
District 9, ovvero l’alienazione degli esseri umani dagli esseri umani
Ognuno di noi ha un fedele amico di colore con un imponente sorriso bianco che brilla e regala luce alle nostre giornate; per tutti coloro che stanno pensando “ehm, ecco, io… io… non ho un amico di colore…”, vi chiarisco subito che le motivazioni che vi spingono a pensare ciò possono essere due: siete persone di colore e quindi avete tanti amici di colore, oppure siete dei brutti e sporchi razzisti con seri problemi di autostima che trovano conforto e auto-approvazione nel pronunciare frasi del tipo “che schifo i negri, puzzano”, “rimandiamoli al loro paese”, “viva la razza ariana”. A noi interessa in modo particolare considerare questa seconda categoria di persone, alle quali do subito una triste notizia: l’intento di questo film è portare gli spettatori ad odiarvi e successivamente polverizzarvi. Vi presento oggi District 9.
Johannesburg, Sudafrica, anno 2010. No, non è un film sui mondiali di calcio vinti dalla Spagna. Questo signore e signori è un film sugli alieni, o quasi. Breeeeeevissimo accenno di trama per farvi capire di cosa stiamo parlando: nell’anno 1982 una nave aliena decide di stabilire il proprio alloggio nei cieli di Johannesburg, dai quali non potrà spostarsi a causa di un guasto. La popolazione sudafricana, leggermente infastidita dalla presenza extraterrestre, protesta portando il governo a mobilitare squadre di ricerca. All’interno della nave viene trovata una colonia di alieni allo sbando e decisamente malnutrita. I membri di quest’ultima vengono dunque fatti sbarcare e riuniti, o per meglio dire rinchiusi, all’interno di un’area della città, denominata proprio District 9. PLOT TWIST SUPER IMPREVEDIBILE: i rapporti tra umani e gamberoni (così vengono chiamati gli alieni nel film) si deteriorano fino alla decisione di sfrattare questi ultimi. “Il classico film sugli alieni“… e invece no.
Che cosa rende dunque District 9 diverso da tutti gli altri film sugli alieni?

Non è un film sugli alieni
Piccolo scherzetto. Difatti, nonostante la presenza degli alieni nel film, essi non sono l’argomento di trattazione principale, ma piuttosto un pretesto per parlare di altro. Prima di continuare vorrei fare una piccola precisazione: ciò che segue non è un vero e proprio spoiler, in quanto costituisce un discorso che nasce dall’analisi della pellicola. Tuttavia quanto sto per affermare potrebbe disturbare o addirittura rovinare la visione del film in questione, insomma uomo avvisato, mezzo salvato. Gli alieni non sono altro che uno strumento per trattare temi molto più vasti ed etici. Per intenderci: il regista Neill Blomkamp non ha usato i gamberoni perché voleva realizzare un film sugli alieni, ma perché essi sono diversi, in aspetto ed abitudini, dagli esseri umani. Per quanto sembri un ragionamento banale, in realtà l’idea di Blomkamp è una trovata geniale e in certa misura rivoluzionaria, perché gli permette di rendere un ipotetico film di fantascienza un film di spessore etico e morale costruito attorno alla segregazione razziale e alla xenofobia. Inoltre la scelta di dare agli alieni caratteristiche e atteggiamenti tendenzialmente umanoidi mostra in maniera netta la reazione tipica degli uomini al diverso, ovvero chiusura e discriminazione. Ciò che nella realtà avviene tra uomini di razze, etnie od orientamenti differenti, in District 9 avviene tra umani e alieni.
Eterogeneità cinematografica
Lo stile iniziale della pellicola è piuttosto atipico. Il motivo principale risiede nel fatto che essa si presenta come se fosse un documentario, rivelandosi solo in seguito un vero e proprio film con trama, personaggi e sviluppo diegetico. Questo tipo di approccio rende le prime fasi di District 9 un po’ lente e macchinose, ma tuttavia necessarie per chiarificare allo spettatore la situazione iniziale. Nella sua totalità, però, il film si rivela essere un mockumentary (un falso documentario), in quanto anche se da un certo punto in poi lo stile documentaristico viene completamente abbandonato, nelle battute finali esso viene ripreso lasciando intendere che tutto ciò che è successo durante lo svolgimento narrativo è, di fatto, materiale di cronaca trattato e commentato da esperti di settore. THAT’S A FUCKING MINDFUCK, MAN!
Blomkamp è stato inoltre molto bravo ad imprimere e mescolare nel suo prodotto diversi generi filmici. In District 9 troviamo l’azione spaccaculi e spara(esplodi)tutto degli scontri tra alieni e umani che si accompagnano a scene comiche capaci di smorzare la tensione creata da un ambiente particolarmente inospitale. Troviamo ancora lo splatter sanguinolento e macabro usato con intelligenza e accuratezza che talvolta sfocia in sequenze tendenti all’horror particolarmente stucchevoli. Troviamo infine il dramma delle razze e dell’impotenza di fronte al più forte che caratterizza, alternandoli, sia umani che alieni. E poi ci sono i corpi che esplodono male, in altre parole il vero motivo per cui dovete guardare questo film. Ma che ne volete sapere voi di sadismo, Blomkamp sì che mi capisce. BIG UP BRO!

Effetti speciali e realtà straniante
Le mega esplosioni incredibili e zarre tipiche dei film action a noi non piacciono ed è questo il motivo per cui, anche per quanto riguarda gli effetti speciali, District 9 rimane canonico pur allontanandosi dai suoi canonici canoni, capito no? Sì, perché come ogni film con esseri strani ed armi futuristiche che si rispetti anch’esso è dotato di effetti speciali, ma questi ultimi non sono invasivi come spesso accade nei film fantascientifici. Pur essendo effetti visivi coi controcazzi, essi sono realizzati per mantenere un contatto con la realtà straniante che District 9 crea, ovvero un mondo dove l’unico modo per conciliare esseri di origini diverse è che entrambi si trovino nelle stesse condizioni, fisiche o ambientali che siano. Il risultato è dicotomico: da un lato l’essere umano spietato e xenofobo, dall’altro l’essere umano alienato e succube dell’essere umano stesso.
Come qualsiasi opera prima, District 9 non è esente da difetti ed è anzi caratterizzato da piccole ingenuità sparse qua e là (che rima, sono un rapper, yo!), vedi una sceneggiatura leggermente carente in alcuni punti o alcune scene troppo esagerate e sceniche. Tuttavia rimane un film che scuote il genere distopico-fantascientifico mostrandolo da una prospettiva diametralmente opposta all’usuale e che porta un bagaglio di valori etici e morali estremamente ampio. Aggiungo infine che ci sono nigeriani che mangiano braccia… Blomkamp deve aver avuto una vita strana.