Quando un film ha successo, capita che la casa di produzione si intestardisca a cavalcare l’onda del brand in questione ed inizi a sfornare prequel, midquel e sequel, di solito in un climax discendente verso l’orrore, perché si tratta di mungere la vacca fino a quando questa non si metta in sciopero per sfruttamento mammario.
L’approfittarsi della nostra ingenuità, perché tutti vogliamo sapere cosa succede dopo i titoli di coda (non facciamo i radical chic), è stato già egregiamente illustrato in un articolo di qualche mese fa, ma presa da un’inusuale positività voglio portare alla vostra attenzione alcuni sequel Disney che non mi hanno provocato la dermatite, in ordine sparso.
1) La sirenetta II – Ritorno agli abissi (2000)
Nel primo film, Ariel fa di tutto per conquistare quel fregno del principe Eric, sfanculando Atlantica e lasciando la quiete degli abissi per questa valle di lacrime.
Dieci anni dopo, la figlioletta Melody, in piena crisi adolescenziale, invece di iniziare a fumare di nascosto come tutti, risponde all’atavico richiamo del mare e, grazie alla sorella sfigata di Ursula, Morgana, ottiene ciò che sua madre aveva sdegnosamente gettato via: le pinne.
La strega non è un ente assistenziale e in cambio vuole il tridente del nonno di Melody, che ella non conosce perché quel genio educativo di sua madre non ha ritenuto necessario informarla delle sue pisciformi origini, innescando una serie di eventi che metterà a confronto terra e mare.
Belle canzoni, grafica, che di solito è la prima vittima del sequel, accettabile, trama ben costruita. Voto 7.
2) Koda, fratello orso 2 (2006)
Kenai, ormai orso diciannovenne, se la spassa tutto il giorno con il fratellino adottivo Koda, rotolandosi nei prati, correndo dietro alle farfalle e sopportando le inutilità delle inutili alci, Fiocco e Rocco.
A turbare l’equilibrio dei due plantigradi arriva Nita, che non può sposare il suo promesso perché un amuleto regalatole proprio da Kenai da bambini, ha creato un vincolo tra i due che può essere cancellato solo distruggendo insieme il dono.
Koda diventa isterico perché si sente trascurato dal fratello e fa di tutto per ostacolare la nascente attrazione tra orso e ragazza. Non c’è bisogno che vi sveli il finale, vero?
Dunque: già il film originale non se lo fila nessuno nonostante sia uno dei migliori prodotti Disney degli ultimi anni (vale la pena solo per la voce di Phil Collins), figuriamoci il sequel.
Invece, al di là della semplice tenerezza della trama, siamo davanti a un ottimo risultato, bei disegni, stessi doppiatori dell’originale e canzoni gradevoli. Voto 7 ½ .
3) Il re leone 3 – Hakuna Matata (2004)
Prima che Simba sconfiggesse Scar, prima che ruggisse dalla Rupe dei Re con la benedizione celeste di Mufasa, c’erano Timon e Pumbaa che, emarginati dai rispettivi clan, uno perché incompreso nella sua diversità, l’altro per la sua flatulenza cronica, si trovano a crescere il leoncino orfano.
Nel 1998 la Disney ci ha provato a rovinarmi il cartone preferito in assoluto, quando ha partorito Il re leone II – Il regno di Simba, incentrato sulla detestabile figlia di Simba, Kiara, di cui non salvo nulla se non (parzialmente) la colonna sonora, firmata Tina Turner, quindi capirete quanto scettica fossi davanti all’addirittura TERZO film.
Ed eccomi felicemente smentita: il film (tecnicamente un prequel) è tra i più divertenti che abbia mai visto, a partire dalle canzoni. Oltre ai vecchi personaggi, troviamo simpatiche new entries, su tutte la mamma iper-apprensiva di Timon e lo zio Max. L’ironia stempera la drammaticità della storia, senza banalizzarla. Voto 8.
4) Aladdin e il re dei ladri (1996)
Il matrimonio di Aladdin e Jasmine è interrotto dall’incursione dei Quaranta Ladroni, capitanati dallo spregiudicato Cassim. L’obiettivo dei malviventi è un dono di nozze dei due giovani, uno scettro contenente un oracolo a cui Cassim vuole chiedere dove si trovi la Mano di Mida, un artefatto che trasforma in oro tutto ciò che tocca.
L’attacco è sventato ma Aladdin, dopo aver trovato lo scettro, gli pone una domanda che lo tormenta: chi è suo padre? L’oracolo lo invita a recarsi dai Ladroni, scoprendo così che Cassim altri non è che il paparino, che ha abbandonato moglie e figlio per inseguire le sue chimere.
Desideroso di stabilire un rapporto con il babbo, Aladdin, insieme a Genio, Tappeto, Abù, Jago e con il beneplacito di Santa Jasmine, lo accompagna alla ricerca del tesoro, prima che lo trovi Sa’luk, rivale di Cassim.
Decisamente migliore de Il ritorno di Jafar, l’ultimo episodio della saga di Aladdin non è un capolavoro, ma un buon film d’avventura imperniato sul complicato rapporto padre-figlio. Sempre divertenti i comprimari, abbastanza valida la colonna sonora ma poco accurata la grafica. Voto 6 ½ .
5) Toy Story 3 – La grande fuga (2010)
Andy sta per partire per il college: proprio non se la sente di buttar via i suoi amati giocattoli, così decide di conservarli in soffitta, a eccezione di Woody, che dovrebbe rimanere nella sua stanza.
Finiti per errore in un asilo, i balocchi si convincono che il padroncino voglia definitivamente disfarsi di loro, nonostante Woody cerchi di persuaderli a tornare a casa.
Accolti benevolmente dagli autoctoni, tra cui l’orso Lotso, Buzz Lightyear, Rex, Jessie e gli altri cercano di adattarsi alla nuova sistemazione ma Sunnyside non è il luogo felice che sembra.
La Pixar conclude l’amata epopea dei giocattoli con un magnifico colpo di coda, premiato pure con l’Oscar: divertente, commovente e splendidamente animato. Voto 9.
Visto?
Non sempre sequel = merda. Certo, come vedete sono riuscita a selezionarne solo cinque, e con grande fatica, ma a volte lo zelo viene premiato.
Ci sono però affronti, tipo Il gobbo di Notre Dame 2, che non potranno mai essere cancellati. Mi hai sentito, Walt?
Cantaglielo un po’ nell’orecchio ai tuoi successori, su.