Film

“Brutti e cattivi” e politicamente scorretti, proprio come piacciono a noi

Non starò qui a stracciarvi le tonsille con diagnosi autoptiche sul cinema italiano: è morto? È vivo? È risorto? Si è diffuso nel mondo un virus misterioso per cui si è risvegliato dalla tomba e va in giro a mangiare cervelli?

Fingiamo per un secondo che non ci interessi: la certezza è che ci troviamo davanti a un ricambio generazionale e a idee nuoveBrutti e cattivi, il primo film di Cosimo Gomez, non è la classica “ventata d’aria fresca”. È la botta di freddo da congestione secca. E ci piace così.

Brutti e cattivi, per davvero

Gli antieroi della nostra storia sono quattro disadattati della peggio periferia romana: Claudio Santamaria è il Papero, mendicante paraplegico il cui massimo sogno erotico è far indossare alla sua fidanzata senza braccia (la Ballerina) le parrucche da Raffaella Carrà mentre fanno sesso. Il suo migliore amico è Il Merda, fattone dai dreadlock lunghissimi che si è bruciato per strada almeno un emisfero del cervello. Il quarto moschettiere è Plissé (interpretato dal rapper Simoncino: dai, che ve lo ricordate), nano gangsta esperto di furto con scasso.

Brutti e Cattivi Cosimo Gomez Claudio Santamaria Simoncino Sara Serraiocco Marco D'Amore

Organizzano un colpo in banca e tutto sembra andare (quasi) per il verso giusto, ma che ve lo dico a fare: poi finisce a schifo. A raccontarvi di più mi pare di far peccato: il film stramerita una visione, e chi sono io per spoilerarvi sull’evoluzione di quattro personaggi gagliardi?

Politicamente corretto, no grazie

Il primo elemento che colpisce chi si approccia al film (e che ne impedirà la visione a un buon numero di animi troppo sensibili) è la scelta di mostrare la disabilità in un contesto diverso. Il cinema è mediamente cauto e prudente nella messa in scena di persone disabili. Il cinema italiano non ne parliamo. I protagonisti disabili di Brutti e cattivi sono degli esseri umani orribili: certo, per alcuni ci sarà forse possibilità di redenzione. Ma in linea di massima, senza stare troppo a girarci intorno, sono dei pezzi di merda.

Brutti e Cattivi Cosimo Gomez Claudio Santamaria Simoncino Sara Serraiocco Marco D'Amore

Mentono, tradiscono, sono pronti a pugnalarsi alle spalle senza troppi problemi. E la chiave grottesca e ironica del film non contribuisce certo a metterli in una luce migliore. Questa scelta va contro ogni legge non scritta del politicamente corretto: si tende nell’arte contemporanea a sottolineare i pregi dei personaggi disabili, non certo a puntare il riflettore sui lati più oscuri e meschini del loro carattere. Sia mai che qualcuno si offenda.

Personalmente trovo che un film come Brutti e cattivi non abbia nulla di offensivo, anzi: mostra dei personaggi negativi per quello che sono, sbattendosene della loro disabilità. E questo è esattamente “non discriminare”.

Riderete un sacco

Esatto. Riderete un sacco. Mi sembra già un ottimo motivo per andare a vedere un film. Vi ci aggiungo la sceneggiatura solida e ben scritta, il cast perfettamente azzeccato (ma quanto è brava Sara Serraiocco?!) e la presenza di un paio di scene indimenticabili: quando tornate dal cinema passate sulla pagina del MacGuffin e scrivete nei commenti “festa di Halloween“. Ci saremo capiti anche senza bisogno di aggiungere altro.

Brutti e Cattivi Cosimo Gomez Claudio Santamaria Simoncino Sara Serraiocco Marco D'Amore

Coraggio all’italiana?

Brutti e cattivi io l’ho visto al festival di Venezia e per i commenti a caldo vi rimando al daily relativo. Ci tengo però a riproporvi anche qui uno stralcio del dibattito che era seguito al film, perché secondo me Santamaria in un paio di risposte ha veramente centrato il punto.

Qualche secchioncello delle prime file ha chiesto se si può parlare di un nuovo filone, definito alla spicciolata “bizzarro all’italiana”. Si riferiva principalmente a una presunta continuità con Jeeg Robot et similia. Continuità che io non vedo, a parte il fatto di essere due bei film. E che probabilmente non vede neanche il regista (ha risposto: “Beh… hanno in comune l’attore protagonista”). Il nostro Santa ha giustamente risposto che forse sarebbe più sensato parlare di “coraggio all’italiana”, visto che sono film che finalmente si scrollano di dosso la polvere di tanto cinema nostrano, dando al pubblico un qualcosa che evidentemente VUOLE e che all’estero ha già un’offerta da mo’.

Trova assurdo anche parlare di “cinema di genere”. Ci siamo talmente abituati che la definizione sorge spontanea, ma è semplicemente cinema NARRATIVO. Senza menate pseudo intellettuali che eran vecchie già quando eran nuove. Lineare nella struttura, poco gremito di arzigogoli, come direbbe Elio.

Con questo “coraggio all’italiana”, che è anche un augurio, io mi congedo e buona visione. Buttateceli, ‘sti otto euro, per una volta che ne vale la pena e manco vi dovete succhiare il doppiaggio.

Sara Boero

Sua madre dice che è nata nel 1985, a lei sembrano passati secoli. Scrive da quando sa toccarsi la punta del naso con la lingua e poco dopo si è accorta di amare il cinema. È feticista di Tarantino almeno quanto Tarantino dei piedi. Non guardatele mai dentro la borsa, e potrete continuare a coltivare l'illusione che sia una persona pignola.
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