Film

“DUNE” (2021) di Denis Villeneuve: RECENSIONE no spoiler

La proiezione di Dune (Denis Villeneuve, 2021) alla Mostra del Cinema di Venezia è stata un evento che ha quasi sfiorato il delirio collettivo. Era impensabile sino a pochi anni fa che un blockbuster di tale portata approdasse al Lido, anche Blade Runner: 2049 dello stesso regista non aveva tentato un simile azzardo.

Ma l’ultimo anno e mezzo è stato unico nel suo genere, Dune ha dovuto rimandare l’uscita molte volte e ha addirittura rischiato di non vedere la sala per un accordo infelice fatto da Warner Bros con HBO – lo stesso che ha portato scelleratamente Godzilla VS Kong soltanto in streaming. Così, da spauracchio che mette ansia anche ai cineasti più rodati, la Mostra del Cinema di Venezia è davvero diventata al contrario un approdo liberatorio, dove cast e crew hanno potuto consegnare il film a un grande pubblico, tornare alle sale e agli spettatori in presenza dopo una lunga, spasmodica attesa.

Dopo averlo visto, capisco perché: la dimensione cinematografica è parte integrante del film Dune di Villeneuve. Sia a livello di immagini, sia di sonoro, la fruizione in sala gioca un ruolo molto importante nell’esperienza. Non so come avrei giudicato questo film visto su un televisore o lo schermo del pc: probabilmente l’avrei ritenuto difficile da seguire e pesante. Invece l’immersività garantita dalla sala lo fa risplendere al meglio, sembra di entrare per quasi tre ore davvero in un altrove meraviglioso.

Dune

Dune, come saga letteraria di fantascienza (uscita in USA negli anni Sessanta), ha uno zoccolo durissimo di fan, ma è stata sfortunata nelle sue incarnazioni cinematografiche: prima c’è stato il progetto visionario di Alejandro Jodorowsky, accantonato prima ancora di iniziare, e poi la versione di David Lynch, massacrata nel montaggio dalla produzione e grande flop commerciale. Si è vista superare sul grande schermo, in fama, dal più celebre dei suoi “imitatori”, Star Wars, universo da sempre grandemente debitore dei libri di Herbert. Un destino così infame che ancora oggi, anno del Signore Sauron 2021, c’è gente al Lido che ha criticato Dune perché “sembra Star Wars”. Anziché il contrario.

Com’è questa terza iterazione cinematografica? Sicuramente questo, tra tutti i tentativi, è l’adattamento del romanzo con la A maiuscola. Villeneuve mette la sua firma autoriale nello stile di regia, nella scrittura delle scene, ma ciò che vediamo su schermo è la storia di Herbert convertita in immagini. Se la versione di Peter Jackson de Il Signore degli Anelli è un adattamento che sa anche dove andare a cambiare la storia per renderla più adatta al medium cinematografico, questa trasposizione di Dune è un qualcosa che ci eravamo disabituati a vedere: mentre lo guardavo, è stata una delle poche volte nella mia vita in cui mi sono detta: “Ecco, questi luoghi, queste scene, me li immaginavo proprio così leggendo!”.

Dune

L’equilibrio raggiunto da Villeneuve tra fedeltà assoluta al romanzo e personalità autoriale è qualcosa di veramente raro ed encomiabile. Mentre scorrono le immagini si ha la sincera impressione di trovarsi di fronte a un’opera d’arte: Herbert ha immaginato quei luoghi, ma Villeneuve li ha costruiti e ce li ha mostrati. Sembrano veri, tangibili, ricchi di storia e di un passato che è tutto da svelare. C’è una strepitosa cura nella realizzazione delle creature e delle macchine. Forse il neo più grosso è proprio rappresentato dai personaggi umani, che hanno l’uno per l’altro una grande presenza scenica, ma risultano tutti distanti e freddi allo spettatore. Diventa più difficile affezionarsi a loro di primo acchito che non ai protagonisti della Terra di Mezzo o quelli di Star Wars.

Tuttavia, le interpretazioni sono ottime e ogni attore è perfettamente in character: persino il personaggio che subisce un gender swap non disturba minimamente (non andando a minare in alcun modo la narrazione). Il cattivo poi è visivamente strepitoso, rivoltante e laido al punto giusto. Grande Stellan Skarsgård.

Rebecca Ferguson e Oscar Isaac sono perfetti per incarnare due personaggi chiave della storia, Lady Jessica e il Duca Leto, rispettivamente madre e padre del protagonista Paul Atreides che rappresentano anche in qualche modo le sue due diverse anime. Paul è, come noto, interpretato invece dal lanciatissimo Timotheé Chalamet, qui nel ruolo che dovrebbe definitivamente consacrarlo nel cinema mainstream. Sebbene Chalamet si sia fatto la fama di ottimo inteprete, Paul è il classico ruolo un po’ a doppio taglio: è un buono tout court, prescelto, overpowered, una sorta di Messia, il che può lasciare un po’ a corto di sfumature un eventuale interprete. L’attore ne dà una lettura sofferta e tormentata, molto più vicina anche in questo caso al Paul del libro rispetto a ciò che fu la versione di Kyle MacLachlan nel film di Lynch. Molto buoni anche Dave Bautista e Jason Momoa, ancora una volta in ruoli prettamente muscolari, neanche a dirlo, ma comunque meno “minchioni” di come siamo abituati a vederli. Per la gioia di una certa fetta di pubblico, il Dune di Villeneuve è totalmente privo di comic relief: non cerca la strada facile per alleggerire i toni e piacere al pubblico, tanto che alcuni potrebbero persino trovarla una pellicola molto austera, per essere un blockbuster.

Dune

Una menzione ancora per l’ottima colonna sonora – anche quella, da godere tutta col dolby sorround – che mescola scelte un po’ facili come le sonorità mediorientali a suoni elettronici, sintetici, persino disturbanti. Come è volutamente disturbante un particolare effetto acustico creato appositamente per rendere al pubblico subito l’idea di una certa capacità sovrannaturale, che risulta immediatamente iconica proprio come si sarebbe immaginato su carta.

Dune è un film che, forse, non piacerà così facilmente al pubblico generalista, tanto più che non nasconde l’intenzione palese di essere soltanto un antipasto per una saga maggiormente articolata. Tuttavia, le vibrazioni per diventare un cult istantaneo tra i fan dei libri di Herbert e i cinefili duri e puri sono potenti e ci fanno incrociare le dita perché non solo la saga cinematografica, con questo cast, vada avanti, ma vada avanti rimanendo salda nelle mani di Denis Villeneuve.


La presente recensione è stata scritta a qualche giorno dalla mia prima visione del film, dopo aver avuto il tempo per assorbirlo e rielaborarlo. Se però vi incuriosisse conoscere le mie impressioni a caldo, ho postato poche ore dopo la visione a Venezia una mia video-reazione:

Come forse vedrete, molte delle vivide tracce lasciate dal film hanno avuto modo di solidificarsi ulteriormente nel corso dei giorni e non vedo veramente l’ora che sia il 16 settembre per scoprire cosa ne pensiate anche voi.

Francesca Bulian

Storica dell'arte, insegnante, fangirl, cinefila. Ama i blockbusteroni ma guarda di nascosto i film d'autore (o era il contrario?). Abbonata al festival di Venezia. "Artalia8" su YouTube, in genere adora parlare di tutto ciò che di bello e sopportabile gli esseri umani sono capaci di produrre.
Back to top button