
Dallas Buyers Club: giustizia e legalità
Cosa accadrebbe se, improvvisamente, dopo un’incidente sul lavoro scoprissi che per tutta la tua vita sei stato dalla parte sbagliata della barricata; quella dell’ignoranza, della volgarità e della mancanza di valori, e in uno specifico momento venissi sbalzato dalla parte opposta, di questa barricata? Hai sempre combattuto contro ciò che consideravi nemico, finché il caso, quel caos o destino, che pare dominare l’universo non ha deciso di farti vedere ciò che eri con i tuoi stessi occhi, spostato dalla parte dei tuo nemici, ora tuoi alleati, vedendo i tuoi (oramai ex) amici (o almeno considerati tali), come nemici.
Ciò è accaduto al rude texano Ron Woodroof, (interpretato da un eccezionale Matthew McConaughey, peraltro vincitore di un premio Oscar come miglior attore protagonista) omofobo cowboy che conduce una vita spericolata e lavora come elettricista in una fabbrica petrolifera; finché un’incidente non gli fa scoprire che ha contratto il virus dell’HIV, causa dell’AIDS. A quel punto Ron diventa finalmente capace di provare un sentimento che, fino ad allora, aveva completamente ignorato: l’empatia. Non tanto perché maturi a tal punto da riuscire a immedesimarsi in un’altra persona senza fermarsi alle apparenze, quanto piuttosto perché questa sua malattia (che all’iniziò rifiuterà) lo porrà nei panni delle persone che ha sempre disprezzato. D’altronde, ogni esperienza può avere una funzione “catartica” e, per strano che sia, questa malattia è stata la più grande lezione di vita che potessero impartire a Ron.
A questo punto non solo si accorgerà di come sia ignorante e pregna di pregiudizio la società (pregiudizi che lui stesso poneva prima della diagnosi della malattia), ma cercherà di combattere un sistema sanitario che non funziona come dovrebbe. Così Ron deciderà di fondare il Dallas Buyers Club, un’associazione il cui scopo è quello di fornire cure adeguate a tutti i malati di AIDS, anche se la maggior parte dei farmaci negli Stati Uniti viene considerata illegale seppur sembrino molto meno pericolosi dell’AZT, farmaco usato nella seconda metà degli anni ’80.
La pellicola è ispirata ad una storia vera: una verità dura e cruda, rispecchiata e trasposta sullo schermo in maniera altrettanto dura e cruda, nonostante una rappresentazione troppo “crudele” degli affiliati e sostenitori dell’AZT, almeno per i miei gusti e per la mia considerazione sulla vicenda. Molto più convincenti sono i personaggi, sia principali che secondari. Matthew McConaughey interpreta magistralmente Ron, un antieroe con un carattere ed una personalità molto singolare che, grazie alla funzione catartica che assume la sua malattia, passa da “non avere il coraggio” di vedere le persone per ciò che sono realmente, senza giudicarle per come sono esteriormente o per il loro orientamento sessuale, al costruire un club il cui scopo è quello di “fottere” il sistema che non permette ad ogni libero cittadino di curarsi come gli pare e piace infrangendo la legge.
Se posso aggiungere qualcosa, direi che riesce a far tutto questo e a trovare la forza per combattere “grazie alle persone” e non solo perché è vincolato dal dover ottenere quei farmaci per curare se stesso. In Dallas Buyers Club ogni personaggio rappresenta un lato umano e ha una personalità ben definita e scritta: oltre al protagonista abbiamo due personaggi che meritano un approfondimento come la Dott.essa Eve Saks e Rayon (interpretati rispettivamente da Jennifer Garner e un eccezionale Jared Leto). Il personaggio di Eve rappresenta il timore e il dubbio che si ha in una delle scelte più difficile da compiere nella vita, in questi casi, ossia: seguire la legge o ciò che ognuno di noi ritiene giusto? Eve farà una scelta fondamentale quanto secondaria nello sviluppo della sceneggiatura. Rayon è invece un personaggio sessualmente ambiguo che Ron incontrerà in ospedale mentre riceverà le cure, successivamente diverrà un comprimario ed assistente del protagonista. Oltre alla scrittura eccezionale, qui bisogna davvero omaggiare l’eccezionale interpretazione di Jared Leto, tanto difficile quanto ben riuscita.
Dal punto di vista tecnico il prodotto è più che notevole, togliendo le fantastiche interpretazioni e la sceneggiatura ben scritta, la fotografia diretta da Yves Bèlanger riesce a trasmettere una malinconia ed una cupezza molto azzeccata al tema e al “mood” della pellicola. La regia di Jean-Marc Vallée è fantastica: non emerge in particolar modo lasciando pieno spazio alla storia che viene raccontata, risulta tutt’altro che statica, è molto dinamica e movimentata, emulando alla lontana lo stile di un documentario o di un servizio giornalistico.
Dallas Buyers Club è un film impegnato sotto molti punti di vista; racconta una storia forte, vera e cupa, che non vi lascerà con eroi valorosi o antagonisti indimenticabili, bensì vi lascerà con molti messaggi che vi arriveranno dritti in faccia, starà solo a voi coglierli ed interpretarli.