
Da grande voglio fare l’inventore: Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi
Tra fantascienza e avventura, una commedia che convince e intrattiene da matti
Avete presente quella puntata dei Simpson in cui Homer vuole diventare un inventore?
Il povero Homer scopre di essere più o meno a metà della sua vita e di non aver combinato nulla di così eclatante. Sconfortato, trova ispirazione nella figura di Edison. Si mette giù in cantina, tavolino, foglio di carta, penna e passa le giornate a “lavorare”, cioè a pensare davanti al foglio bianco a cosa inventare.
Ecco, questa cosa di fare l’inventore è una delle cose più gettonate dai bambini dopo “voglio fare l’astronauta” e “voglio fare il pompiere”. Al momento il sogno dell’astronauta e del pompiere l’ho accantonato, quello dell’inventore esercita ancora su di me un certo fascino. Me lo tengo buono per il post-laurea (se io e il collega Cavagnaro abbiamo un gruppo WhatsApp “Inventori di lavori nuovi” qualcosa vorrà pur dire).

Quindi voi capirete come il professor Wayne Szalinski, il talentuoso ma sconclusionato protagonista di Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi (Honey, I Shrunk the Kids), fosse il mio idolo indiscusso. Madonna quanto mi piacevano tutti quei marchingegni domestici completamente inutili, tipo la messaggeria dal piano di sotto al piano di sopra e l’allarme colazione. E poi… il rimpicciolimento, il gioco di cercare con la lente di ingrandimento tracce di persone miniaturizzate! Tutto semplicemente meraviglioso. Lo so, lo so: il filtro nostalgico deformerà e colorerà questa recensione con mille cuori e sospiri malinconici. Ma tant’è. L’infanzia era bella, celebriamola.
Joe Johnston chi?
Questa pellicola è una piccola perla della fantascienza fine anni ’80 firmata (ecchelallà) Joe Johnston, che in quanto a effetti speciali e spettacolarità non può certo considerarsi l’ultimo stronzo (Jumanji vi dice nulla?). Dopo l’Oscar per gli effetti speciali in Indiana Jones – I predatori dell’arca perduta, iniziano gli anni d’oro di Johnston grazie ad una certa mamma Disney, che gli affida il copione di Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi nell’89.
Cos’ha di speciale questo film? Un bel collage di generi innanzitutto. C’è l’avventura e la spettacolarità di Johnston, c’è la fantascienza e la suspense degli autori del soggetto, Stuart Gordon e Brian Yuzna (due che negli anni ’80 mangiavano pane e horror), e l’immancabile tocco da family comedy della Disney.
Plot semplice ma efficace
L’eccentrico scienziato Wayne Szalinski (Rick Moranis, il Louis Tully in Ghostbusters, esatto) passa da un’invenzione fallita ad un’altra (come Homer, come me), disturbando la quiete del vicinato, sempre più screditato dalla comunità scientifica. Un giorno il figlio del vicino colpisce per sbaglio la finestra della soffitta degli Szalinski, dove Wayne traffica con i suoi esperimenti, riuscendo a mettere in funzione un macchinario sperimentale. Per una serie di equivoci i figli di Wayne e dei vicini, tra i quali non scorre buon sangue, verranno miniaturizzati alla dimensione di insetti dal macchinario e spazzati via nel bidone.
Finiti nella pattumiera, quello che per un comune mortale potrà sembrare una passeggiata diventerà per i 4 ragazzi un’avventura: attraversare il giardino. E qui la fantasia del regista si sbizzarrisce, trasformando il banale fazzoletto di erba verde delle villette americane in una vera e propria giungla di pericoli. Fili d’erba grossi come alberi, api, formiche e scorpioni come mostri letali, goccioline d’acqua potenti come cascate, lego abbandonati in giardino che diventano accoglienti dormitori. E poi… LA FALCIATRICEEEE!
Tra momenti di risate autentici, mai demenziali, e scene più introspettive, un po’ retoriche ma senza smielate inutili, la compagnia riuscirà a raggiungere la casa. Ora dovrà riuscire a non farsi mangiare.
La classica famiglia americana?
Nota di merito per gli effetti speciali, bellissimi, che non invecchieranno mai e mai sembreranno ridicoli, grazie a quel delizioso alone anni ’80 che li caratterizza. L’effetto un po’ plasticoso c’è, ma non è sgradevole (ecco che torna il filtro nostalgia). Un family movie leggero, divertente, pieno di colpi di genio e fantasia. Il tema di partenza non è il massimo dell’originalità (c’è tutta una letteratura e una cinematografia trita e ritrita sulla miniaturizzazione), ma trattata in questo modo, con questa storia, con questi effetti… BOMBA. E poi mi piace da matti la famiglia Szalinski: quattro matti da legare, disorganizzatissimi, che non stanno ad abbracciarsi e a dirsi quanto si amino ogni minuto. Poco famiglia americana, molto efficaci e divertenti. Dai, vi lascio al vostro streaming o alla vostra VHS, so che in fondo al vostro cuore ora vorrete rivedere questa chicca. Buona visione a tutti, vado anch’io.