
Che fine ha fatto Bernadette? (E Linklater invece sapete dove trovarlo?)
Richard, Richard, ti ho sempre trovato una personalità cinematografica unica: acuto, intelligente, indipendente, autoriale, intraprendente e sperimentale. Mi hai fatto efficacemente perdere la testa con alcuni tuoi film, e in qualsiasi caso la visione di una tua pellicola non è mai risultata superflua o motivo di rimpianto. Quindi, caro Richard – questa è una lettera aperta – mi spieghi cosa diamine è successo con Che fine ha fatto Bernadette?

Se non siete troppo stupidi avrete capito dalle stelline a inizio articolo che il nuovo film di Richard Linklater non mi è piaciuto molto. Ora, questo è uno di quei casi in cui l’hype potrebbe aver giocato un brutto tiro. Mi correggo: non avevo hype; tuttavia adoro il modo di fare cinema di Linklater e quindi, ovviamente, mi aspettavo un bel prodotto.
E invece no, ragazzi/e, Che fine ha fatto Bernadette? non è un bel film: e non lo dico io, lo dice un… greco, uno proprio della Grecia! Dando una rapidissima occhiata online ho visto che anche in generale il film non è stato troppo apprezzato. Ad esempio su Rotten Tomatoes ha il 43% di gradimento, con un voto medio di 5,39; su Metacritic gli danno un triste 51/100. So che questi dati valgono quanto una moneta prussiana, però almeno abbiamo qualche indizio.
C’è comunque da tenere in considerazione che il film non è un progetto originale di Linklater, è sostanzialmente un lavoro su commissione: i produttori hanno comprato i diritti del libro omonimo e hanno voluto farci un film; la scelta del regista è ricaduta sul Nostro.
E già la faccenda è ambigua, perché Linklater non è quel regista che lo ingaggi, gli dici quello che deve fare e lui lo fa; proprio al contrario. Il buon Richard è un vero e proprio autore, con una poetica complessa perché sempre in evoluzione e in costante cambiamento: ogni suo film ridisegna il suo cinema. E quindi mi sorprende come possa essere uscito dalle sue mani un film come Che fine ha fatto Bernadette?, così – passatemi il termine – canonico.
Il regista è un signore che ha girato capolavori come la trilogia Before (nome assolutamente non ufficiale) – composta da Before sunrise, Before sunset e Before midnight – una delle cose più belle e toccanti che il cinema mi abbia regalato; ha girato School of rock, che è il motivo per cui tutti lo conoscono; o ancora ha tentato (e riuscito alla grande) sperimentazioni allucinate come A scanner darkly o Waking life; infine è lo stesso folle che ha fatto Boyhood, candidato a numerosi Oscar nel 2015 e che ha vinto il Golden Globe al miglior film.
In tutto ciò una è la costante: l’autorialità. In Che fine ha fatto Bernadette? qualcosa è andato decisamente storto.
SAPPIATE CHE SEGUIRANNO SPOILER, TANTO NON VI PERDETE NIENTE.
Il film parte benissimo con un’inquadratura aerea sulle acque dell’Antartide, inquadratura che lascia scorgere quelli-che-chiamerò-kayak-perché-non-conosco-il-nome-esatto in lontananza e poi taglio: mezzo busto di Cate Blanchett che rema bella tranquilla. Tutto questo con una voce over giovane che introduce il personaggio e si presenta come la figlia di Cate (ovvero Bernadette).
Finisce la scena e io sono gasatissimo dalla grammatica registica che sembrava star utilizzando Linklater. Il film prosegue e noto subito un bel montaggio intraprendente, di quelli che non ha paura di sbatterti in faccia 15 tagli in 30 secondi. Stava andando tutto bene.
Dopo circa 10 minuti il film si appiattisce. Il fatto da considerare qui è il seguente. Se una pellicola non ha una trama, o la sua trama è banale, o salcazzo, ci deve essere qualcos’altro di interessante, non trovate? Faccio l’esempio più banale del mondo: in Odissea nello spazio succedono letteralmente 4 cose in tutto il film, un film che dura 2 ore e 40 minuti; siamo di fronte a un prodotto noioso o poco interessante? Pensate bene alla risposta prima di causare un infarto al cinefilo.
In Che fine ha fatto Bernadette?, ahimè, l’appiattimento è totale. E non solo, durante lo svolgimento della pellicola ci sono errorini tecnici sparsi un po’ ovunque che al guardarli ti vien da chiederti come sia possibile che sia successo. Cose come palesi green screen usati per creare sfondi che potevano tranquillamente essere ripresi dal vero, un caso – ebbene sì – di scavalcamento di campo, un montaggio senza senso in alcuni passaggi e dei movimenti di camera veramente insensati e altrettanto fastidiosi.

Ma torniamo alla trama. Sembrava che a un certo punto il film potesse riprendersi perché la trama subisce quella che sembra una svolta: viene riconosciuto il fatto che la protagonista ha un qualche problema psicologico (depressione, ansia e affini). Così, io, ingenuo coglione, ho pensato che dopo un inizio difficile e noioso il film sarebbe decollato. Manco – col – cazzo. Quello che sembrava potesse diventare un discorso sulla malattia mentale (o qualcosa di simile insomma) diventa una strana specie di film per famiglie.
Una delle poche note positive l’ho ritrovata invece in Cate Blanchett, la quale invece è stata praticamente insultata dalla critica, che ha parlato anche di peggior interpretazione di sempre. Non lo so ragazzi, personalmente ho trovato la Blanchett, certo, non in forma smagliante, ma serena, naturale, spigliata e comunque ad interpretare un personaggio non facilissimo riuscendo a riempire ottimamente lo schermo. E comunque sempre meglio di Billy Crudup, che sembrava facesse apposta a far vedere che era tutta finzione la sua. Il che è strano, no? Crudup è un discreto attore di solito. BAH!
Sarebbe veramente interessante sapere com’è il libro da cui la pellicola è tratta. Perché nel senso ragazzi, ormai siamo più che abituati a romanzi best-seller di merda che vendono una cifra, poi ci fanno l’adattamento cinematografico e yeeee fiumi di soldi. Però per prima cosa non conosco il romanzo in questione e in secondo luogo, di nuovo, non mi spiego come sia possibile che Linklater abbia messo in piedi una tale defecazione. E per carità, mi è capitato di vedere film suoi in cui non era esattamente ispirato, ma qua ha proprio bucato (quasi) tutto. A questo punto spero che anche il romanzo sia brutto.

Una menzione al demerito la merita anche la sceneggiatura. A parte la trama già vista che, va bene, possiamo anche attribuirla al romanzo, ma la banalità dei temi trattati e ancora peggio il modo di trattarli a volte mi ha fatto venire voglia di uscire dalla sala. I motivi per cui non l’ho fatto sono due: il cinema costa soldi e io sono povero; tutto sommato il film non è noioso. La cosa paradossale è che forse è proprio questo il problema.
Che fine ha fatto Bernadette? scorre abbastanza liscio, ma è costantemente banale, quindi tu spettatore sei conteso tra una speranza che le cose migliorino e una voglia di suicidio impellente. Ma perché è banale, perché?
Per prima cosa è proprio sbagliato drammaturgicamente parlando che tu mi butti lì un tema, decisamente rilevante – come lo è la malattia mentale -, e poi basta, non lo sviluppi. In secondo luogo i dialoghi sembrano scritti da un bambino che non ha ancora imparato bene l’alfabeto e che riesce a malapena a farsi capire dalla mamma. Andrei avanti dicendo che a volte la pessima sceneggiatura ha un’influenza retroattiva decisamente negativa sulla resa degli attori (c’è uno dei Laurence Fishburne più imbarazzanti che abbia mai visto). Infine, la risoluzione della trama semplicemente ignora tutto ciò che succede prima e dice all’incirca “massì dai, sto film è già durato troppo”.
Il culmine si raggiunge in una scena che vede protagonisti il marito e la figlia. I due sono in Antartide a cercare la mamma/moglie e, rassegnati, si siedono su una roccia e intraprendono uno di quei classici dialoghi inutilmente moralistici sul valore delle cose. Le schifezze sono: è palese che non siano in Antartide in quanto tutto ciò che non sono gli attori è fottuta CGI; il montaggio ti rende più confuso di un pokemon che si colpisce da solo; il dialogo è scritto con frasi fatte e luoghi comuni e la recitazione tocca il vertice… in senso negativo.
E comunque davvero qualcuno mi deve spiegare come hanno fatto a pensare per davvero che anziché affrontare seriamente il discorso sui problemi psicologi fosse meglio optare per: in realtà è il marito che, troppo preso dal lavoro, non ha aiutato la moglie a sprigionare la sua creatività. Mi spiego meglio: sostanzialmente il film arriva a un punto in cui Bernadette si scopre “colpevole” di avere dei disturbi, ma alla fine, dopo vari tentativi, la figlia riesce a convincere il padre del fatto che in realtà la mamma non ha niente, sei tu che non la capisci. E quindi la colpa diventa del padre. MA COSA.

Per concludere, miei cari. Sto cercando di spiegarmi cosa sia esattamente successo nella produzione di questo film, ma credo rimarrà un arcano per il resto della mia vita. Se trovate una risposta, la mia mail la avete. Sono uscito dal cinema intristito, più che altro perché un passo falso può capitare a tutti, ma qui non ho percepito nemmeno l’ombra di Linklater. Sembrava veramente uno di quei film girati da Mr. Nessuno, senza anima, fatti solo per fare dei soldini e da far vedere alle famiglie.
Ed è ancora più triste, perché qualche guizzo c’è. Potrei citarvi la già citata scena iniziale, o qualche interessante movimento di camera, alcune scene abbastanza intense di buona recitazione unita a buona regia. Ma queste piccolissime note positive le dimentichi subito, perché irrilevanti e perché sommerse di cacca.
Caro Richard, la mia lettera finisce qui. Ti voglio ancora bene, anche perché solo l’anno scorso (almeno in Italia) hai fatto uscire quel mezzo capolavoro di Last flag flying. Tuttavia devi sapere che sono molto arrabbiato e deluso, quindi che dire: offrimi una birra.