Mettete una musica triste in sottofondo devo fare un’annuncio: le vacanze sono finite e stanno per tornare tutti i vecchi sbattimenti. Si sto parlando soprattutto con quei simpaticoni che hanno intasato Instagram con le foto della Grecia o dei selfie in Interrail. Se invece qualcuno di voi è incuriosito dai luoghi spaventosi, si emoziona guardando i referti dei Ris e crede nei vampiri ho una bella notizia. David Farrier, giornalista neozelandese con la capacità di finire nei posti più assurdi con personaggi ancora più strambi, ha deciso di documentare le sue esperienze in Dark Tourist.
Non solo una serie tv, ma un viaggio suddiviso in più tappe, tra un rito voodoo, pistole puntate alla testa, radiazioni nucleari e altre mille avventure.
Con uno stile simile a quello di Pif, il giornalista sceglie di indagare sul quel fenomeno chiamato turismo dell’orrore, nel quale luoghi di disastri, omicidi o teatri di guerra diventano le mete perfette per un po’ di relax. David è l’assoluto protagonista di questo viaggio che ci porterà in 8 puntate alla scoperta di:
- Colombia e Messico: sulle tracce di Pablo Escobar, il giorno dei morti a Città del Messico,provare a superare il confine
- Giappone: Fukushima, un ‘isola fantasma, la foresta dei suicidi
- Usa: sulle tracce di un serial killer a Milwaukee, vampiri a New Orleans, tour dedicati alla morte di Jfk
- Kazakistan e Turkmenistan: un lago nucleare, una stazione spaziale, una capitale super controllata
- Europa: in guerra contro i Nazisti, la città proibita, un museo molto inquietante
- Sud Est Asiatico: riti di sepoltura in Indonesia, un particolare poligono in Cambogia, la capitale del Myanmar
- Africa: un festival di voodoo in Benin, la periferia di Johannesburg, la città di Orania
- Di nuovo negli Usa: due chiacchere con un’amico di Charles Manson, una casa stregata, prepararsi alla fine del mondo.
Sono interessato a ciò che è folle, macabro e morboso. Così ha inizio il mio viaggio per il mondo alla ricerca d’esperienze estreme da turista dell’orrore.
Attraverso la telecamera e la voce fuori campo le immagini raccontano in maniera diretta senza mediazioni morali o etiche.L’idea è quella di documentare l’intero viaggio senza creare uno scontro di civiltà o giudicare le persone come pazze. Si creano così alcune situazioni surreali e grottesche come l’incontro con un killer diventato star di YouTube o un trasloco improvvisato in Sud Africa. Lo spettatore rimarrà più volte sorpreso, forse anche un pochino traumatizzato e schifato dai sacrifici tribali (sconsigliati in pausa pranzo) e dalle diverse elaborazioni del lutto. Nonostante le diversità di pensiero e cultura viene celebrata la grande umanità delle popolazioni locali sempre pronte ad accogliere ed aiutare il curioso viaggiatore.
In questo periodo di crisi del giornalismo abbiamo bisogno di persone come David Farrier. Dopo aver scoperto quanto il solletico non faccia sempre ridere nel documentario Tickled, ritorna a indossare l’elmetto del reporter d’assalto solo per il gusto di raccontare storie reali. Storie vissute sulla propria pelle, sporcandosi le mani nel fango, sfidando alcuni tabù e facendo incazzare anche i poliziotti.
Non so se sia più importante il viaggio o la destinazione, se scoprendo nuovi posti si impara a conoscere se stessi, ma sono sicuro che se un giorno diventerò un giornalista vorrei essere proprio come David Farrier.