
Da zero a dieci: il ricordo di certe notti a Rimini
Sono passati quasi vent’anni dall’uscita del film Da zero a dieci, il secondo lungometraggio scritto e diretto da Luciano Ligabue. Sì, proprio il Liga. Tra Radiofreccia e il recente Made in Italy il rocker sceglie di raccontare, ai suoi fan e non solo, la vita di provincia dove i rimpianti convivono con i sogni.
Biccio, Giove, Libero e Baygon decidono di ritornare a Rimini per organizzare un rendez-vous con quattro ragazze sedotte e abbandonate in un vecchio sabato d’agosto. I nostri eroi, amici da sempre, lasciano così la loro Correggio per trascorrere qualche giorno nella riviera romagnola con la voglia di mettere da parte i problemi e pensare solo a divertirsi. Dopo solo un’oretta di macchina ecco che si arriva a destinazione, nella stessa polverosa e angusta camera della pensione Ambra, perfetta però per provare a rivivere l’emozioni dell’adolescenza.
Prima di trascorrere questa vacanza insieme è il momento delle presentazioni:
Stefano Pesce, scambiabile per un giovane e inesperto Stefano Accorsi con lo stesso tipo di voce che eccita le sinapsi, è Giove, leader del gruppo. Si diverte a dare valutazioni da 1 a 10 a ciò che succede, molestando tutti allegramente come se vivesse dentro Trip Advisor.
Libero (Massimo Bellinzoni) invece è la mente, freddo e calcolatore, con la scusa di festeggiare un “buon non compleanno” organizza una sorpresa a tutti.
Biccio (Pierfrancesco Favino) e Baygon (Stefano Venturi) sono uno l’opposto dell’altro, se il primo è gay dichiarato con una vita da 8, il secondo ama tutti i tipi di donna e ha molta fiducia in se stesso paragonandosi a Rocco Siffredi.
Le ragazze ci sono tutte tranne Marta, ex fiamma di Baygon, rivelatosi non proprio un latin lover. Al gruppo storico formato da Lara (Fabrizia Sacchi), Caterina (Elisabetta Cavallotti) e Carmen (Barbara Lerici) si è aggiunta la sua fidanzata Betta (Stefania Rivi).
Ligabue gira un film intimo, a tratti malinconico, specchio di una generazione persa nelle incertezze. Rivivere i ricordi del passato, con atteggiamenti da eterni Peter Pan, è una medicina utile sia per assorbire un vecchio trauma mai cicatrizzato, ma anche un modo per sfuggire alle varie preoccupazioni. Lo scopo della vacanza è quello di cogliere e vivere il momento così com’è?
Si respira un’aria vintage tra le giostre e le mille lire, per le strade di una Rimini che suona come un blues.
In alcune scene però c’è voglia di fare sul serio e parlare d’argomenti che a distanza di anni sono ancora attualissimi. Pierfrancesco Favino si erge paladino omosessuale vestendosi da drag queen davanti a tutta la città senza abbassare mai lo sguardo fiero, anche sopportando dimostrazioni d’affetto poco piacevoli. Aiutato da Betta vuole affermare che se si è felici l’amore è bello in tutte le sue forme.
C’è il ricordo della Strage di Bologna nelle immagini che scorrono sulla vecchia tv in un misto di teatralità e commemorazione. Le fototessere sparse qua e là aumentano la drammaticità della situazione suscitando allo stesso tempo tenerezza e rabbia.
Ci vuole più coraggio ad affrontare la vita o la morte, si domanda uno degli amici. La risposta è: dipende. La stessa risposta si può utilizzare per valutare Da zero a dieci. Se si analizzano gli aspetti tecnici, le capacità attoriali dei protagonisti, la critica ha notato alcune imperfezioni. Dal punto di vista più filosofico e romantico, invece, Ligabue racconta una storia che a tratti emoziona esaltando il valore dell’amicizia e dei ricordi. I testi delle sue canzoni prendono vita sullo schermo creando un mondo di sognatori pronti a scegliere una vita in Libera Uscita.