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Come iniziare una Civil War? Dicendo che i cinecomic fanno cagare

Perché è arrivato il momento di dire basta ai cinecomic.

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Sappiate che per questo articolo la redazione del MacGuffin ha subito una scossa tellurica mica da ridere e si è creata una frattura insanabile; adesso ci toccherà travestirci da cretini e cercare di ottenere i superpoteri in qualche modo (1. esporci ai raggi Gamma; 2. farci contaminare da qualche bestia geneticamente modificata; 3. diventare miliardari) per poi mazzuolarci nel parcheggio di un aeroporto per vedere chi ha ragione.

Per cominciare vi rimando alla necessaria appendice di questo articolo e vi comunico che tra 2008 e 2020 sono stati programmati circa 43 cinecomic (potrei sicuramente averne perso qualcuno per strada nel mio conteggio), il che vuol dire vuol dire, all’incirca, una frequenza di un film di supereroi ogni tre mesi.

Non credete anche voi che si sia pisciato fuori dal vaso?

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Ora, so che mi sto arrischiando su un terreno franoso: il fandom dei fumettari/nerd/cinecomiccari è vasto, ben inserito nel web e terribilmente astioso verso chiunque si mostri restio ad apprezzare i loro beniamini calzamagliati, ma dopo tutto quello che si è detto e ridetto e ridetto su questi benedetti film non sono riuscito a tapparmi la bocca questa volta…

Io odio i cinecomics.

…ecco, l’ho detto. Se la cosa non vi sta bene in alto a destra c’è una bella X grossa che vi aspetta, basta che ci clicchiate col mouse.

Perché non li tollero? Comincio col dire che, viste le cifre che vi ho già sciorinato, qualsiasi cosa mi sarebbe venuta a noia (a parte Tarantino, per te solo cuori zio Quentino), ma c’è molto di più…

Facendo un po’ di lezione di Storia ci accorgiamo che il fenomeno dei cinecomic non è in realtà roba dei giorni nostri: tutti ricordiamo i Batman di Tim Burton di fine anni ’80/inizio ’90 (seguiti poi da quelli aberranti di Schumacher), o i Superman col buonanima Christopher Reeve (fine anni ’70/inizio ’80), per non parlare poi degli Spiderman di Raimi, gli X-Men di Singer (primi Duemila) e compagnia danzante, ma dal 2008 la Marvel ha avuto la geniale idea (e dico geniale senza sottintesi sarcastici, perché ha fruttato vagonate di miliardi) di fare tabula rasa e ricominciare daccapo, programmando una serie di lungometraggi che vanno ad edificare un vasto monumento di stanze interconnesse, dando vita al cosiddetto Marvel Cinematic Universe (seguiti a ruota da quei copioni della DC che replicano col DC Extended Universe).

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Premetto che io non sono affatto uno spettatore col nasino all’insù che guarda solo Dryer, Bergman, Truffaut e Woody Allen, anzi, datemi le ignorantate, datemi le zarrate ben fatte, datemi le blockbusterate, datemi il pulp e il trash e io ci sguazzo. Che problemi ho allora con questi film?

Problema numero 1: Abbuffamento di minchia

Essendo che il pubblico aficionado di cinema coincide molte volte con lo stereotipo di nerdone fumettaro (cosa assolutamente non deprecabile, sia chiaro) succede che il famoso “dibattito” sul cinema (soprattutto sul web) venga esclusivamente mosso appunto dai nerdoni fumettari, tanto che negli ultimi tempi (dal 2008, sanxmen1to il bambin Gesù…) non si sente parlar d’altro che di questi benedetti cinecomics.

Dovunque il mio sguardo si posi non vedo altro che star planetarie vestite con improbabili outfit supereroistici e non sento altro che produzioni multi-mega-maxi-miliardarie che preparano la prossima supereroistica botta. Vada bene per i primi tempi, ma poi mobbasta però.

Come vedete non sto parlando dei film in sé: essendocene veramente, ma veramente tanti (sfondiamo la quarantina sticazzi) la qualità è variegatissima; si va dalla merdata inumana come Fantastic 4 o Ghost Rider, all’ottimo film come Guardiani della Galassia o Civil War. Sulla qualità non discuto. E allora?

Problema numero 2: Da bambino non leggevo fumetti coi supereroi

A me non piacciono i fumetti della Marvel/DC o più in generale di supereroi, non mi piace lo stilema di supereroe americano, qualsiasi esso sia. Per carità, adoro personaggi come Batman e Spiderman, ci sono cresciuto sulle loro versioni animate, action-figure e quant’altro, ma non mi interessa una loro riproposizione cinematografica, soprattutto quando i loro franchise vengono presi e ricominciati daccapo solo ed esclusivamente per questioni di diritti. Ecco, a me non interessa un cazzo delle diatribe “meglio Tobey Maguire-Andrew Garfield-Tom Holland”, e non mi interessano i vari reboottaggi fatti solo ed esclusivamente per questioni di marketing.

Ecco la parola fondamentale, ci siamo arrivati: marketing. I cinecomics sono una grandiosa operazione di marketing che unisce il pubblico dei fumettari a quello che va al cinema solo per la blockbusterata con gli effettoni speciali. Per carità, non dico che i blockbuster debbano sparire: ci sono sempre e stati e sempre ci saranno, ma dopo questa esplosione di cinefumetti non si vede veramente altro.

Un’altra questione fondamentale ce la espone direttamente il grande regista David Cronenberg:david_cronenberg Un film tratto da un fumetto non è altro che… un film tratto da un fumetto. I fumetti sono […] creati per adolescenti e hanno un senso focale che è adolescenziale. Per me, questa cosa limita le possibilità del tuo film se ti basi accuratamente su di esso, e non potrai mai arrivare al culmine dell’arte cinematografica così. A livello tecnico possono essere incredibilmente interessanti, anche perché spesso sono realizzati da gente molto sveglia e hanno a disposizione budget davvero sostanziosi. Ma creativamente, artisticamente, sono anche incredibilmente limitati

Di tutto il discorso che fa Cronenberg quello che mi interessa per davvero è il discorso che mi conduce direttamente al terzo problema…

Problema numero 3: Prendersi sul serio

I cinecomics molto spesso hanno la pretesa di dover essere presi veramente sul serio e non solo come grande “videogiocone” divertente quali sono: pretendono di avere sottintesi politici e di descrizione della società che io – scusatemi – non riesco proprio a vedere. Quello che vedo è un film fatto coi miliardi per incassare i megamiliardi, e la cosa mi sta bene, per la carità, però fly down, spacchiamoci ammerda e lasciamo l’arte a chi l’arte veramente la fa e che con i film, oltre al divertimento, riesce anche a trasmettere qualcosa di più.

A quanto pare la pensa come me anche Alejandro González Iñárritu (Birdman, The revenant): Non penso siano (i alejandro-gonzalez-icinecomic, ndr) un prodotto da buttare, anch’io a volte mi diverto a guardarli, sono semplici e con i pop-corn ci stanno benissimo. Il problema è quando fingono di avere una qualche profondità. È una cosa che odio, perché non corrisponde a quei personaggi. Il pubblico è ormai sovraesposto a storie che non hanno nulla a che vedere con l’esistenza di un essere umano.

Basta prenderci in giro: i problemi da supereroi sono problemi da supereroi e per quanto possa essere divertente eguardiani ben fatto un cinecomic non riuscirà mai a coinvolgermi emozionalmente, a farmi immedesimare.

Come diceva Cronenberg, è difficile andare in profondità ed essere veramente ficcanti dovendosi basare su personaggi nati negli Anni ’30/’40 per scopi puramente ludici. Come faccio a identificarmi con una persona che decide di mettersi un costume da pirla per combattere il crimine? Risposta: non posso. Me ne devo stare lì a guardarlo volteggiare tra i palazzi e mi deve far divertire. Punto.

I supereroi saranno stati reinterpretati, ne sono persuaso, saranno stati riammodernati, ok, ma sono e restano macchiette per ragazzini. Come si fa a voler trovare profondità in qualcosa che è nato solo e solamente per essere fonte di divertimento per bambozzi fine a sé stesso? (Modalità “Domanda retorica” attivata).

Perché allora coinvolge voi che siete – a parte casi eccezionali – esseri umani come me?

Perché amate i fumetti, perché ci siete cresciuti e quindi quei film vi comunicano parecchio a livello emozionale, ci sta; oppure siete attratti da questo tipo di cinema costoso e fracassone, alla fine penso stia tutto qui il problema.

Io, invece, cerco un film che sia un film e non un dannato fumetto ridotto a un film, ma molto spesso mi trovo solo e semplicemente una trasposizione che – per quanto formalmente ben fatta – non mi soddisfa, non mi coinvolge e mi lascia in bocca il sapore dell’artefatto, del plasticoso, del panino McDonald’s venduto all’ingrosso e senza il gusto dell’artigianale, del fatto in casa. Perché come fa un regista anche bravo (vedi Sam Raimi con gli Spiderman) ad essere personale, originale e rivoluzionario quando ha sul collo il fiato di produttori, interessi degni di una multinazionale e un mondo di fan militanti che se cambi qualcosa e a loro non piace ti decollano sulla pubblica piazza?

In poche parole questi film sono solo un prodotto come gli altri e non un’opera d’arte come vorreste farmi credere.

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Questo tipo di cinema mi interessa solo quando è puro divertimento, perché non ci vedo veramente nient’altro: quando però mi trovo di fronte a un film dal costo monstre, che ha una durata degna di un film di Ejzenstein, che catalizza l’attenzione di tutti i cinefili per settimane (e contate che ne esce uno ogni tre mesi) e che devo pure prendere sul serio perché sennò la gente mi dice che sono un pusillanime snob che guarda solo film d’essai, le palle mi girano, perché io non sono così e al mondo non esiste solo il cinefumetto.Deadpool-Movie

La questione della catalizzazione dell’attenzione è importante, mannaggia: al giorno d’oggi se non ti piacciono i cinecomic non hai speranza di intrattenere un discorso su qualcos’altro, perché ormai sta roba si mangia tutto il resto. Le produzioni sono sempre più grosse, i guadagni le seguono a ruota e non si ha più voglia di andare a rischiare su qualcos’altro perché ormai il filone d’oro è stato trovato e – a giudicare dalla lunga programmazione – pare durerà ancora per molto.

Fine della storia guys, penso di aver parlato pure troppo e non mi va di sprecare altro tempo, tanto alla fine credo che questo articolo servirà solo a far incazzare qualche nerdone fanboy che mi rivolgerà i suoi improperi. Fate pure, mentre voi sbraitate io torno a guardare Godard sorseggiando cognac invecchiato vent’anni.

Perché alla fine nella grande Civil War conta solo da che parte ti schieri. E voi di che team siete? #teamcinecomiculo

Appendice: 

N.B. I titoli sottolineati sono giù usciti nelle sale.

MCU Fase 1: Iron Man (2008), L’incredibile Hulk (2008), Iron Man 2 (2010), Thor (2011), Captain American: Il primo Vendicatore (2011), The Avengers (2012) 

MCU Fase 2: Iron man 3 (2013), Thor: The dark world (2013), Captain America: The winter soldier (2014), Guardiani della Galassia (2014), Avengers: Age of Ultron (2015), Ant-Man (2015)

MCU Fase 3: Captain America: Civil War (2016), Doctor Strange (2016), Guardiani della Galassia: volume 2 (2017), Spiderman: Homecoming (2017) Thor: Ragnarok (2017), Black Panther (2018), Avengers: Infinity War – Part 1 (2018), Ant Man and the Wasp (2018), Captain Marvel (2019), Avengers: Infinity War – Part 2 (2019).

DC Extended Universe: Man of Steel (2013), Batman v Superman: Dawn of Justice (2016), Suicide Squad (2016), Wonder Woman (2017), Justice League Part One (2017), The Flash (2018), Aquaman (2018), Shazam (2019), Justice League Part Two (2019), Cyborg (2020) e Green Lantern Corps (2020)

Più altri come X-Men – L’inizio (2011), Lanterna Verde (2011), Ghost Rider – Spirito di Vendetta (2012), The Amazing Spiderman (2012), Wolverine – L’immortale (2013), X-Men: Days of Future Past (2014), The Amazing Spiderman 2: Il potere di Electro (2014), Fantastic 4 (2015), Deadpool (2016), X-Men: Apocalypse (2016)

Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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