Film

Captain Fantastic – Tra utopia, distopia e risate

Nel nuovo film di Matt Ross Viggo Mortensen è circondato da un cast di ragazzini prodigio, e il risultato è uno dei film più originali degli ultimi anni!

E stavolta i greci e Nietzsche…

Dalla famosa concezione dell’eterno ritorno, secondo cui ciò che è successo in passato si ripete ciclicamente, all’idea di molti critici che ogni storia, dal cinema alla letteratura, non sia altro che una riproposizione, con aggiunta di varianti, delle trame elaborate per il teatro greco.

Esagerazioni forse, ma che rendono l’idea generale che spesso nelle arti, nel cinema in questo caso, ogni intreccio che ci si presenti davanti sembri qualcosa di già visto.

Non che sia un problema fondante comunque. Una storia può anche essere banale, ma può emozionare comunque. La riuscita di un’opera dipende spesso da molti altri fattori.

Raramente, infatti, da qualche anno a questa parte, capita che mi trovi sorpreso da una trama. Raramente comunque mi soffermo sull’originalità dell’intreccio.

Per la prima volta, perlomeno nel 2016, un film mi esalta banalmente per l’idea di base. Ci è riuscito Matt Ross con il suo Captain Fantastic.

E quindi… l’idea del film.

Andiamo con ordine.

La prima inquadratura che vediamo è quella di un cervo che bruca pacificamente nel bosco. “Sicuramente gli sparcaptain-fantastic-1ano” esclama un fine critico cinematografico dietro di me. “Shhh” esclamo io, fine polemico di professione.

Per lo stesso principio di cui sopra non gli sparano affatto, perché un’ombra esce dal fogliame, aggredisce la bestia e lo sgozza con violenza.

Non ancora sorpresi? Capisco, aspettate.

L’ombra si rileva essere parte di una famiglia di 7 individui mimetizzati nelle frasche, che festeggia il pranzetto conquistato lavandosi nel fiume e rivelandosi al pubblico.

Vediamo infatti Viggo Mortensen, evidentemente il capofamiglia, che capeggia un sestetto di ragazzini che oscillano tra gli 8 e i 20 anni, 3 maschi e 3 femmine.

Vi dirò, abituato a vedere adolescenti che masticano rumorosamente urlando “cioèèè”, vedere le due ragazzine scuoiare la carcassa del cervo mi ha vagamente ingioiato.

Il film inizia dunque… confuso. Non è necessariamente un fattore negativo, ma ci si trova parecchio spaesati.

Il nostro Aragorn (sì mi spiace Viggo, ma questo ti resta appiccicato per sempre) si scopre essere un padre “eccentrico”, che ha deciso di regalare ai suoi figli una vita completamente slegata dalla realtà che tutti noi viviamo. Niente bibite gassate, niente videogiochi, niente soldi e, soprattutto, niente scuola.

La famiglia vive in mezzo alla foresta, si allena tutto il giorno, si procaccia e/o coltiva il proprio cibo. Alla sera papà Viggo si occupa della loro educazione. Pur dandogli un’impronta molto naïve, fuori dal coro e legata alla natura, i ragazzini vengono istruiti su tutto lo scibile umano. Attorno al fuoco la ragazzina di 14 anni, ad esempio, studia la teoria delle stringhe e ai bimbi più piccoli vengono fatti leggere libri piuttosto maturi e sono sempre invitati a dare la loro interpretazione e a fornire spunti di riflessione.

Dove sta la novità?

Nel corso dell’intero film tutti gli elementi ci aiutano lentamente a capire il perché di tutto ciò.

La novità si vede, infatti, nelle modalità del tutto. Se, ad apparenza, inizialmente il film sembrava semplicemente riprendere la classica idea degli individui che scappano dalla società dei costumi per ritrovare l’autenticità perduta (come si può vedere in moltissimi film, come La mia Africa, Balla coi lupi o Into the Wild), scopriamo a poco a poco che quello che sta formando il nostro Viggo è un specie di repubblica di Illuminati del metodo socratico. Non mancano i comportamenti eccentrici ovviamente:

  • Invece che festeggiare il natale la famiglia festeggia il compleanno del filosofo e linguista Noam Chomsky.
  • Capita che i personaggi girino completamente nudi (Sì, ragazze, anche Viggo).
  • Uno dei ragazzi scalando una parete si rompe il polso, ma viene invitato a cavarsela da solo.
  • Il più grande dei figli incontra una ragazza, la bacia e decide di sposarla.
  • La bambina di 8 anni pratica tassidermia e discute in maniera piuttosto buffa e commovente della carta dei diritti umani.
  • Altre amenità di questo tipo.

captain-fantastic-2Dove sta la madre?

Ma la madre in tutto questo, direte voi?

L’intreccio principale è scatenato quando papà Aragorn si avvia, su un bus di nome Steve, per andare a sincerarsi delle condizioni della moglie, ricoverata in ospedale e affetta da una non precisata malattia. Non fa in tempo ad arrivare che BOOM, si è suicidata.

Come per tutti gli aspetti di questa storia completamente assurda, i dettagli che compongono il mosaico vengono fuori poco a poco. Pare, infatti, che la madre fosse affetta da una grave malattia mentale.

Il suocero, classico americano tutto imprenditorialità e tacchino, è fermamente convinto che il loro stile di vita abbia portato alla tragedia e non vuole che il genero partecipi al funerale.

La famiglia della mulino Rambo ovviamente decide di fare di testa sua. Sale su Steve e si avventura verso il New Mexico per impedire che la madre sia sepolta con rito cristiano. Pare che le sue volontà fossero quelle di essere cremata con rito vichingo, spargendo le proprie ceneri in un… cesso di un aeroporto.

Se non siete confusi dopo questo, allora non so più cosa dire.

Inizia dunque un viaggio assurdo durante il quale lo stile di vita dei nostri protagonisti si scontrerà inevitabilmente con quello della gente comune.

Confusione positiva.

Ho detto prima che tutti i dettagli di ciò che caratterizza questa assurda situazione familiare emergono nel corso del film. Lo spettatore rimane infatti piuttosto spaesato e spiazzato per tutto il corso della pellicola praticamente.

La “confusione” è una vera e propria caratteristica senziente dell’intero film, anche nel genere.

I momenti drammatici, come la morte della madre, si alternano in modo frenetico con quelli puramente comici. Faccio effettivamente fatica, come recensore, a determinare se questo sia un film comico o un film drammatico. captain-fantastic-3

Quello che avviene durante questa sorta di missione spirituale della famiglia è un vero e proprio scontro di civiltà dove emergono in maniera evidente i limiti e i pregi di entrambe le concezioni, senza però che il film ci dia un’indicazione su quale sia la parte per cui fare il tifo.

La confusione regna dunque per 120 minuti, ma è una confusione che, invece di stufarti, ti stimola a vedere fino a che limiti si spingerà il film.

La conclusione fornisce effettivamente la chiave di lettura finale per risolvere il conflitto tra i due stili di vita: il compromesso.

In mezzo, risate, lacrime, scene sorprendenti, cadaveri, il pene di Viggo Mortensen e una versione di Sweet Child of Mine mica male.

Serve altro?

Un film delicato, geniale, arguto e un sacco di altri aggettivi positivi.

Riccardo Cavagnaro

Vede la luce nell'anno 1991. Da quando ha visto "Jurassic Park" all'età di 3 anni sogna segretamente di toccare un dinosauro vivo. Appassionato lettore, viaggiatore, ascoltatore di musica e bevitore. Tutte queste attività arricchiscono sicuramente il suo bagaglio culturale, ma assottigliano pericolosamente il suo portafogli.
Back to top button