Film

Cane mangia cane: Bunker mangia Schrader

Il Pulp

Quando Edward Bunker terminò la stesura di Cane mangia cane, Pulp Fiction era uscito da meno di un anno. L’amicizia – e il debito artistico – di Tarantino nei confronti dello scrittore, proveniente da anni di carcere, era già apparsa evidente con l’ assegnazione del ruolo di Mr Blue ne Le Iene.

Ventuno anni dopo, Paul Schrader ricava da quel libro una specie di squadernato luna park di immagini splatter e colori sgargianti, un crime allucinogeno che preferisce un incerto registro grottesco alla tensione schiacciante che innervava il libro.

Se da una parte il multicromatismo psichedelico di blu elettrici, vermigli, rossi porpora, verdi brillanti, parentesi in bianco e nero, rossi fuoco, denota un’apprezzabile ricerca visiva (e attesta che Schrader ha conservato alcune preziose bustine dai tempi in cui scrisse la sceneggiatura di Taxi Driver), dall’altra Cane mangia cane è un’altra dimostrazione che in America tutto è possibile, anche che un grande del cinema possa  prendere un capolavoro del romanzo noir e farne una traduzione cinematografica che sta tra Svicolone  il Leone Mancino e le (pochissime) produzioni malriuscite dei fratelli Coen.

La Storia

Tre vecchi criminali uniscono le forze per cercare un grande colpo risolutivo che li salvi e cambi la loro vita una volta per tutte allontanandola dalla prospettiva del carcere, ma senza affidarsi né a Marcello Dell’Utri né a Publitalia; preferiscono progettare il rapimento di un bambino, nella speranza di incassare un riscatto milionario.

Sui titoli di testa, “Mad Dog” Mc Cain, per evitare subito che qualcuno possa creare sgradevoli correlazioni fra il soprannome e i suoi comportamenti, siede da solo nel salotto di una casa interamente rosa confetto e, mentre la tv trasmette un ordinario talk show sulle pistole semiautomatiche, affronta, in sequenza, una striscia di metanfetamina tagliata con il calcare, una striscia di coca e una pera di eroina. Poi la padrona di casa (una vecchia fiamma dei tempi della parrocchia) rientra insieme alla figlia, e alle rimostranze della donna per la Visa rubata e il pc aperto su Pornhub, Mad Dog non trova di meglio che massacrarle entrambe. La scena, una comprensibile dimostrazione che si può accettare tutto, nella vita, ma non una casa dipinta di rosa, resterà la migliore del film.

Poi gli amici Troy, Mad Dog e Diesel, nell’ordine: sequestrano un nero obbligandolo a condurli in una casa dove ha nascosto alcuni chili di coca; prendono la coca; scoppia una piccola sparatoria; fuggono indenni con la coca; organizzano una tre giorni di sobri festeggiamenti; tentano il sequestro finale che li farebbe ricchi; il sequestro va male; Mad Dog e Diesel hanno un diverbio a causa delle teorie di Mad Dog sulla sua “sincera predisposizione al cambiamento” illustrate durante il trasbordo di tre cadaveri decomposti; “cambiamento” che ha in effetti inizio, precisamente con l’esplosione della sua testa; la spesa da Walmart si trasforma in uno scontro a fuoco, muore Diesel, muore Troy. In sostanza, un qualunque sabato festivo in una cittadina dell’Idaho.

Prima sigaretta usciti dal cinema

Bunker mangia Schrader perché se dal libro poteva, per attinenza narrativa e una simile inquieta angoscia, nascere un film simile alla rigorosa meraviglia della Rapina a mano armata di Kubrick, ecco venir fuori una puntata dell’ispettore Derrick girata da Hunter S. Thompson strafatto di decine di sostanze a scelta, insomma da Hunter S. Thompson.

Bunker mangia Schrader perché il libro di Bunker non aveva niente della commedia deforme in cui è stato tramutato: possedeva certamente l’inconfondibile vena d’ironia prototarantiniana (che Bunker stesso ha contribuito a generare), ma sempre controllata, sottotraccia, e sempre al servizio di personaggi dalla vita devastata che si muovono nel mondo riuscendo solo a devastarla anche ad altri (Quel pomeriggio di un giorno da cani potrebbe essere un archetipo ideale); dunque traslarlo in una riproduzione che ricorda sia Amore Tossico, sia Lady Oscar, può apparire scelta non felice, e di sicuro non fedele.

Tra Cane mangia cane Vigilato Speciale ( per dire un altro film tratto da libro di Bunker: Come una bestia feroce) c’è un abisso, e non solo perché Nicolas Cage sta a Dustin Hoffmann come Claudia Gerini sta a Anna Magnani; ma perché in uno il bassifondo, la claustrofobia, l’irreparabilità (tutti temi che armano con durissima grazia la penna di Bunker) vengono catturati e rifulgono, e invece qui, al contrario, sono soppiantati dal dominio di un’estetica bizzarra su personaggi comunque senza spessore (ad eccezione del Mad Dog di Willem Dafoe).

Il problema, attinente al vastissimo tema della brandizzazione dei volti attoriali hollywoodiani – per cui il volto dell’attore, non diverso da un enorme marchio, fagocita e annienta il personaggio che dovrebbe rappresentare – è che Nicolas Cage, anche in questo film, è solo Nicolascage, e neppure lontanamente Troy Cameron (che, per inciso, non gesticola come un ammaestratore di scimmie, non parla urlando come un cabarettista, non si veste di verde o di viola, non pronuncerebbe mai battute come “Immagino tu sia un uomo… di peso! Non mi riferisco alla tua stazza fisica ahahahaha!”).

Se Cane mangia cane si salva (ma non si salva), è per:

1) La prima scena nella casa rosa confetto.

2) La surreale conversazione sulla figura di Elliott Smith. Del resto, si sa, funziona così: un geniale cantautore depresso morto giovane è quasi sempre l’argomento principe della discussione, specie se a parlare sono un energumeno decerebrato e la prostituta che ha conosciuto sei minuti prima.

3) La riflessione di Mad Dog sulle differenze sostanziali tra la moquette delle galere e le moquette delle case dei ricchi.

4) Il fatto che, come in ogni film americano dal 1928 in poi, la battuta più pronunciata sia “C’è qualche problema, agente?”

Giulio Pedani

Classe 1981, almeno secondo il suo cane. Ha cominciato a vedere film a 7 anni, come scusa per non incontrare i compagni di classe. Ha studiato cinema e storia dell' arte ma con qualche difficoltà, in particolare nelle equazioni integrali. Attualmente sta osservando una lumaca strisciare lungo il filo di un rasoio.
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