Film

È arrivato il broncio: il film perfetto se non credi più alle favole

Oh raga stasera non esco ci sono domani, che poi non è domani, ne dopodomani ripetuto così in loop dopo pacchi vari e sempre meno vita sociale. Il broncio potrebbe essere benissimo lui, il classico amico preso male che risponde agli scherzi minacciando di riempire tutti di pugni alla Bud Spencer. Noi però gli vorremo sempre bene ricordandoci dei suoi momenti epici da animale da festa dove trangugiava birre senza pensare alle conseguenze del giorno dopo. Il vero Broncio invece è un vecchio mago stanco di stare seduto sul suo drago ad aspettare la fidanzata, fino al momento in cui decide che se lui non è felice non lo devono essere neanche gli altri. Così, giusto per essere simpatico a tutti. Come tutte le favole vecchio stile però c’è anche una principessa chiusa nel suo castello ad aspettare  l’arrivo del principe azzurro. Lui però è lì chissà dove, a quanti chilometri di distanza, preoccupato per il suo lavoro e con la faccia di uno che rischia di finire presto a fare panini da McDonald’s. No, dai, un principe azzurro non ha il portamento per friggere le patatine e così, senza sapere come, quando, dove, ecco il primo colpo di scena.

Il nostro eroe Terry si ritrova a Groovynham, che dal nome sembra una fermata della metro di Londra, ma in realtà è un mondo colorato fatto di personaggi bizzarri. È un luogo cosparso probabilmente di molta LSD, scusate, volevo dire fantasia, dove i più simpatici sono i palloncini strafatti di elio. Logicamente viene subito da chiedersi come farà un ragazzino con i capelli rossi modello Ed Sheeran a sopravvivere a questo casino, ma grazie all’aiuto di un navigatore volante e di un cane che perde i pezzi inizierà l’avventura. È arrivato il broncio ci scaraventa con  la violenza di una piccola pacca sulle spalle in un mondo stravagante.

I colori sgargianti e poco sobri come gli outfit di Chiara Ferragni accendono un trip cromatico nel cervello del pubblico per poi lasciare schegge d’immagini incastrate tra le pupille. Neanche i sentimenti vengono risparmiati da questo tourbillon d’azione e strani incontri. Le scene a volte sono così veloci da non capire cosa stia succedendo veramente e perché spunti fuori anche Babbo Natale. Il classico lieto fine ricercato da tutti come il pentolone magico alla fine di un’arcobaleno viene spezzato minuziosamente in più parti senza risultare troppo banale e scontato.

Noi del MacGuffin amiamo i film incasinati. Questo è un misto perfetto tra Alice nel paese delle meravigliePaura e delirio a Las Vegas. I bambini rideranno di gusto quando voleranno puzzolenti emoticon sopra il cattivone mentre noi un po’ imbarazzanti faremo riflessioni da pseudo intellettuali su come i social network abbiano cambiato la società. L’idea della favola classica dove tutti vivono felici e contenti viene smontata e rimontata in più occasioni provocando mezzi sorrisi ricchi di cinismo o risate a bocca spalancata.

E poi, dai, sicuramente il regista Andrés Couturier ci condisce il film con funghetti allucinogeni, o meglio citazioni cinematografiche che vanno da Tim Burton a La bella addormentata nel bosco. Mi stavo dimenticando anche di tirare fuori i miei ricordi di bambino cresciuto a pane e Crash Bandicoot. Sono sicuro che lo sciamano è pronto a gridare “Upega” da un momento all’altro mentre il Broncio non si può non amare con quell’espressione alla Cortex. I protagonisti si rincorrono, si inseguono su e giù senza sapere bene il motivo di tutto ciò, prendendo vita e ribellandosi al copione stesso del film.

Sotto sotto il Broncio non è cattivo, vuole fare la persona antipatica per non darci una gioia, un po’ come il nostro amico che vorrebbe uscire, ma preferisce vendicarsi perché non l’abbiamo invitato per  la maratona del Signore degli Anelli.

Nicolò Granone

Simpatico, curioso, appassionato di cinema, sono pronto a esplorare l'universo in cerca di luminosi chicchi di grano da annaffiare e far crescere insieme a voi, consigliandovi ogni tanto film da scoprire qui alla luce del Sole.
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