Film

Closer – Fotografia di un’umanità fetente

Se credi nell’amore a prima vista non smetti mai di guardare

Questo è quello che sta scritto sotto il titolo sul poster di Closer, quindi questo è, a stretto rigore, il messaggio del film. Userò l’espressione di una donna di classe per dirvi che secondo me quello Mike Nichols voleva veramente trasmettere è che, senza mezzi termini, l’umanità è fetente.

Tanto lo sapevate già.

Anche io lo sapevo già prima di guardare questo film. Ma forse se avessi letto la frase in cima all’articolo prima di iniziare a vedere Closer, tutto sarebbe stato diverso. Avrei capito subito il tema principale del film e non avrei percepito ogni doloroso gradino sceso verso lo schifo, cosa che invece è successa.

Io mi sono approcciata a questo film cercando proprio una stronzata: devi toglierti di dosso lo stress della giornata, sei troppo stanco per guardare un film che ti interessa davvero e vedi un bel gruppetto di facce famose e offensivamente belle che “si amano, si prendono e si lasciano per poi riprendersi”. Cercavo uno quei film che ogni tanto saltano fuori, curiosamente più spesso nel periodo natalizio, raccogliendo tutti gli attori di Hollywood che avevano qualche pomeriggio libero e nessun chihuahua da passeggiare.

Julia Roberts poi mi ha proprio presa all’amo. Julia sta alle commedie romantiche come Bruno Vespa sta ai plastici delle scene del crimine. È il suo, non c’è niente da fare, e lo dico con tutto l’amore possibile (chi mi tocca Notting Hill è morto).

Insomma che ho iniziato a vedere questo film senza neanche lontanamente aspettarmi questo.

“L’amore è un incidente che sta per accadere”

La prima scena di Closer ha in effetti assecondato la mia aspettativa: Natalie Portman (Alice) e Jude Law (Dan) sono immersi nel fiume di gente che ogni giorno corre in giro per Londra. Tra la folla di soprabiti beige spunta lei, la sola che possa sembrare ancora una principessa con quei vestiti e quei capelli, e lui non smette di guardarla e sorridere. Si guardano e si sorridono finché lei non viene giustamente investita. E inizia tutta una sequenza più che prevedibile in cui loro hanno una sorta di “primo appuntamento improvvisato“: Alice si rivela una ragazza bizzarra con un passato da spogliarellista ma dal fascino disarmantementre Dan non è che un giornalista fallito e insicuro con gli occhi da bravo ragazzo che pende dalle labbra di lei.

Li vediamo flirtare sì e no mezza giornata, ma è ovviamente amore a prima vista.

Tanto che la scena successiva ci porta a un anno di distanza, quando i due sono una coppia già consolidata, lei ha un aspetto meno appariscente e lui sembra molto più spaccone e arrogante mentre ci prova a schifo con Julia.

Sbam. Prima sberla. Neanche il tempo di capire che cavolo è successo. E da qui possiamo accelerare con la (scioccante) trama.

SPOILER!!

Julia Roberts è Anna, la fotografa che deve ritrarre Dan per la copertina del suo libro. Rifiuta le avance di lui e parla con Alice, che però non parla con il fedifrago della faccenda. Dan però se la lega al dito con Anna e (attenzione, questa è geniale) attira il dermatologo pervertito Larry (Clive Owen) grazie a una chat erotica e lo spedisce alla fotografa che però, sopresona, non solo apprezza il pacco regalo (dovete credermi non era voluta) ma se lo sposa anche.

E la trama continua così, ogni scena un salto temporale di un anno; le coppie si mescolano e si tradiscono senza sosta e senza contegno, in una girandola vomitevole in cui tutti vogliono Julia Roberts e chi deve passare il turno si accontenta di Natalie Portman (follia, lo so).

Closer

Il dramma e la forza di Closer stanno nel fatto che niente di tutto questo ha un qualche tipo di giustificazione, eppure i protagonisti ispirano tutti una pena indicibile.

Fanno proprio un po’ schifo, per ritornare al discorso di prima.

Larry, interpretato splendidamente da Clive Owen, è un personaggio ripugnante.  

Rozzo e indecente (“Voi donne non capite il territorio, perché siete voi il territorio”) , analizza tutti con spietata freddezza, ricatta e tira i fili con le parole giuste al momento giusto, non si accontenta di venire a sapere di essere cornuto, ma vuole anche sapere i dettagli della vita sessuale della moglie e dell’amante.

Anna è una depressa cronica, spaventata, “non vuole essere felice”. Cambia idea e partner continuamente senza essere mai neanche lontanamente soddisfatta.

Dan è un piccolo piccolo uomo senza spina dorsale, schiavo di se stesso e indegno dell’amore di Alice, unico personaggio a distinguersi appena appena dalla melma intorno, pur facendolo da uno strip club con i tacchi a spillo e la parrucca rosa.

 

“Tu non l’hai mai visto un cuore umano, è come un pugno avvolto nel sangue”

La cosa che colpisce più di tutte guardando Closer è che si capisce benissimo che i personaggi, nonostante tutte le loro relazioni intrecciate e il loro continuo fastidioso e ripugnante ripetere che si amano, in realtà provino un’incredibile pena gli uni per gli altri.

Il libro di Dan parla della vita sregolata e infelice di Alice, le fotografie di Anna ritraggono estranei, estranei tristi che vengono esposti in una galleria, che paiono belli perché è questo che tutti vogliono, “una grossa grassa bugia”. E per tutto il film i protagonisti ci rimangono estranei, belli bellissimi estranei, che non possiamo giustificare o comprendere né mai pienamente biasimare, perché alla fine sono (siamo) dei fetenti.

Ma tanto lo sapevamo già.

Rosa Bartolone

Lettrice appassionata, fotografa dilettante, ladra di cioccolata con l'inutile talento di ricordare a memoria ogni battuta dei film che più le piacciono. Habitat naturale: primo volo per ovunque (o divano e Netflix, dipende..)
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