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Cose a caso: i Coen si danno a Shakespeare

È notizia di pochi giorni fa che Joel Coen sia al lavoro su un nuovo adattamento della tragedia shakespeariana Macbeth, la cui produzione dovrebbe iniziare verso la fine di questo 2019.

Questa notizia ha messo molti fedeli fan dei Coen in agitazione, non certo per l’intrigante cast che vedrebbe Denzel Washington e Frances McDormand interpretare marito e moglie nei rispettivi ruoli del generale Macbeth e la sua lady, quanto perché sarebbe la prima volta che i fratelli Joel e Ethan lavorerebbero separatamente a un film dopo 35 anni di carriera trascorsi praticamente in simbiosi.

Essendo spesso stati definiti come una sorta di entità singola, da parte dei tanti colleghi che hanno avuto modo di collaborare con loro (la stessa McDormand, moglie di Joel, li definì “una sorta di creatura a due teste”), i più si interrogano con terrore se possa essere realmente plausibile che il duo possa aver deciso di prendere, in quest’occasione o da qui in poi, strade separate.

Si domandano ossessivamente: “Sarà vero?”, “Sarà solo per questo film?”, “E se avessero deciso di separarsi?”, “Non ci saranno più altri film dei fratelli Coen?”.

Coen Macbeth
Fratello, dove sei? (2000)

Tutta quest’ansia, unitamente alla comprovata e indiscutibile maestria e duttilità dei Coen, ha messo in secondo piano se Macbeth possa essere o meno un’opera che si presti alla rivisitazione Coeniana.

L’opera fu portata per la prima volta sul grande schermo da Orson Wells nel 1948, e in seguito da altri registi come: Kurosawa, Roman Polański, Béla Tarr.

I due fratelli hanno cominciato la loro carriera nel 1984 con Blood Simple, inaugurando così il loro rapporto imprescindibile con la grande letteratura. Il titolo stesso è un riferimento al romanzo Red Harvest di Dashiell Hammett, che con “go simple” intendeva lo stato mentale, caratterizzato da poca lucidità e rasente alla pazzia, di chi ha appena commesso o sta per macchiarsi di un omicidio.

Mentre molti critici riportarono il legame del film con classici del noir come La fiamma del peccato o Detour, i due fratelli specificarono sempre come l’ispirazione non provenisse dai film ma dai romanzi di innumerevoli autori (Nathanael West, Clifford Odets, James M. Cain e il già citato Hammett).

Coen Macbeth
Blood Simple (1984)

Questa tendenza si è mantenuta salda nel tempo, proseguendo con Crocevia della morte, Barton Fink, Fratello, dove sei?, L’uomo che non c’era, Non è un paese per vecchi, Il Grinta e – ultimo – La ballata di Buster Scruggs. Tutti fortemente ispirati o tratti direttamente da opere letterarie.

Talvolta più, talvolta meno fedeli ai romanzi originali, i film dei Coen mostrano sempre personaggi la cui moralità, etica, fede, viene messa a dura prova fino a portarli ad agire in maniera poco intelligente e spesso criminale, cosa che li conduce puntualmente alla loro fine. Il tutto all’interno di un universo caotico, regolato dal caso, dove non importa chi tu sia, qualcosa può sempre andare storto.

Quasi sempre i protagonisti si ritrovano poi al punto di partenza senza aver ottenuto o imparato niente, restando essenzialmente gli stessi. Anche per questo i Coen sono sempre stati bollati come nichilisti e misantropi, cosa su cui hanno più volte fatto ironia, in quanto la loro è un’esortazione ad accettare la vita per quello che è, abbracciando l’assurdità di essa e, possibilmente, cercando di trovare attimi di gioia nella semplice quotidianità.

Coen Macbeth
La ballata di Buster Scruggs (2018)

Il Macbeth di Shakespeare non è certamente un’opera che necessita di presentazioni. Macbeth è universalmente riconosciuto come archetipo dell’uomo avido, che accecato dalla sete di potere e ricchezza ne finisce schiacciato. Le analogie tra Macbeth e molti personaggi dei Coen sono molteplici.

I Coen si sono dimostrati a loro agio nel trasporre complesse opere letterarie senza mai far mancare il loro stile. Fratello, dove sei?, dove Joel e Ethan adattarono liberamente l’Odissea di Omero, è un buon indizio di come questo Macbeth potrebbe rivelarsi una scelta vincente, al pari delle trasposizioni che l’hanno preceduto.

Sebbene sia interessante scoprire se questo generale Macbeth coeniano somiglierà maggiormente a Ray di Blood Simple, Jerry Lundegaard di Fargo, o magari a Drugo de Il Grande Lebowski, tutto sommato dispiaciuto di aver ucciso Re Duncan di Scozia poiché “dava un tono all’ambiente”, la cosa più curiosa sarà vedere come verrà riproposto il legame col destino della tragedia originale.

Coen Macbeth
Il grande Lebowski (1998)

L’universo di Shakespeare era regolato dal destino e Macbeth fu vittima di una profezia di cui lui non avrebbe mai potuto cambiare gli eventi, ma, al più, tramite le sue azioni, avrebbe potuto cambiare il modo in cui quegli eventi si sarebbero verificati. Ben diverso dall’universo assurdo dei Coen, perennemente dominato dal caso, che abbiamo già descritto.

Qualunque sarà l’approccio che alla fine verrà adottato, le premesse sembrano dannatamente buone.

Al momento non può essere affermato con certezza se questo film sarà davvero il primo a cui i due fratelli non lavoreranno in coppia, benché al momento sia dato per scontato dalle numerose indiscrezioni (che però sono anche le prime).

Se siete dei loro grandi fan in preda all’ansia quindi non disperate, prima di tutto perché qualora aveste avuto dubbi, Macbeth pare essere materiale ideale per un gran film dei Coen, o probabilmente di un Coen. Secondariamente perché se i loro film ci hanno lasciato qualcosa è che, indipendentemente che questa momentanea separazione possa rivelarsi vera o meno, potrebbe essere solo un caso.

Daniele Manis

Laureato al Dams di Bologna. Attualmente conduce una vita casa e chiesa in quel di Los Angeles, sperando che - prima o poi - Brazzers si accorga del suo talento registico.
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