Film

Brawl in Cell Block 99 – Il ritorno del vero prison movie, a suon di gore e pugni

E pensare che a me, Vince Vaughn, manco piace.

Andiamo con ordine, che se no non ne usciamo vivi. Amici del MacGuffin, io adoro le digressioni: vorrei raccontarvi come ho incontrato questo film, come mi sono approcciato a Brawl in Cell Block 99 ma non lo farò. Questo giro rinuncio alla lore. Adesso voglio soltanto la vostra più completa attenzione.

No no, non sono diventato il mago Casanova…

Avrete notato la categoria della recensione, “In sala”. Brawl in Cell Block 99 in realtà, non è nemmeno arrivato nei cinema italiani; troverete solo l’edizione in DVD, o potete noleggiarlo su Chili. In sintesi, pagare moneta… vedere cammello. Ma fidatevi quando vi dico che questo cammello è… boh, non saprei nemmeno come descriverlo. Datemi un secondo…

FARE I CULI A STELLE E STRISCE

Partiamo dalla trama, che dite? Bradley Thomas è un omone di quasi 2 metri, fisico da pugile di strada, ex malavitoso e pure buon credente (croce sulla testa per controprova); perso il suo onesto lavoro e tradito dalla moglie, decide di portare un po’ d’ordine nella sua vita, perdonando la moglie Lauren e mettendo su casa e famiglia. Tutto questo, però, è stato reso possibile dai soldi della droga; sì perché Bradley è ora il corriere di un narcotrafficante.

Calcolate che ciò accade in una premessa da 10 minuti. Di qui in poi, il putiferio. Brawl in Cell Block 99 è un prison/revenge movie a tinte noir e schizzi di gore, che racconta una parentesi folle e violenta dell’esistenza del suo protagonista. Per dirla all’inglese, I had a blast for this movie!

S. Craig Zahler (già regista del bellissimo e crudissimo Bone Tomahawk) scrive e dirige un personaggio fantastico: granitico, rude e violento, Bradley ha una profondità disarmante, con poche espressioni riesce a convincere e per un attimo sembra far dimenticare che a interpretarlo sia Vince Vaughn. Perfetto nel saper prendersi il suo tempo nel mezzo di una storia che non ha nessuna fretta di concludersi. GRAZIE A DIO!

“Gran bella capoccia amico”

Una pellicola molto poco tamarra, che nel suo “genere” (il prison movie) non sembra altro che il fratello cazzuto di filmetti come Escape Plan e La Fratellanza. L’America di periferia in Brawl in Cell Block 99 è di quelle folli, in mano ad assassini e spacciatori, dove la speranza di avere una vita felice gronda come sangue sulla bandiera a stelle e strisce. Senza futuro, ma a chi ha il cazzo più duro.

LA FREDDA E BUIA VITA DELLA PRIGIONE

Immaginate di perdere la vostra famiglia. Di doverle dire addio per qualche anno. Di non vedere il volto di tua figlia. Cos’altro può spingere un uomo, ormai al limite del precipizio, a compiere il peggio? Bradley è come dice il titolo italiano, infermabile. Cell Block 99 è anche (e prima di tutto) un dramma familiare, vagamente in stile Cella 211, che riesce ad evocare al meglio il senso di vuoto della vita, fuori e dentro la prigione, grazie ai più piccoli dettagli.

Una regia sontuosa, al servizio della storia e una violenza mai fine a se stessa: botte da orbi, braccia spezzate, occhi cavati e coreografie giostrate meglio che al Balletto di Mosca. Il tutto ripreso con macchina in spalla, camera fissa, in wide angle shot e con una fotografia da paura, prima in sfumature di blu, fino a toni più caldi man mano che Badley si avvicina “all’inferno”. Brawl in Cell Block 99 è il tir contromano in autostrada che non possiamo evitare, che ti travolge mostrando le doti autoriali di Zahler; troverete dialoghi indimenticabili come “Immagina di parlare con Dio!” – “Dio non odora di burrito…” che, da soli, valgono l’intero film, oltre che a una scrittura quasi perfetta e un montaggio da 10 in pagella.

ESTASI E UNA NUOVA SPERANZA

Realistico fino al midollo, tanto crudele da portare all’ironia, Cell Block è stato denominato “Il film più violento di Venezia 74, ma noi del MacGuffin, della violenza eccessiva, ce ne sbattiamo le palle! Dal sobborgo cittadino a prigioni che sembrano catacombe, in pieno stile film horror tipo Hostel, ci credo che i critici del lido se la sono fatta sotto.

Per me, in particolare, vedere opere del genere… di questa fattura, mi fa riemergere un briciolo di speranza nell’umanità. Parliamoci chiaro, che Brawl in Cell Block 99 non sia andato in sala è uno scandalo, ma qui sento odore di talento e puzza di grande regista. Fare paragoni sarebbe inutile, Zahler in poco tempo ha già coniato un proprio stile e un’idea concreta di Cinema. Come si fa a non amare un film che riporta sullo schermo Udo Kier? Come si fa a non volerne ancora, di questa violenza? Rabbia, determinazione, nessuna paura e un motivo; un semplice motivo che spinge ognuno di noi ad affrontare il mondo a mani nude: l’amore per la propria famiglia.

Chapeau.

Davide Casarotti

Antipatico e logorroico since 1995. Scrivo di Cinema da quando ho scoperto di non saper fare nulla. Da piccolo volevo fare il cuoco, crescendo ho optato per il giornalista; oggi mi limito ad essere pessimista, bere qualche birra con gli amici e andare al Cinema da solo. Giuro, non sono una brutta persona.
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