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DeLorean: un sogno che non ha bisogno di strade

Vi scrivo che praticamente mi sanguina ancora il naso. Non mi sono ripresa dall’effetto sconcertante e meraviglioso che mi ha fatto trovarmi davanti una DeLorean, customizzata per essere la replica perfetta di quella di Ritorno al futuro (parte seconda, per l’esattezza). Cercate di sopportarmi anche in versione fangirl elettrizzata, poi da domani torno senza cuore.

Metti una DeLorean sul prato

Immaginatevi alla fine di una lunga giornata allo stand MacGuffin dell’AleComics. Una giornata passata ad importunare i passanti al grido di “Ehi, ti piace il cinema? Vuoi fare un gioco con noi?”, con sguardo pericoloso e folle.

Immaginate di scoprire con sconcerto che gli standisti non li fanno uscire prima delle otto e di rassegnarvi a una birretta sull’erba con gli altri MacGuffer. Ecco. In quel momento, tra i cosplayer di Joker e di Jack Sparrow, la visione. Arriva lei. Attraversa il prato a passo d’uomo, la portiera alzata.

È la DeLorean. Non una DeLorean qualsiasi: è QUELLA DeLorean. È uscita dallo schermo, precisa in ogni dettaglio.

Vi stropicciate gli occhi. Abbandonate sul prato borse, birra, amici, dignità, per rincorrere quel sogno a quattro ruote. L’ho raggiunta che avevo ancora la mascella per terra e sul momento sono riuscita a pigolare al ragazzo alla guida solo “per favore, posso farmi una foto?”

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Una bambina a Natale. Oliver Twist sarebbe stato più disinvolto.

Capitemi, per piacere. Non vi farò uno spiegone sull’importanza che ha avuto la trilogia di Ritorno al futuro sulla mia formazione perché non vi voglio così male. Vi dico solo che me li rivedo tutti tipo una volta all’anno da quando ne ho sette. La saga è decisamente nella top ten dei miei comfort movies, insieme a Chi ha incastrato Roger Rabbit?, Indiana Jones, e compagnia.

La DeLorean sta a me come la copertina sta a Linus. Qualcosa mi dice che non sono l’unica.

Il progetto

Domenica ho deciso di andare fino in fondo nella spirale del nerdismo e ho concepito l’ipotesi di costruire questo articolo. Sono andata a cercare di nuovo la DeLorean con la precisa intenzione di intervistare il proprietario per condividere con voi tutti la mia emozione fanciullesca.

Il ragazzo che ha costruito la replica perfetta che vedete nelle foto e nel video si chiama Alessandro (potete seguirlo su Instagram o su Twitter). Credo di aver interrotto maldestramente il suo pranzo per tempestarlo di domande (scusa, Alessandro! Ero troppo presa bene. E grazie infinite per la gentilezza e per la chiacchierata). Mi ha raccontato qualcosa di questa avventura meravigliosa: l’assemblaggio della DeLorean è durato circa due anni. Per lui è un hobby, non costruisce repliche per lavoro e la macchina del tempo è al momento la sua unica creazione.

L’auto è una vera DeLorean, perfettamente funzionante: Alessandro la guida per strada senza problemi (a parte, immagino, la curiosità e l’entusiasmo dei passanti). Per ricreare i particolari della macchina del tempo, Alessandro ha usato articoli da collezionismo già in commercio (come l’HoverBoard, il flusso canalizzatore o Mr. Fusion), customizzandoli per renderli più simili all’originale o più funzionali. Tanti altri dettagli, per esempio parte dei circuiti interni, li ha invece creati lui con una stampante 3D.

Come potete osservare nelle foto il livello di dettaglio e di fedeltà è impressionante: mi sono quasi commossa quando ho visto la sveglia analogica sul cruscotto, la targa Outatime, il piccolo estintore d’emergenza sotto al sedile del passeggero…

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LA SVEGLIA! Amo la sveglia.

Mi è uscito dal cuore, a un certo punto della nostra chiacchierata, domandare ad Alessandro che succedeva a spingere la DeLorean fino a 88 miglia orarie. Ma temo che sulla parte del viaggio nel tempo il lavoro sia ancora in progress.

La DeLorean tra cinema e mito

La DMC è stata una casa automobilistica sfortunata: un’avventura durata appena un decennio (dal 1975 al 1985, anno di uscita del primo Ritorno al futuro) e nata dal sogno imprenditoriale del fondatore John DeLorean.

Quell’unico modello DMC, caratterizzato dal particolarissimo design ad ala di gabbiano delle portiere, sarebbe forse stato dimenticato senza la consacrazione sul grande schermo da parte di Robert Zemeckis – che l’ha resa una delle auto più iconiche della storia del cinema.

Il mito della DeLorean rivive nel 2018 anche grazie a Driven, in prossima uscita, che ho visto in anteprima al Festival di Venezia. Una piacevolissima commedia di Nick Hamm sulle sfortune che hanno caratterizzato la produzione di quella che sarebbe diventata, per tutti noi, semplicemente “la macchina del tempo” di Doc Brown.

Perché ve l’ho raccontato?

Mentre mi tampono il sangue dal naso e torno in me, vi spiego perché ho scelto di scrivere questo articolo. La condivisione delle cose belle, delle cose che ci appassionano, è un atto d’amore. È un atto d’amore il lavoro meticoloso di Alessandro, che ha costruito pezzo per pezzo la macchina dei sogni di tanti di noi. È un atto d’amore la scelta di portare questo sogno a spasso per le fiere e farlo vivere anche agli altri. È un atto d’amore scrivere per raccontarlo.

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Quanto vi state commuovendo?

Per chi non è cresciuto con Ritorno al futuro sembrerò pazza a dire che seduta al posto del guidatore, mentre scattavo la foto, mi sono sinceramente emozionata (e mi sa che si vede). Salutando Alessandro gli ho detto: “ancora non mi sembra vero, la tua DeLorean è bellissima, è incredibile.” Mi ha risposto che a volte non sembra vero nemmeno a lui che la vede tutti i giorni, rivolgendo alla macchina lo stesso sorriso pieno di meraviglia e gioia sfoggiato dai tanti curiosi fermi intorno alla DMC-12.

I bei sogni fanno questo. I bei sogni non hanno bisogno di strade.

Sara Boero

Sua madre dice che è nata nel 1985, a lei sembrano passati secoli. Scrive da quando sa toccarsi la punta del naso con la lingua e poco dopo si è accorta di amare il cinema. È feticista di Tarantino almeno quanto Tarantino dei piedi. Non guardatele mai dentro la borsa, e potrete continuare a coltivare l'illusione che sia una persona pignola.
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