Film

Crimen Perfecto: una commedia nera da morire dal ridere

Vi presento Rafael e Lourdes, il duo meno perfecto del cinema.

Era il 2007, il mio primo anno di università. Tra un trimestre e l’altro avevo settimane e settimane di pausa per gli esami, che però preferivo passare sul divano davanti a Sky invece che sui libri. In un pomeriggio di nullafacenza assoluta accendo la tv e scopro un film spagnolo. Lì per lì non capisco: è un thriller? Un horror? Una commedia? Ma bastano pochi minuti e mi ritrovo invetrata davanti allo schermo. Si tratta di Crimen Perfecto (tradotto in Finché morte non li separi, per la serie tradurre i titoli è sbagliato) pellicola del 2004 di Álex de la Iglesia che mescola i tre generi dando vita ad una commedia ironica e grottesca.

Crimen PerfectoProtagonista del film è Rafael, scafato sciupafemmine e caporeparto dell’area di abbigliamento femminile di un Coin madrileno. Non c’è commessa che non si sia ripassato, non c’è cliente che non sia riuscito a conquistare, non c’è cosa, insomma, che Rafael non sia in grado di ottenere. Dalla sua ci sono un gran carisma, tanta faccia tosta e un’irriducibile ambizione per tutto ciò che è bello, elegante e di successo. La sua filosofia è chiara e semplice: la gente è infelice perché vive circondata da cose che le piacciono, ma non osa andare a prendersi quello che desidera. Per Rafael il brutto è mediocre e, soprattutto, sono mediocri il matrimonio e la vita di coppia.

La sua vita perfetta però va in pezzi quando, dopo aver perso la promozione dei sogni, uccide per sbaglio proprio il collega rivale, Don Antonio, durante una lite in un camerino. Unica testimone: Lourdes, una semplice commessa.

Crimen PerfectoLourdes è brutta, irritante e dispotica; è la somma di tutte le caratteristiche che il nostro schifa ogni giorno, è l’apoteosi della mediocrità, eppure è proprio lei a decidere il destino del protagonista. Perché Lourdes, infatti, deciderà di aiutarlo a liberarsi del cadavere di Don Antonio (in una scena ai limiti dell’horror che però vi farà piegare dalle risate) in cambio di una cosa sola: la mano di Rafael.

E così in un attimo quella sua vita brillante diventa puro squallore: la moglie è un sadico tiranno, a casa e al lavoro, che lo obbliga a soddisfare tutti i suoi appetiti e i suoi desideri (soprattutto sessuali), l’allucinatorio fantasma di Don Antonio è il suo unico amico sincero, e Rafael, sopraffatto da una situazione senza via d’uscita, non trova altra soluzione che… ammazzare la moglie e tentare di farla franca.
Un crimen perfecto, appunto, peccato che non sia così semplice.

Crimen Perfecto

Sembra un thrillerone, vero? E invece è una commedia gustosissima venata, come già detto, di grottesca ironia – e di parecchio sangue. Si ride, dall’inizio alla fine, oltre che delle fantastiche battute, delle disgrazie e dei disgraziati che popolano il film: Lourdes e la sua famiglia disfunzionale (il padre narcolettico che dorme, sempre, per sfuggire a moglie e figli), il leccapiedi Alonso (Sfigato con la S maiuscola eppure il primo a ridere di Rafael non appena ne ha la possibilità), persino l’ispettore di polizia che indaga sul crimine in atto (tragico ed esilarante il racconto della sua paternità: Lei ha figli? Io ne ho sei. Io non ne volevo ma mia moglie mi bucava i preservativi tutte le sere prima di andare a letto). È questa fauna di poveri reietti, derisi e scartati da tutti ma subito pronti a rivalersi sugli altri, a reggere il film, sono loro i veri protagonisti.

Alex de la Iglesia dipinge la società moderna con pungente sarcasmo: una società dove i valori inseguiti sono vuoti e puramente estetici – il bello, il ricco, il promiscuo; una società che ci spinge a pensare che tutto ciò che esula da questi canoni sia brutto e cattivo, da evitare come la peste, da nascondere. Ovvio che poi il reietto, non appena ne ha l’occasione, sfoderi denti e artigli nei confronti del suo prossimo, alla ricerca di una rivalsa meritatissima. Come dice Rafael stesso parlando di Lourdes, non è colpa sua se è così, è il mondo ad averla resa tale. Ed è per questo stesso motivo che, fino all’ultimo, tifiamo per lui e non per lei, per il piacione infame e insensibile e non per la poverina, brutta sì, eccome, ma con piglio e cervello. Sappiamo che è sbagliato, ma non riusciamo a farne a meno: sono la tv, i giornali, le mode a farci ragionare in questo modo.

Crimen Perfecto

Si ride, dunque, ma con amarezza del nostro stesso ambiente: un mondo dove ormai ci osserviamo tutti attraverso uno specchio distorto, in cui basta entrare da Abercrombie o guardare una sfilata di Victoria’s Secrets per sentirsi subito la Lourdes della situazione. In cui il bello, anche se cattivo, è comunque preferibile al brutto, relegato in un angolo, a macerare di rabbia e invidia repressa, in attesa del suo attimo di gloria – e sanguinosa vendetta.

Ma il bello di Crimen Perfecto (mi rifiuto di usare il titolo italiano) è che, al di là della critica sociale, rimane comunque una spassosa commedia, ricca di battute fulminanti e trovate geniali. Tutto merito del regista e dei due protagonisti, Guillermo Toledo e Monica Cervera, che insieme creano la migliore coppia “scoppiata” mai vista sul grande schermo.

Una coppia davvero ferpecta.

Giulia Cipollina

28 anni, laureata, lavoro in un negozio di ottica e fotografia. Come se già non bastasse essere nerd: leggo tanto, ascolto un sacco di musica e guardo ancora più film - ma almeno gli occhiali per guardare da vicino posso farmeli gratis.
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