L’ultima stagione di Buffy andò in onda nel 2003. Perché, vi chiederete, ho deciso di ammorbarvi parlando di una serie ormai quasi decrepita? Per due motivi. Il primo è che Buffy è una pietra miliare della tv seriale e merita un articolo del MacGuffin. Il secondo è che vorrei vedere con voi se è vero che abbia dato inizio alla trasformazione della figura del vampiro da affascinante, ma implacabile entità maligna a teen idol per ragazzine allupate. Trasformazione culminata con la saga di Twilight, che mette definitivamente in crisi il vampiro classico.
UN PO’ DI STORIA
Buffy nasce da un’idea sulla carta masochista di quel geniaccio di Joss Whedon. Prendere un film flop inguardabile e trasformarlo in una serie TV. Così il film Buffy (1992), visto più o meno da quattro persone, diventa una serie destinata a raggiungere lo status di cult. Nessuno scommetterebbe un centesimo sul successo dell’operazione. E, in effetti, Joss rischia la cancellazione senza pietà al termine della prima stagione. Episodi autoconclusivi anonimi, effetti speciali dozzinali, personaggi che non ingranano. Le cose cambieranno drasticamente con la seconda stagione. La trama orizzontale diventa più convincente, la sceneggiatura più frizzante e, soprattutto, vengono introdotti alcuni personaggi destinati a entrare nella storia della serie.
UNA QUESTIONE DI VILLAIN

Buffy racconta le avventure dell’omonima cacciatrice di vampiri. I Powers That Be scelgono – una volta ogni generazione – una ragazza che si occupi della lotta alle forze del male. La prescelta diventa la Cacciatrice e mantiene l’incarico fino alla morte. La giovane liceale interpretata da Sarah Michelle Gellar è stata scelta da poco, quando si trasferisce nella cittadina di Sunnydale. Qui è presente una Bocca dell’inferno e, perciò, l’attività soprannaturale è piuttosto frequente.
Dividendosi tra la lotta al male e la vita quotidiana di una teenager, Buffy si costruisce una cerchia di amici che la aiuteranno nelle sue missioni. Una gang eterogenea ma, nel complesso, un po’ stereotipata. C’è il pischello di buon cuore, la secchiona timida, la cheerleader popolare e arrogante, l’adulto saggio e paziente che tiene insieme il gruppo. La vera ventata di aria fresca la portano gli antagonisti. Ogni anno i nostri affrontano un villain diverso che domina la trama orizzontale. In Buffy un villain convincente porta a casa una stagione praticamente da solo. Al contrario, un antagonista mal riuscito può affossare tutta una storyline.
I VILLAIN STAGIONE PER STAGIONE
Prima stagione: il Maestro, un vampiro classico che ricorda un po’ Nosferatu, vuole aprire la Bocca dell’inferno. Si perde un po’ in una stagione senza infamia e senza lode.
Seconda stagione: Spike e Drusilla arrivano in città. Sono tra i personaggi più riusciti di sempre. Verso fine stagione compare un altro bastardone di razza: Angelus. Non a caso la seconda è una delle migliori stagioni della serie.
Terza Stagione: il sindaco di Sunnydale vuole scatenare l’apocalisse. Sarebbe un villain pacchianissimo, ma per fortuna ad aiutarlo c’è Faith. È una sorta di Cacciatrice in seconda che dà di matto e diventa uno dei cattivi più sfaccettati e intriganti della serie.
Quarta stagione: una stereotipatissima squadra speciale governativa cerca di controllare il soprannaturale in concorrenza con la Cacciatrice. Una delle stagioni peggiori.
Quinta stagione: la divinità infernale Glory cerca lo scontro definitivo con i nostri. Buffy avrebbe dovuto terminare qui, secondo i piani iniziali. E si vede. L’epicità dello scontro con Glory è formidabile, la quinta è la stagione migliore di tutte.
Sesta stagione: Willow, migliore amica di Buffy, in preda alla sete di vendetta, perde il controllo dei suoi poteri magici. Stagione complessivamente deboluccia, ma risollevata alla grande proprio dall’arco narrativo di Dark Willow.
Settima stagione: la gang affronta il Primo Male. Entità maligna ancestrale, non può essere sconfitto. Idea potenzialmente epica, trattata in modo un po’ piatto. La serie mostra diversi segni di stanchezza.
LA FINE DEL VAMPIRO CLASSICO?

Molti dei villain sopra elencati hanno talmente contribuito al successo della serie da essere diventati personaggi ricorrenti anche in altre stagioni, se non addirittura Regular. Inoltre, diversi di loro hanno ripetutamente cambiato fronte, schierandosi ora con le forze del bene ora con quelle del male, o viceversa. Angel/Angelus e Spike sono i casi più eclatanti.
Il primo è stato un terribile vampiro, finché una zingara non lo ha maledetto restituendogli l’anima. In questo modo è stato costretto a sentire in eterno il rimorso per i suoi delitti. Angel perde nuovamente l’anima nella seconda stagione e ritorna a essere lo spietato Angelus, causando lo scompiglio a Sunnydale. Tornato in sé, lascia la città per non causare ulteriori dolori ai suoi amici.
Spike fa il percorso inverso, in un certo senso. Inizialmente è acerrimo nemico di Buffy, ma il suo animo romantico lo porta a innamorarsi della Cacciatrice. Intraprende un percorso di redenzione per riabilitarsi agli occhi di lei, fino a riconquistare volontariamente l’anima.
Entrambi i personaggi, quando hanno militato tra le forze del bene, hanno intessuto una relazione amorosa con la protagonista Buffy. Entrambi sono stati figure positive e decisive durante scontri cruciali. Entrambi sono stati idoli delle ragazzine. Il fandom della serie era diviso tra gli shipper Angel/Buffy e quelli Spike/Buffy. Insomma, come ho detto in apertura, a Buffy si potrebbe rimproverare di aver dato il via al rincitrullimento della figura del vampiro. È un rimprovero giustificato? Sì e no. Ma più no che sì, a mio avviso.
Sì perché è un dato di fatto che, dopo Buffy, abbiamo assistito a esempi sempre più rari di vampiri classici alla Dracula. Sempre più spesso il vampiro è buono o, almeno, parzialmente recuperabile alla causa del bene. Sarebbe miope non considerare la serie di Whedon come un’influenza chiara per questo nuovo modello di vampiri.
No, perché i vampiri di Buffy sono molto di più di semplici teen idol. Sono personaggi scritti benissimo, con una psicologia approfondita e motivazioni credibili. Inoltre, mantengono comunque il fascino ambiguo dei succhiasangue classici, rimanendo spesso in bilico tra bene e male. Insomma, Whedon avrà pur fornito le basi per creature della notte ad uso e consumo di ragazzine infoiate, ma i suoi vampiri funzionano e sono ancora fondamentalmente coerenti con la mitologia tradizionale.
Infine, va rilevato che alla serie si devono non pochi esperimenti e trovate geniali che hanno avuto una discreta influenza sulla successiva narrazione seriale televisiva (dalla puntata interamente muta, all’episodio musical, per fare due esempi). Perciò d’accordo, Buffy potrebbe avere qualche responsabilità nella diffusione su vasta scala di vampiri sbriluccicanti, ma non può essere ridotta a questo. È una serie completa e sfaccettata che occupa a buon diritto un posto di primo piano nella storia della televisione e deve essere promossa a pieni voti.
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