Serie TV

DuckTales: i cartoni di oggi sono più belli di quelli di una volta

Non ci sono più i cartoni animati di una volta!
Che fine hanno fatto i cartoni animati di una volta?

A tutti coloro che, alla vista di un cartone odierno, vanno a giro pronunciando queste frasi a mo’ di mantra, dico candidamente: ANDATE A FANCULO!

La cieca convinzione, da parte di chiunque, che i cartoni con la quale siamo cresciuti siano i migliori, anni luce avanti a tutto ciò che è stato realizzato successivamente al momento in cui abbiamo smesso di guardare i suddetti cartoni, mi ha sempre fatto ribollire il sangue. Non c’è niente di più presuntuoso e falso di questa ridicola certezza e il reboot di Ducktales ne è un esempio perfetto.

Ducktales, Zio Paperone
Come detto, DuckTales è un reboot della serie realizzata dalla fine degli anni ’80 dalla Walt Disney Television Animation, che vede come protagonisti Zio Paperone e Qui, Quo, Qua. La serie fu un enorme successo, ispirò numerosi altri prodotti di animazione, personaggi secondari si ritagliarono il proprio spin-off e contribuì a cambiare il mercato dell’animazione in maniera non indifferente, ma tuttavia la nuova serie è un prodotto migliore

recensione, ducktales,

Ho voluto prendermi del tempo prima di dire la mia sulla serie e dopo 6 episodi posso dire che il nuovo DuckTales è un prodotto solido, divertente, rispettoso della Saga dei Paperi, in grado di intrattenere alla grande il suo pubblico, così come lo era la serie degli anni ’90. Due prodotti simili, quasi identici, eppure diversi… come Qui, Quo, Qua.Ducktales, Qui, Quo, Qua
Ciò che rende il nuovo DuckTales un prodotto migliore si può spiegare in una parola: innovazione, che si realizza tramite due fattori: l’animazione e – soprattutto – la sceneggiatura.

La sceneggiatura del “cartone animato di una volta” era decisamente più carente: i personaggi erano delineati in maniera molto semplicistica e la struttura episodica non lasciava alcuno spazio ad uno sviluppo narrativo né dei protagonisti né della storia. Il risultato è buono ma ti fa chiedere: «Non si poteva fare di più?». E il nuovo DuckTales fa molto di più!

La sceneggiatura è impeccabile. La caratterizzazione dei personaggi è degna di un gran film, tutti sono ben delineati, rendendo decisamente più giustizia all’opera Barksiana. Il “nuovo” Paperone è decisamente più simile a quello che siamo abituati a conoscere, certamente innamorato della sua famiglia e buono nel profondo del suo cuore, ma prima di tutto un burbero e freddo papero delle Highlands scozzesi. Totalmente diverso dal Paperone “di una volta”, fin dal principio buono e affettuoso. Questa nuova versione rende certamente giustizia anche al Paperone “Don Rosiano”, la sua influenza sulla serie è palese (in particolare nel primo doppio episodio che ricorda il 12° capitolo de La Saga di Paperon de’ Paperoni, “Il papero più ricco del mondo”).

Barks, Don Rosa, Ducktales
Don Rosa e Barks

Barksiani né Don Rosiani invece i nipoti, che gli sceneggiatori hanno reinventato, conferendo ad ognuno di loro un carattere distinto l’uno dall’altro e in linea coi tempi di oggi. Scelta che, oltre ad essere coraggiosa, va a vantaggio del processo di immedesimazione e favorisce la costruzione e lo scambio di relazioni tra i vari personaggi. Infatti, pur essendo vero che anche in questo caso siamo di fronte ad una struttura episodica, la relazione tra i personaggi fissi e i personaggi nuovi, incontrati in ogni nuova avventura, contribuisce a creare un subplot narrativo che porta lo spettatore ad essere molto più coinvolto, a differenza di trame, come quelle di una volta, che seppur divertenti si esaurivano al termine dell’episodio stesso.

A sostegno della trama c’è l’animazione. La nuova, criticatissima animazione… A distanza di sei episodi, le critiche al restyling di cui sono stati oggetto i paperi non si sono tuttora placate, e io – con la stessa calma e razionalità precedente – ci tengo a dire a questi “critici”:

ANDATE A FANCULO!

L’animazione è favolosa. Coloratissima, ricca di dettagli, e omaggia Barks con grande rispetto. Incredibili tutti i riferimenti e le citazioni ai fumetti, al DuckTales originale e non solo, che si trovano a partire dalla sigla e all’interno di ogni singolo episodio.

Ovviamente non si può negare che si tratti di una cosa diversa da ciò che il fan è sempre stato abituato a vedere. Neanche Don Rosa, da sempre criticato da una fetta di lettori per il suo stile così differente da Barks, aveva osato tanto, ma è esattamente qui che è racchiuso il successo di entrambi. Osare, rinnovarsi, i nuovi creatori dello show non hanno avuto timore di destreggiarsi tra la tradizione e l’innovazione, creando un qualcosa di nuovo, come ebbe il coraggio di fare (a modo suo) Don Rosa, non a caso riconosciuto dai più come l’erede del grande Carl.

Il risultato finale è un prodotto di alta qualità, fruibile sia da un pubblico di bambini sia da un pubblico più maturo (diversamente dall’originale), e che con un po’ di fortuna porterà i primi a leggere almanacchi che hanno quasi la stessa età dello Zione.

Tutto ciò è potuto accadere perché, come dice il titolo stesso, i cartoni di oggi sono migliori dei tanto amati cartoni di una volta.

Ducktales, anni 80, 1987, 2017Nel 1987, prima che DuckTales facesse la sua apparizione, il mercato dell’animazione televisiva, benché sfornasse titoli importanti già dalla fine degli anni ’70 (in particolare grazie al mercato asiatico), era tuttavia un mercato ancora agli albori. Nessuno investiva grosse cifre per realizzare cartoni animati per la tv, e gli “skirillioni” di dollari (e con esso i migliori professionisti) erano nel cinema. Il risultato era che quei pochi prodotti, per quanto godibili, avevano a disposizione un basso budget ed erano inevitabilmente animati e scritti in maniera grossolana. Fu proprio quando la Disney decise di realizzare DuckTales, mettendo a disposizione un budget impensabile per l’epoca, che il mercato cambiò drasticamente. Quello che i più davano come un flop inevitabile, con un investimento che a loro giudizio non sarebbe mai stato recuperato, divenne uno dei più grandi successi del mercato di animazione televisiva della storia.

La Disney alzò l’asticella, e quando questo accadde, tutti si sentirono in dovere di andarle dietro: crebbe la competizione, crebbero gli investimenti, la cui crescita portò i migliori a voler entrare nel giro, e crebbe automaticamente la qualità. La televisione americana di oggi quindi, anche nell’animazione così come per la fiction, ospita i migliori e ha risorse economiche spaventose, un potere molto maggiore rispetto a 30 anni fa. E lo spettatore si gode i benefici di quella che possiamo definire una sorta di golden age televisiva, con un mercato frammentato ma ordinato, con tanti prodotti in grado di rispondere alla domanda di ogni tipo di audience, e che ci ha ormai abituato a prodotti di qualità spesso superiore al cinema.

DuckTales non ha fatto altro che raccogliere i frutti maturi di ciò che seminò 30 anni prima e si prospetta un gioiellino della serie animata. Una serie che potrebbe essere in grado nuovamente di lasciare il segno, proprio come in passato, e che – come allora – ha deciso di alzare parecchio l’asticella, ponendosi di dare spiegazioni a un quesito talmente importante, che a seconda di come verrà trattato potrebbe rappresentare il successo o la disfatta della serie, un quesito che ha tormentato generazioni su generazioni a partire dal 1937 (che al confronto Laura Palmer scansati…):

“Chi cacchio è la mamma di Qui, Quo, Qua?”

Ducktales, 2017

*Nessun cartone animato degli anni 80 è stato maltratto durante la realizzazione di quest’articolo.

Daniele Manis

Laureato al Dams di Bologna. Attualmente conduce una vita casa e chiesa in quel di Los Angeles, sperando che - prima o poi - Brazzers si accorga del suo talento registico.
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