Film

Dolittle: qui c’è odore di cacca, peli e ascelle (ma con Robert Downey Jr.)

Ma che bello regà: il primo film di Robert Downey Jr. dopo Avengers: Endgame! No, no, no, non fatevi ingannare: qui abbiamo della merda. Esatto sto parlando di Dolittle, per la regia di Stephen Gaghan (già sceneggiatore di Traffic), adesso in sala.

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Sarò sincero e per questo vi dico che pur contro ogni pregiudizio non avevo aspettative alte per questo film; però non immaginavo neanche questo calderone di escrementi fumanti.

Partiamo dal precedente cinematografico di Dolittle, ovvero Il dottor Dolittle, quello con Eddie Murphy che ha segnato le nostre infanzie. Ecco, Il dottor Dolittle sviluppa lo stesso soggetto del film di Gaghan, ma in due maniere completamente diverse.

Mentre il cult con Eddie Murphy mostrava sì un dottore che parla con gli animali, ma in uno scenario per la maggior parte realistico, invece Dolittle mette in scena un’ambientazione totalmente fantastica. Nel senso di legato alla fantasia, non di bellezza.

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Un merito va sicuramente attribuito al lavoro fatto con gli effetti speciali – mai esaltanti – però c’era un grosso lavoro da fare con la cgi per dare credibilità agli animali parlanti; e da questo punto di vista hanno ottenuto un buon risultato.

Credo che le note positive si esauriscano qui, perché il resto fa inorridire.

Innanzitutto la sceneggiatura è scritta da un adulto ingenuo di 55 anni che crede ancora in Babbo Natale. Intendo che la trama era vecchia già 62 anni fa e per questo utilizza degli archetipi narrativi stra-abusati da qualsiasi filmetto ingenuo per bambini. Perché questo è Dolittle: un filmetto ingenuo per bambini.

Non fraintendetemi, non c’è nulla di male nel fare film per bambini; ciò che c’è di male è fare male dei film per bambini, perché rischiano addirittura di risultare diseducativi. Ma allora forse Dolittle è un film più adulto? Assolutamente no, ed il problema sta proprio in questo. Il tono del film sta esattamente a metà tra l’essere abbastanza strutturato per essere preso sul serio da un adulto e il far divertire, sognare ed insegnare ai bambini. Ne risulta un film che più sciapo non si può e, lasciatemelo dire, anche noioso.

Perché ragazzi, va bene tutto, ma a me sinceramente le battute allusive sui peni e sui culi non fanno più ridere. Predico bene e razzolo malissimo. E in più questo tipo di “comicità” probabilmente non fa ridere nemmeno i bambini e anzi forse li indigna proprio perché Dolittle spesso esagera pisciando fuori dal vaso peggio di un ubriaco che urina a casa della tipa appena conosciuta.

robert downey jr

E poi la noia ragazzi, la noia. Non scherzo se dico che a un certo punto da quanto desideravo che questo film finisse mi è venuto mal di testa. Ma questo perché sostanzialmente hai già capito come andrà il film dopo 1 minuto e mezzo. La trama è la classica del burbero (più o meno) che dopo varie peripezie riscopre il perché vale la pena vivere e condividere. E non vi dico altro perché so che nella vostra testa si è già creata tutta la struttura della trama; ed è quella corretta fidatevi: niente di più canonico di così.

Ma parliamo anche del grande ospite e dell’unico motivo per cui ero vagamente incuriosito da questo film: Robert Downey Jr. Io sono stufo di te Robert, mi stai un po’ sul cazzo.

Ma non sto neanche troppo a lamentarmi. Alla fine le cose da dire sono sempre le solite: eri un ottimo attore, promesso a una carriera stellare – che hai avuto, ma in tutt’altro senso – e che poi si è perso in ruoli del cazzo proponendo in ogni interpretazione la caricatura di se stesso. I’m sorry Robert, my bad.

Che alla fine, come al solito, Robert non recita male, non ha mai recitato male. Però che la smetta di farsi scrivere i personaggi su misura. Anche in Dolittle è produttore esecutivo e sono sicuro che non ha dato l’ok definitivo fin quando non si sentiva il personaggio cucito addosso. Poi per carità, il suo modo di recitare calzava bene sul personaggio di John Dolittle, ma come dire, è l’attore che dovrebbe piegarsi al personaggio e non viceversa.

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Altre chicche from Gaghan & Co. L’orso polare è doppiato da John Cena signori. Sì, sì, il wrestler, che come saprete sarà anche nel nuovo capitolo di Fast & Furious: non vedo l’ora. Ma perché mettete a doppiare uno che manco si può definire un attore vero? Cioè John Cena doppiatore è l’equivalente italiano di Guè Pequeno o Paolo Ruffini doppiatore, cioè che schifo, la merda.

Poi abbiamo Antonio Banderas…nel ruolo di un improbabile indiano/uomodelmediooriente che forse è il miglior attore nel film. Ma perlomeno il suo personaggio è in qualche modo funzionale e divertente.

Senza andare troppo oltre, la polemica è sempre la solita: ma che cazzo spendete tutti ‘sti soldi in modo così ingiustificato? Cioè perché ingaggiare John Cena per doppiare un orso polare che probabilmente avrà chiesto una montagna di soldi? Perché ingaggiare Marion Cotillard per farle dire 5 battute in croce? Perché mettere una sequenza animata completamente inutile a inizio film alzando i costi di produzione?

Il fatto è che non mi lamenterei se poi il risultato fosse almeno gradevole. Per esempio, anche in 1917 mi sono chiesto il perché abbiano ingaggiato Colin Firth e Benedict Cumberbatch per farli comparire una volta a testa, voglio dire metteteci uno che costa meno no? Però lì poi siamo davanti a un film eccelso e soprattutto che rende onore ai soldi spesi.

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Invece Dolittle è l’ennesimo “reboot” di un cult (strano che non sia Disney questo film) stanco, svogliato e senza idee, che inganna il pubblico attraendolo con grandi nomi e roboanti effetti speciali. Ma per fortuna un briciolo di giustizia esiste e, grazie a Dio, ‘sta ciofeca ha ricevuto un sonante knock out al box office.

Mario Vannoni

Un paesaggio in ombra e una luce calante che getta tenebra su una figura defilata. Un poco inutile descrivere chi o cosa sono io se poi ognuno di voi mi percepirà in modo diverso, non trovate?
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