
Django
Un uomo che trascina una bara in mezzo al fango, così si presenta Django.
In molti avranno visto Django Unchained, uno degli ultimi lavori di Tarantino. Io invece vi parlerò di Django, pellicola del 1966 diretta da Sergio Corbucci. Ebbene si, il Django originale è un film italiano, con Franco Nero protagonista; un classico del genere spaghetti western, girato nel periodo in cui l’Italia insegnava a fare cinema al resto del mondo.
In una città desolata degli Stati Uniti al confine col Messico, sotto il controllo di un maggiore cattivo, ci sono un gruppo di classici bandidos messicani. C’è solo un bordello, attività che è rimasta in piedi facendo affari con entrambe le parti. Lì si presenta Django, un militare nordista che si porta appresso la sella e una bara. È una storia di vendetta che si apre con queste premesse, si trasforma poi in una rapina, per diventare un furto e concludersi nuovamente con una vendetta. La storia è semplice ma ben caratterizzata e il duello finale, immancabile in questo genere, è decisamente atipico.
Chiariamoci: è un film degli anni sessanta, sangue non ce né, solo del liquido arancione. Le scene son lunghe e ben definite; cè una scazzottata di cinque minuti dove ogni singolo pugno, gomitata, sgabellata o bottigliata sono riprese (altro che il Jackie Chan). Il film è lento in generale, non ci si può aspettare la frenesia delle pellicole moderne. Le musiche in compenso sono capolavori assoluti.