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David di Donatello 2016 – I vincitori

logo_david_di_donatelloLunedì 18 aprile 2016. È la sera del David di Donatello, il premio cinematografico italiano più importante. C’era bisogno di specificarlo? Spero di no, ma non sapendo come introdurre l’articolo, lo scrivo lo stesso. Detto ciò, faccio due premesse.

Per prima cosa, questo articolo lo sto scrivendo in “live”, quindi mentre scrivo queste righe non ho idea di chi vincerà i premi. Il motivo? Per non dimenticarmi nessun passaggio della serata e per fare i pronostici last minute, prontamente smentiti.

In secondo luogo, vorrei spezzare una lancia a favore del cinema italiano. L’ultima stagione cinematografica è stata grandiosa e con tanti film di alto livello, da quelli più commerciali (Lo chiamavano Jeeg Robot, Perfetti sconosciuti) agli autori acclamati (Youth di Sorrentino, Il racconto dei racconti di Garrone, Non essere cattivo di Caligari, Suburra di Stefano Sollima e così via).

La cerimonia è introdotta da una sorta di cortometraggio, tutto giocato sul fatto che il presentatore della serata Alessandro Cattelan si sia dimenticato di prepararsi a dovere. Niente male, strappa un sorriso coinvolgendo alcuni protagonisti della serata, tra cui un Sorrentino sorprendentemente autoironico.

Iniziamo subito col migliore attore non protagonista. Secondo me se la giocano Luca Marinelli ed Alessandro Borghi. Punto su quest’ultimo, convinto che Marinelli verrà premiato in seguito come protagonista per Non essere cattivo. Ovviamente vince Marinelli per Lo chiamavano Jeeg Robot. Una vittoria inaspettata, considerando il fatto che il film per cui è appena stato premiato appartenga ad un genere spesso snobbato dalle giurie.

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Miglior produttore. Gabriele Mainetti per Lo chiamavano Jeeg Robot. Due premi, due sorprese: le premiazioni di Marinelli e Mainetti sono il chiaro segnale di un’industria la cui volontà è quella di rinnovarsi.

Ora arriva De Sica a presentare la migliore attrice non protagonista. Vince Antonia Truppo per Lo chiamavano Jeeg Robot, assegnato forse più al film che al merito dell’attrice in sé.

Miglior sceneggiatura. Io dico Sorrentino per il suo bellissimo Youth – La giovinezza. E vince Perfetti sconosciuti. Vittoria giusta, considerato che l’intero film si regge sui dialoghi. Miglior montaggio a Lo chiamavano Jeeg Robot e miglior fotografia a Il racconto dei racconti.

Il film di Sorrentino monopolizza le due categorie “musicali”, mentre il primo premio della serata per Non essere cattivo va al fonico di presa diretta Angelo Bonanni. Il film di Garrone si porta a casa giustamente i premi per le scenografie, i costumi, il trucco e le acconciature. Il giusto riconoscimento ad una produzione coraggiosa che ha fatto della messa in scena il suo punto di forza.

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Ora arriva Accorsi a presentare la miglior attrice protagonista. Una vera e propria “battle royale”: addirittura sette attrici candidate. Io dico la Cortellesi. Il premio va invece ad Ilenia Pastorelli, ex Grande Fratello, per Lo chiamavano Jeeg Robot. Personalmente non credo fosse la più meritevole tra le candidate, ma sicuramente la volontà è stata quella di premiare un talento inaspettato. E continuare a riempire di premi il film di Mainetti.

Il David giovani va a La corrispondenza. Consegnato il premio, la Golino sale sul palco per premiare il miglior attore protagonista. Di nuovo il duello tra Borghi e Marinelli, con Mastandrea in agguato. Non credo premino due volte nella stessa serata Marinelli, perciò punterei sulla vittoria di Borghi. E niente, proprio non ci prendo. Il premio lo vince Claudio Santamaria per Lo chiamavano Jeeg Robot. Dispiace per Alessandro Borghi, visibilmente deluso. E dispiace anche per il fatto che forse si stia spingendo un po’ troppo sul voler premiare il film piuttosto che le interpretazioni individuali. Senza nulla togliere a Santamaria, ovviamente.

Ora vengono assegnati due premi su cui non posso esprimermi, non avendo visto i film candidati: miglior corto a Alessandro Capitani per Bellissima, miglior documentario ad Alex Infascelli per S is for Stanley – Trentanni dietro al volante con Stanley Kubrick. Il racconto dei racconti si aggiudica nel frattempo i migliori effetti speciali.

Matteo_GarroneToni Servillo sale sul palco per presentare il miglior regista. Categoria decisamente indecifrabile, con due dei nostri registi più acclamati a sfidarsi: Garrone e Sorrentino, con l’incognita Caligari dietro l’angolo. Deluso per la mancanza di Sollima tra le candidature, dico Garrone. E per una volta ci azzecco! Un premio meritatissimo: il regista romano è riuscito a realizzare un’epopea epica ed intellettuale, realizzando un fantasy di ottima fattura e senza snaturarne l’opera originaria.

Ora tocca al miglior regista esordiente. A che serve elencare i candidati? La vittoria di Mainetti è più scontata di una battuta sui marò su Facebook. E così è. Giusto così, niente da dire.

La serata sta per concludersi. È il momento del miglior film. Fino a poche ore fa avrei detto Non essere cattivo, ma visto l’andazzo della serata farei meglio a stare zitto. Vince Perfetti sconosciuti. Un premio che potrebbe far storcere il naso a molti poiché, seppur trattandosi di una commedia brillante come non se ne vedevano da anni in Italia, non c’è stato il coraggio di premiare un film forse un po’ più di nicchia, ma al tempo stesso più meritevole.

Tirando le somme, non si può che essere soddisfatti della serata. Innanzitutto, Cattelan è riuscito ad “americanizzare” il format, aumentando il ritmo e riuscendo ad evitare il rischio noia delle edizioni precedenti, grazie ai vari intermezzi riempiti con gag più o meno riuscite.

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La maggior parte delle premiazioni sono incontestabili. Lo chiamavano Jeeg Robot domina meritatamente, anche se i premi agli attori sono forse un po’ forzati (tolto lo splendido Luca Marinelli). Ad essere premiato è stato lo sforzo produttivo e rinnovatore, perciò sono spiegate le vittorie di Mainetti e Garrone. Dispiace per l’assenza di Sollima per il suo Suburra e del mancato premio ad Alessandro Borghi, forse più meritevole di Claudio Santamaria. Ed infine, Caligari ed il suo Non essere cattivo avrebbero meritato una sorte migliore.

Mauro Paolino

Classe 1996, inizia a scrivere recensioni cinematografiche all'età di 15 anni. Appassionato di cinema, scrittura e storia dell'arte moderna, passa le sue giornate a guardare film, scrivere sceneggiature scadenti e coltivare la sua barba, nella falsa convinzione di sembrare un ragazzo intellettualmente impegnato.
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