Esattamente 80 anni fa ci abbandonava H.P. Lovecraft, uno dei più importanti scrittori horror della storia. Cosa ha lasciato in eredità al cinema di genere?
Pensate che il MacGuffin stia diventando un paese per anniversari? Beh, ma come si fa a non celebrare e ricordare la scomparsa di uno dei più grandi visionari della storia della letteratura?
H.P. Lovecraft era un creatore di mondi, un vate, un profeta pazzo simile a quello da lui creato – Abdul Alhazred – un plasmatore di incubi che infestano ancora le nostre notti di tempesta. Come ha fatto a rimanere così tanto impresso nel nostro immaginario? Beh, anche grazie al cinema, che ha attinto a mani basse da quell’eccezionale corpus lasciato dallo scrittore di Providence e ne ha tirato fuori alcuni dei cardini su cui si muove l’intero genere orrorifico. Volete sapere quali sono?
Delfini curiosi…
Il concetto di portale
L’intera opera di Lovecraft si basa sull’assottigliamento, il venir meno di quelle categorie che reggono l’essere umano: la logica, la causa effetto, la lucidità, in una parola la normalità. Nei suoi scritti si avverte sempre un mondo ulteriore e terrificante che cerca di insinuarsi nel nostro, di devastarlo. Potremmo, semplificandoci la vita, definire questo concetto un po’ fumoso con la parola “portale”, una barriera divisoria tra il mondo degli umani e quello dei mostri, i cui scricchiolii sinistri sono il preludio della fine.
Un esempio cinematografico molto recente che attinge a questo immaginario è, ad esempio, quel gran film che è Quella casa nel bosco (Drew Goddard, 2012). Impossibile poi non citare il capolavoro del maestro John Carpenter, ovvero Il seme della follia (John Carpenter, 1994), tutto giocato sulla distinzione fondamentale tra realtà e immaginazione, tra lucidità e follia, su personaggi che vivono situazioni grottesche, percezioni oniriche date dal venir meno delle leggi della logica.
Altro cultore di Lovecraft è l’italianissimo Lucio Fulci (qui trovate il nostro speciale a lui dedicato) che, sulla scia dello scrittore di Providence, voleva dedicare una eptalogia a questo concetto di portale: sette film per sette porte che conducevano al mondo del terrore, dell’aldilà. Un esempio classico è, per l’appunto, …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà, in cui l’elemento della porta è fondamentale.
Gli Antichi
…ma chi c’è al di là del portale?
Secondo elemento fondamentale della scrittura di Lovecraft è proprio la descrizione di ciò che sta al di là. Lo scrittore di Providence immagina infatti creature ineffabili, i Grandi Antichi, esseri che travalicano le percezioni umani, talmente grotteschi e terribili da non poter nemmeno essere descritti. Sono portatori di morte, distruzione e follia: la rivisitazione in salsa lovecraftiana dell’armageddon biblico. Nei film dell’orrore ricorre spesso questo elemento, questa presenza terribile che sbatte contro le porte chiuse del nostro mondo, che vorrebbero entrare per distruggere ogni cosa.
Il più celebre degli Antichi (gli esseri che vivono al di là del portale) è certamente Cthulhu, essere dotato di innumerevoli tentacoli, distruttore di ogni cosa e portatore di morte. Al cinema lo abbia spesso visto in varie sue declinazioni, una ad esempio può essere quella portata in scena da Guillermo del Toro (grandissimo fan di Lovecraft) in Hellboy. Altro film che mostra bene l’ambito degli antichi è Dagon di Stuart Gordon (2001), regista che spesso si è prestato al mondo lovecraftiano (una pellicola su tutte Re-Animator, tratto dal racconto Herbert West rianimatore)
Di Lovecraft e delle sue immagini però hanno abusato non solo i registi e gli scrittori horror, ma anche fantasy, come ad esempio Terry Brooks in Le pietre magiche di Shannara (secondo capitolo della prima delle 868 saghe ambientate nel mondo di Shannara), recentemente trasposta in quell’obbrobrio di serie tv di The Shannara Chronicles. Ecco, nonostante l’accenno lovecraftiano stateci alla larga come Adinolfi dal matrimonio gay.
Il Necronomicon
Abbiamo visto il portale, abbiamo visto cosa ci sta al di là, resta da scoprire qual è la chiave che permette la transumanza da un mondo all’altro. Cos’è che fa aprire i portali di Lovecraft?
Ma ovviamente è il Necronomicon, lo pseudobiblium (“libro mai scritto, ma citato come se fosse vero”) scritto – nei racconti di Lovecraft – dall’arabo pazzo Abdul Alhazred, che conterrebbe le formule necessarie per rievocare i Grandi Antichi.
Il Necronomicon è forse l’elemento narrativo lovecraftiano più citato e ripreso dalla Settima Arte: la figura del libro magico che spalanca mondi, quante volte lo abbiamo visto? Una su tutte nella saga di Evil Dead (La casa in Italia), pensate all’Armata delle Tenebre, oppure alla più recente serie tv Ash vs Evil Dead, il Necronomicon è uno dei pilastri del micro-mondo horror messo in piedi da quel genio folle (anche lui) di Sam Raimi.
Ci sono poi l’omonimo film Necronomicon diretto da Brian Yuzna (grande amico del già citato Stuart Gordon e a sua volta fan di Lovecraft), oppure La nona porta di Roman Polanski (1999), casi simbolici che testimoniano la diffusione di questo elemento narrativo tipicamente lovecraftiano.
I luoghi
Miskatonic, Arkham, Dunwich, R’lyeh, Red Hook… sono sicuro che, anche se non avete mai letto nulla di Lovecraft, almeno uno di questi nomi lo avete già sentito. Certo, perché sono diventati materia fertile, nomi buoni per essere riutilizzati in quanto straordinariamente evocativi. Il caso principe è quello di Arkham, nome che da Lovecraft viene ripreso da Bob Kane, creatore di Batman e riconvertito per dare il nome al manicomio criminale di Gotham City, alloggio della maggior parte dei villain dell’Uomo Pipistrello.
Lo stesso Lucio Fulci, invece, in Paura nella città dei morti viventi decide di rendere omaggio allo scrittore di Providence ambientando la sua storia dell’orrore in una città immaginaria chiamata Dunwich (dal racconto L’orrore di Dunwich).
Orrore = follia
Esistono tanti tipi di orrore, ma solo uno di questi porta la firma riconoscibilissima di Lovecraft ed è quello che conduce alla follia. L’orrore incomprensibile in senso letterale: non alla portata della comprensione umana, il lento disfacimento della razionalità che solitamente è accompagnato da quello del fisico (in questo caso citerei immediatamente La mosca di Cronenberg). Parliamo di un orrore cosmico che ha dato fiato a pellicole con trame non lineari, molto spesso, in cui protagonisti, dialoghi e svolte narrative venivano messe da parte in favore della suggestione, dell’orrore vero e proprio.
La paura di Lovecraft è quella più vera e profonda, quella dell’inconscio, quella che esplode con violenza: guardatevi la Trilogia della Morte di Fulci e capirete esattamente di cosa si sta parlando. Non esiste esempio migliore. Eccovi un piccolo assaggio…
Chiudiamo con una citazione che rende merito al grande scrittore che fu Howard Phillips Lovecraft, una frase pregna di vivida verità e dialettica infallibile che per sempre risuonerà nei tunnel ricolmi d’oscurità che ci ha raccontato:
Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn!
P.s. se siete fan del genio di Providence seguite la pagina Lovecraft’s Call of Cthulhu – The Movie.