
Code 8: l’action fantascientifico dei cugini Amell
Chi è fan dell’Arrowverse conoscerà di sicuro Stephen Amell, l’interprete televisivo del supereroe Freccia Verde. Con ogni probabilità avrà sentito parlare anche di suo cugino Robbie Amell, apparso nella serie The Flash e in film come L’A.S.S.O. nella manica e La babysitter. Ebbene, nel 2016 i due attori canadesi hanno prodotto un cortometraggio fantascientifico di 10 minuti per la regia di Jeff Chan, intitolato Code 8. Se vi interessa, eccolo:
Non volendosi fermare qui, gli Amell hanno subito organizzato una raccolta fondi per racimolare abbastanza soldi da trasformare il corto in un vero e proprio film. La campagna in breve tempo ha dato i suoi frutti, tant’è che già l’anno successivo è stato possibile iniziare le riprese. Si è dovuto aspettare però fino a dicembre dell’anno scorso prima di poter vedere Code 8 nelle sale americane (in distribuzione limitata). Dopodiché, questo aprile, la pellicola è approdata su Netflix, dove si è rivelata a sorpresa uno dei titoli più visti del servizio streaming.
Firmato dal medesimo team del cortometraggio (a partire dal regista) e con protagonisti gli stessi Amell, Code 8 è ambientato in un presente ucronico in cui una percentuale della popolazione mondiale è dotata di superpoteri. Dapprima considerati fondamentali per lo sviluppo economico e tecnologico, questi mutanti sono stati in seguito emarginati in quanto diversi, oltre che sostituiti nei loro ruoli da macchine avanzatissime.
Il film segue le vicende di Connor Reed (Robbie Amell), un giovane elettrocineta che vive nell’immaginaria Lincoln City (nella realtà Toronto) e tira avanti con piccoli lavori edilizi sottopagati e non registrati. Quando la madre si ammala gravemente, Connor si lascia convincere a partecipare a delle attività criminali per ottenere il denaro necessario a pagare le cure. Diventa così socio del telecineta Garrett (Stephen Amell), il quale lo prende sotto la sua ala protettrice e lo coinvolge in alcune rapine. Durante un colpo però le cose prendono una brutta piega, e Connor si ritrova presto invischiato in una sanguinaria guerra tra gang.
Code 8 è senz’altro un film dalle premesse intriganti. Quel che Jeff Chan ha fatto è stato unire suggestioni derivate dai fumetti degli X-Men e dal cinema di Neill Blomkamp, già presenti nel corto, e innestarle in una trama squisitamente crime. Il risultato è un coinvolgente action movie che affronta di petto tematiche sociali quantomai attuali. In tal senso, il sentimento negativo nei confronti dei “Poteri”, visti con paura e disprezzo, è una chiara metafora del razzismo, del sessismo, dell’omofobia… in breve di qualunque forma d’odio rivolta verso le minoranze.
Se l’idea di sfruttare la fantascienza per parlare della condizione del diverso nella comunità odierna è arguta ed efficace, sfortunatamente la sceneggiatura (firmata dallo stesso Chan) è tutt’altro che perfetta e tradisce la natura di opera (quasi) prima del progetto. Tra i problemi riscontrabili si contano una certa prevedibilità nell’intreccio, lo scarso approfondimento dei personaggi secondari, alcune parti eccessivamente frettolose (l’addestramento di Connor, ad esempio) e un finale un po’ anticlimatico.
Per contro, la regia dimostra una competenza inaspettatamente notevole. Malgrado la poca esperienza, Chan muove bene la macchina da presa, prediligendo (come in qualsiasi indie che si rispetti) la camera a mano. In questo modo dona un forte realismo alle vicende trattate. Realismo supportato anche da effetti speciali di alto livello, specie se consideriamo il budget di appena 2-3 milioni di dollari. Molta cura è stata riposta in particolare nella realizzazione dei droni e dei robot della polizia, simbolo di una società sempre più schiava della tecnologia e della videosorveglianza.
La vera anima di Code 8 è comunque rappresentata dai cugini Amell, senza cui il film non avrebbe visto la luce. Certo, la spiccata somiglianza tra i due interpreti fa a cazzotti con il fatto che i loro personaggi non hanno alcun legame di sangue (che poi è lo stesso problema dei fratelli Franco in The Disaster Artist). D’altro canto, è proprio la parentela tra Stephen e Robbie a rendere credibile il rapporto quasi fraterno che si instaura tra Garrett e Connor nel corso della storia. Al di là di questo, i due attori non se la cavano male, risultando convincenti quanto basta alla riuscita della pellicola. Stesso dicasi per il resto del cast, tra cui figura Sung Kang (l’Han della saga di Fast & Furious) nei panni del detective che prova a mettere i bastoni tra le ruote ai protagonisti.
Non starò a dire che Code 8 è destinato a divenire una pietra miliare del cinema di fantascienza, perché non è così. Probabilmente con più soldi e qualche aggiustatina allo script sarebbe venuto fuori qualcosa di più memorabile e spettacolare. Ciononostante il lungometraggio di Jeff Chan è un onesto B-movie che riesce a intrattenere degnamente lo spettatore per poco più di 90 minuti, stimolando al contempo riflessioni morali tutt’altro che banali. Non mi sorprenderebbe se col tempo diventasse un piccolo cult. Quel che è certo è che non rimarrà un progetto isolato: è già in sviluppo infatti una serie spin-off per la piattaforma Quibi. Gli Amell non li ferma più nessuno!