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Doppiaggio: favorevoli o contrari?

Oggi ho proprio voglia di entrare in una valle di lacrime, addentrandomi in uno di quegli eterni flame che hanno fine mediamente in tribunale. L’idea di riaprire una polemica su La grande bellezza però era troppo anche per me, quindi ripiego sulla spinosa querelle del doppiaggio.

Parto con lo spiattellarvi la mia opinione: sono una strenua oppositrice del doppiaggio. Non vado al cinema se non è disponibile una versione in lingua originale in sala, a meno che non si tratti di un film la cui sceneggiatura è costituita da una lunga serie di esplosioni più o meno rumorose. Ci siamo capiti.

Quando mi azzardo ad esprimere quest’opinione in un luogo pubblico e affollato di gente polemica ricevo una serie di obiezioni, più o meno tutte uguali – con qualche variabile, che vado meticolosamente a riportarvi qui sotto. Con tanto di contro-obiezione. Per chi non avesse di meglio da fare per le prossime 12 ore, la rissa a bobinate in faccia continua sulla pagina Facebook di TheMacGuffin.

1. Ma come? In Italia abbiamo i doppiatori migliori del mondo!

Va bene. Va bene. Tre urrà per Giancarlo Giannini. Un bacio in fronte a Luca Ward. Una corona d’alloro per Francesco Pannofino. Tutto quello che vi pare. Se dico che il brasato mi fa cagare non me la sto prendendo con Cracco, ma col dannatissimo brasato.

Loro sono eccezionali. Eccezionali a fare qualcosa di cui io, se possibile, non voglio fruire manco legata alla poltroncina tipo Trattamento Ludovico.

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2. Posto che il doppiaggio sia di buon livello, perché ti infastidisce così tanto?

Perché anche il doppiaggio del migliore dei mondi possibili accoltella alle spalle l’opera originale. Oltre alle sfumature legate alla lingua sparisce completamente anche il 50% del lavoro degli interpreti. Chiamatemi nasina, ma a sentire la voce di un attore che amo e non quella di un buon doppiatore un pochetto ci terrei, contando che il poveraccio sul set ha recitato e non si è limitato a boccheggiare. L’hanno pure pagato per farlo, pensate un po’.

Senza contare l’effetto-vomito che si crea quando il contrasto tra la lingua originale e quella italiana è accentuato dal contesto. Non ce la faccio proprio a vedere un film giapponese in cui tutti si esprimono con un forbito accento toscano. Mi si accavallano i neuroni e finisce che spruzzo la cena sullo schermo tipo Regan.

3. Secondo la tua logica, per quanto il traduttore sia bravo non dovremmo più leggere libri tradotti.

BRAVI! ESATTO! Avete vinto un biscotto della fortuna. Non dovremmo proprio più leggere libri tradotti. Difatti quando so la lingua, se possibile, leggo i libri che amo in originale. Però ci sono due grosse differenze: la prima è che in un libro esiste solo il testo. Il processo di traduzione del libro equivale a quello di traduzione della sceneggiatura. E per i romanzi il dramma si ferma qui. Lo scempio maggiore, che è l’atto di eliminare l’interpretazione originale dell’attore, avviene solo in ambito cinematografico, non letterario.

La seconda è che se voglio leggere un libro russo non ho alternative: devo fidarmi del traduttore e pregare che non sia cane. Se voglio vedere un film russo, lo Spirito Santo mi ha donato i sottotitoli proprio per non indurmi in tentazione.

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4. I sottotitoli? Tombola, qui ti aspettavo! I sottotitoli sono il male! Distraggono dallo schermo!

Se avete la soglia di attenzione di un criceto Roborosky, sì, mi rendo conto che affrontare la sfida dei sottotitoli per voi possa costituire un problema. Per tutte le persone normali invece basta un po’ di allenamento. All’inizio è facile farsi distrarre ma bastano un paio di serie TV per abituare l’occhio a leggere a margine del campo visivo le scritte mantenendo il fuoco sul centro dello schermo. Se non mi credete è solo perché siete pigri.

5. Io comunque quando vedo un film non voglio farmi pippe mentali, voglio rilassarmi. Se non sento la mia lingua e devo sforzarmi non me lo godo.

Sì, certo, ci sei tu, mio rilassato amico, come ci sono anche le persone a cui il cinema… piace. Prova a non guardarle come alieni la prossima volta che ti dicono “il doppiaggio mi fa schifo”.

 

P.S. Ricordatevi di fare un salto dai nostri amici di Cinefili Incazzati!!

Sara Boero

Sua madre dice che è nata nel 1985, a lei sembrano passati secoli. Scrive da quando sa toccarsi la punta del naso con la lingua e poco dopo si è accorta di amare il cinema. È feticista di Tarantino almeno quanto Tarantino dei piedi. Non guardatele mai dentro la borsa, e potrete continuare a coltivare l'illusione che sia una persona pignola.
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