Spotlight

Capri-Revolution. Figli dei fiori ante-litteram e capre

Capri-Revolution è un oggetto strano.

Funziona su un espediente noto, l’accostamento di due realtà molto diverse nella stessa area geografica e la sorta di “paradosso temporale” che vengono a creare. Era qualcosa che, in modo diverso, faceva anche La grande bellezza: lì si accostava l’arte e la storia millenaria di Roma al trash contemporaneo.

Nel caso di Capri-Revolution, si pongono vicine una all’altra l’estetica nota – anche al cinema – dell’Italia meridionale di una volta alla presenza nell’isola di Capri di una comune naturista, votata all’amore libero e all’arte. Sembra un elemento anacronistico, più da anni Sessanta che Dieci, se non fosse che si tratta di un fatto storico. Il regista Mario Martone è stato folgorato dalla storia di questi gruppi di persone libere, vegetariane, pagane, provenienti da tutto il mondo e che vivevano gomito a gomito con gli abitanti di Capri, religiosi, all’antica, devoti alle tradizioni. L’accostamento fa scintille e Martone immagina l’effetto che quella presenza avrebbe su una giovane capraia analfabeta e ignorante, mai uscita dall’isola, che possiede però in sé i semi della curiosità e della ribellione.

Lucia, questo il nome della capraia, è interpretata dalla giovane Marianna Fontana, che un paio di anni fa avevamo visto già alla Mostra del Cinema di Venezia portare il film Indivisibili in cui recitava assieme alla sorella gemella. Qua è alla sua prima prova da sola, e devo dire che la ragazza è brava e naturale nell’interpretazione, riuscendo a restituire tutte le sfumature della lenta evoluzione di Lucia.

La protagonista andrà incontro a un percorso di emancipazione attraverso questi strumenti così anticonvenzionali, rifiutando qualunque tipo di strada le venga imposta dall’alto, non senza opposizione della famiglia – soprattutto dei due fratelli maschi.

Nel film si creano tre polarità: quella degli abitanti dell’isola, quella del gruppo alieno di antesignani figli dei fiori e quella del giovane medico, che nel film rappresenta invece il sopraggiungere della scienza e della società moderna all’interno dell’isola. Tutti e tre gli angoli sono in conflitto tra loro e diffidano l’uno dell’altro, mentre Lucia sembra l’unica entità equidistante che viene contesa da ciascuna delle tre forze.

È un film sicuramente interessante, diverso da ciò che ci si potrebbe aspettare vedendo di sfuggita questi paesaggi e questi personaggi in costume d’epoca. Il film sfiora tanti argomenti, ma vuole soprattutto raccontare il cambiamento di una civiltà attraverso la storia personale di una giovane con l’ostacolo di svolgere l’azione nella location estraniante per antonomasia: l’isola. Realtà che non sembrerebbero mai toccate dalla storia e che invece, come tutto il resto, mutano, cambiano: probabilmente è quello il significato simbolico dei vasi appesi agli alberi, nel film (sembra che sto farneticando ma, quando lo vedrete, capirete di che parlo).

Martone qualche anno fa aveva portato Il giovane favoloso a Venezia, film che pur pregevole non avevo apprezzato appieno, perché trovavo non avesse niente di nuovo da dire se non a coloro che poco conoscevano la figura di Giacomo Leopardi. In questo caso invece, pur con qualche momento di stanca, mi sono goduta il film e la sua regia, capace di adattarsi al personaggio che sta accarezzando di volta in volta.

Non sono una fan sfegatata del cinema italiano, specialmente se si parla degli ultimi decenni: il mio parametro è “questo film ha una dignità o può essere buttato giù da una torre senza colpo ferire?”. Capri-Revolution ha una dignità artistica che ammetto senza problemi. Anche se, come capitato spesso nei film in concorso quest’anno a Venezia, manca quello scatto in più, quello scarto in avanti capace di trasformare un film da rettangolo perfetto a forma sconosciuta, incredibile, che ti rimane addosso e non per un giorno, né per una settimana.

Ah, e la Capri d’altri tempi è bellissima. La regione Campania sarà soddisfatta.

Azzardo anche un altro pronostico: il film ha le carte per essere il candidato italiano agli Oscar. Sia perché comunque è di qualità, sia perché rientra benissimo in certi parametri “codificati” di cosa uno straniero cerca nel nostro cinema.

Ho l’impressione di essere sembrata cattiva in questi ultimi accenti, ma giuro che la recensione è positiva. Il film ha sicuramente qualcosa da dire.

Francesca Bulian

Storica dell'arte, insegnante, fangirl, cinefila. Ama i blockbusteroni ma guarda di nascosto i film d'autore (o era il contrario?). Abbonata al festival di Venezia. "Artalia8" su YouTube, in genere adora parlare di tutto ciò che di bello e sopportabile gli esseri umani sono capaci di produrre.
Back to top button