
Die Hard – Trappola di cristallo: Bruce Willis is coming to town
I film di Natale si dividono grossomodo in tre categorie: le commedie traboccanti di buoni sentimenti alla Love Actually, i capolavori del cinismo come Parenti serpenti, e quelli che cercano di buttarla in vacca stando a metà tra il comico, l’horror e il grottesco – I Gremlins, tanto per dire. Tutto qui, apparentemente, se non fosse che il mondo ha avuto la fortuna di attraversare un decennio irripetibile che va sotto il nome di Anni Ottanta: qui il trash, le sparatorie, i lustrini e gli eccessi l’hanno fatta da padrone. E grazie al cielo, verrebbe da dire, altrimenti come faremmo a disintossicarci da panettoni e presepi senza Die Hard – Trappola di cristallo?
Die Hard – Trappola di cristallo è stato girato nel 1988 e racchiude tutto ciò che andava di moda all’epoca: le botte da orbi, i grattacieli da manager rampanti, i criminali cattivissimi e, last but not least, le canottiere bianche. Sì, proprio quelle che vostra nonna definisce “le magliette della salute”. E che però viste indosso a un giovane Bruce Willis fanno tutto un altro effetto. Il look disinvolto del pelato, all’epoca solo stempiato, più famoso di Hollywood è più che giustificabile: il nostro infatti veste i panni di John McClane, poliziotto newyorkese che decide di volare dall’altra parte del paese per passare le feste con la famiglia. Indovinate un po’, la moglie Holly (Bonnie Bedelia) non ne vuole sapere e preferisce calarsi la festa di Natale aziendale alla torre Nakatomi, nel cuore di Los Angeles.
Fin qui Die Hard – Trappola di cristallo potrebbe sembrare un drammone strappalacrime da vigilia di Natale come ce ne sono tanti, se non fosse che nel grattacielo in questione decide di fare irruzione il malvagio Hans Gruber insieme ai suoi scagnozzi: nota di colore, il terrorista tedesco – che poi chi lo ha mai visto un terrorista tedesco? – è interpretato da Alan Rickman, per la prima volta alle prese con il grande schermo. Dai teatri inglesi alle scazzottate senza manco togliersi lo smoking. Hans teoricamente è lì per un nobile proposito, ovvero liberare dei generici ribelli da delle altrettanto generiche galere di tutto il mondo; in realtà, udite udite, è il vil denaro a guidare le sue gesta. Naturalmente Holly è in pericolo, naturalmente la polizia non sa che pesci pigliare, naturalmente John si prodigherà per salvare la situazione, la sua famiglia e pure il Natale.
Chissà se ai tempi il regista John McTiernan sarà stato consapevole di stare dando il la per una delle saghe più celebri dell’action movie: dopo il 1998, Bruce Willis tornerà a giocare al poliziotto eroe e sempre più pingue nel 1990, 1995, 2007 e 2013. E tuttavia, è con il capostipite della serie che Willis e le sue canotte fanno il salto di qualità dalle serie tv al grande cinema: John McClane diventa l’idolo delle donne per i suoi pettorali e degli uomini per la sua capacità di sparare, bere, picchiare, votare repubblicano e sedurre ogni esemplare di sesso femminile del globo terracqueo tutto in una volta.
Eppoi, per quanto cerchiamo di darci arie da intellettuali da film d’essai, bisogna riconoscerlo: Die Hard – Trappola di cristallo è proprio divertente. Intrattiene, piazza le battute giuste al momento giusto e assesta due o tre colpi di scena formidabili, per quanto si capisca sin dal principio come andrà a finire. Un’ode a tutto il meglio e il peggio che gli Anni Ottanta hanno partorito, e un digestivo perfetto per mandare giù il pranzo di Natale – un’altra cosa per la quale gli Eighties non sono mai finiti, in fondo.