino al fattaccio. Un misterioso straniero arriva in città e non ne vuole sapere di parlare di sé, nemmeno davanti allo sceriffo, che si insospettisce al punto da piantargli una pallottola nella gamba (Kurt Russell ha passato l’esame di Diplomazia II con 30 e lode). Al seguito dello straniero, però, arriva anche un’orda di indiani/nativi americani/cannibali che nottetempo lo rapiscono, insieme alla moglie-medico di Patrick Wilson, che lo stava curando.
Come mai i trogloditi ce l’hanno tanto con lo straniero?
Ce la faranno lo sceriffo Kurt Russell, Patrick Wilson (con tanto di gamba rotta) e un altro paio di caballeros a recuperare la donzella in difficoltà?
I cannibali cannibalizzeranno qualcuno?
Per quanto il film sia assolutamente una mini-mini produzione, che vive sulle spalle della barba à la Hateful Eight di Kurt Russell, funziona eccome! Il regista sa come si gira il western e sa disgustare con le scene horror, che non mancano (soprattutto verso lo splatterosissimo finale) e che fanno accapponare la pelle…
Vi dico solo che se i corpi umani aperti come calzini non sono proprio la vostra passione è meglio che lasciate perdere.
…Ok, confesso: io sarò una fighetta, ma un amico di un mio amico mi ha detto che ha fatto paura anche a lui, e lui non è una fighetta. Giuro.
Altro punto di forza sono i personaggi: tutti ben delineati, le loro motivazioni reggono dalla prima all’ultima inquadratura e corrispondono a tipi umani perfettamente coerenti all’interno dell’ambito del western.
La Kurt Russellanza senza Tomahawk
Eccovi i motivi per cui guardare Bone Tomahawk proprio adesso, senza manco finire di leggere l’articolo (no, dai, finitelo):
- Kurt Russell. La sua barba è tutto ciò che desidero al mondo.
- Kurt Russell. La stella da sceriffo gli sta da dio.
- Kurt Russell. Quando fa John Ruth “il Boia” è sempre cazzutissimo. Ah, non è John Ruth? Pazienza.
- Cannibali. Raga a me fanno paura veramente. Che vi devo dire? Questi ti aprono manco fossi una scatoletta di Manzotin.
- Il vice dello sceriffo è adorabile e si chiama Cicoria. Se muore male? Non vi dico nulla!