Doctor Who: viaggio nel tempo a colazione, a pranzo, a cena in ogni momento libero della giornata. Paradossi temporali, loop temporali, pianeti ospitali, pianeti inospitali, alieni molto alieni, alieni molto umani; un marasma fantascientifico che è stato messo in onda in quasi novecento episodi e che ammettiamolo candidamente, nelle ultime stagioni ha subito un notevole calo. L’era Moffat è terminata nel 2017, quando ha ceduto le redini a Chris Chibnall (Broadchurch) che ha messo in scena per la prima volta un Dottore al femminile, con protagonista Jodie Whittaker.
Partiamo da qui, dalla Whittaker, perché è l’unica cosa che funziona in questa nuova undicesima stagione di Doctor Who.
A chi ha voltato le spalle alla serie, scioccamente, per questo cambio di genere, perché non apprezzava l’idea di un Dottore donna non ho molto da dire. Quello che c’è da dire è che Jodie Whittaker è un Dottore fantastico; irriverenza, sarcasmo medio alto che ricorda un po’ David Tennant (sempre nei nostri cuori), ma soprattutto entusiasmo, che è la parola per questa tredicesima incarnazione del Dottore, dopo aver avuto una crisi/crescita durante il periodo Capaldi.
Il punto è che la serie, ancora una volta, si nutre di buone intenzioni offrendo però del resto un risultato mediocre. Così proprio come è successo con Moffat, malgrado la presenza di un Dottore veramente interessante sono la struttura della serie e il suo contenuto che vengono a mancare. Se nel caso di Moffat tutto è andato lentamente a collassare su sé stesso (con risultati comunque molto buoni), per adesso possiamo soltanto dire che DW con Chris Chibnall è noioso.
Per l’undicesima stagione si è optato per dieci episodi (più lo speciale natalizio già recensito qui) stand-alone; se nelle serie passate si aveva sempre una narrazione orizzontale questa nuova stagione poggia le sue basi solo su singoli episodi autoconclusivi, con pochi, piccolissimi riferimenti che sono al massimo diversivi per tenere in attesa lo spettatore per qualcosa che non arriverà. Intrecci lenti con qualche tentativo sconnesso di creare interesse, anche se due episodi con interessanti accenni storici sono abbastanza piacevoli (Rosa e Demons of Punjab anche se quest’ultimo fa davvero un brutto errore per quando riguarda il viaggio nel tempo).
Per quanto riguarda i personaggi Whittaker promossa sì, ma companion bocciati. Tre companion legati da alcune vicende passate, nessuno dei tre ben caratterizzato, nessuno dei tre soprattutto evolve nei dieci episodi; l’unico con un buon script è Bradley Walsh, mentre a Mandip Gill viene sempre più rosicchiato via spazio durante il procedere della serie. Il risultato è che ognuno di loro ha solo un ruolo ben preciso, se non stereotipato sicuramente meccanico (lui vede questo, lei dice questo, lui ribatterà con questo, insomma, avete capito, così per ben dieci episodi).
Ma quello che manca nella nuova stagione di DW è l’epicità, l’avventura che scaturisce, e che dovrebbe scaturire, da una serie basata sul viaggio nello spazio-tempo. In tutti i dieci episodi appare un’entità aliena, in sei di questi casi l’entità aliena è malvagia. Fin qui in realtà niente di così grave: anche nelle stagioni passate, per esempio la nona, o la terza, c’era sempre una buona quantità di forme extraterresti e anche in questi casi c’erano buone chance che l’alieno in questione non fosse proprio ben disposto verso il Dottore o l’umanità tutta.
Il problema vero è che in tutta la serie un solo episodio contiene una variazione sul tema viaggio nel tempo (It Takes You Away), qualcosa insomma che non sia incentrato su “dobbiamo uscire vivi da questa situazione perché l’universo è grande e spesso non amichevole”, ma che porti con sé un paradosso, un qualcosa che abbia a che fare con questo benedetto viaggio nel tempo, o che sia almeno divertente.
Guardatevi un episodio qualsiasi delle serie passate (io ho fatto qualche rapido calcolo con la nona e la terza serie appunto); la questione non riguarda la complessità della serie. Una serie può essere complessa senza essere necessariamente oscura e incomprensibile.
La nuova stagione di DW è un lunghissimo episodio introduttivo, un lunghissimo episodio dove il viaggio nel tempo e tutto l’armamentario sci-fi che ha sempre reso DW una serie divertente e appassionante è ormai solo un mezzo, non più uno scenario, non più un punto di interesse.
Per Doctor Who la storia si ripete: ottimo Dottore anche in questo caso ma, almeno per adesso, smosso da una trama del tutto dimenticabile.