
In cerca del paradiso – The Beach
“Per quanto riguarda il viaggiare da solo, sbattitene. Se è così che deve essere… e allora così sarà!”
Oggi vestirò gli abiti dell’avvocato del diavolo perché parliamo di un film che, se pur girato ormai nel lontano 2000, riesce tutt’ora a dividere la critica: chi non lo riguarderebbe nemmeno sotto tortura (oserei dire parecchi) e chi, come me, ci ha trovato qualcosa di buono e nelle serate in compagnia lo propone addirittura come film da guardare (per poi vedere tutti fissarlo ed esclamare in coro “Ma quello con DiCaprio???” e facce schifate come se piovessero).
La pellicola in questione è The Beach tratta dall’omonimo romanzo di Alex Garland, diretta da un certo Danny Boyle, lo stesso che quattro anni prima aveva sparato fuori un filmetto come Trainspotting e nove dopo si sarebbe portato a casa “solo” otto statuette per The Millionare (e ci è andato di nuovo vicino con il più recente Steve Jobs). Il film vanta un cast con attori di spicco come il buon Leo DiCaprio, che arrivava dal successo spaziale di Titanic forse costatogli un po’ caro, visto che durante l’edizione dei Razzie Awards 2000 ha avuto una nomination come peggior attore. Oltre a Leo ritroviamo le bravissime Tilda Swinton, che ovviamente fa la stronza di turno, e Virginie Ledoyen.
Il punto di forza della trama sta nella capacità di integrare il gusto del genere (avventura, horror, sentimentale) a frequenti spunti di riflessione per lo spettatore. Richard (Leonardo DiCaprio), un giovane americano come tanti, arriva a Bangkok con pochi soldi e parecchi dubbi sulla sua esistenza. Dopo aver alloggiato in un albergo bettola mode, conosce una coppia di francesi, Françoise (Virginie Ledoyen) e il suo compagno Etienne. Nella stanza accanto alla sua incontra anche un altro uomo, un certo Daffy (Robert Carlyle), che si autodefinisce un viaggiatore segnato dal sole e dalle droghe il quale mostra a Richard una mappa che indica un’isola incontaminata che dice di voler raggiungere. Il protagonista rimane molto colpito e dopo averci pensato capisce di volersi unire a lui in questo viaggio. Il giorno seguente però Richard trova l’uomo con le vene tagliate e più che mai si motiva di dover proseguire nella ricerca di questo luogo paradisiaco. Convinta la coppia di francesi a seguirlo, i tre, non con poche difficoltà, arrivano fino al luogo indicato dalla mappa. La prima impressione che li travolge è quella di aver realmente scoperto il luogo più bello ed incontaminato del mondo, anche se già abitato da una comunità di moderni hippies capitanata da una donna, Sal (Tilda Swinton); un gruppo apparentemente coeso e molto ospitale, ma non è sempre tutto oro quello che luccica…
Quando prendi una sbandata per qualcuno, trovi sempre una buona ragione per pensare che quella sia la persona giusta per te, anzi, non serve che sia buona la ragione.. Come scattare foto di un cielo notturno, ad esempio. Ora, se ci pensi un attimo, quella è un’abitudine stupida, un’abitudine bestia che ti fa troncare subito, ma, stordito dalle nebbie dell’infatuazione, quella diventa la cosa che cercavi da anni.
Nonostante le esagerate critiche negative che ha ricevuto, il film credo riesca a coinvolgere ed affascinare parecchio lo spettatore. Certo non sarà un capolavoro brillante come Trainspotting, ma la trama è intrigante grazie ai suoi toni spesso enigmatici avvolti da una sana dose di avventura, trama dove per giunta è sempre molto presente il concetto dell’istinto innato nell’uomo di sopraffare il proprio simile, tema molto caro a Boyle e presente in altre sue pellicole come Sunshine e 28 giorni dopo. La Thailandia poi funziona perfettamente come scenario principale in cui si svolgono gli eventi ed incide parecchio sulla suggestività generale della storia che illustra. Oltre alla fotografia, parte del film che sicuramente nessuno può criticare, anche la colonna sonora mette in evidenza pezzi importanti di gruppi come All Saints, Orbital, Moby, New Order e Underworld.
In conclusione si può definire un film senza infamia che si lascia guardare, e non fa rimanere con l’amaro in bocca per aver sprecato due ore!
Eccovi un paio di curiosità:
- il protagonista non doveva essere interpretato da Leo ma da Ewan McGregor
- la mappa che Daffy dà a Richard è stata disegnata da Alex Garland, autore del libro da cui poi è stato tratto il film e la riproduzione della scena/videogame nella giungla è stata ideata da DiCaprio stesso.
…ed io? io credo ancora nel paradiso, ma almeno adesso so che non è un posto da cercare fuori. Perché non è dove vai, lo trovi dentro, quando senti per un momento di far parte di qualcosa… e se lo trovi, quel momento, dura per sempre.