I trailer ingannevoli hanno una lunga storia, ormai. Come tutta la pubblicità che mira a sedurre il suo pubblico, del resto: se la legge non pone freno, ogni strategia per vendere un prodotto viene ritenuta lecita.
Non fa eccezione l’industria di Hollywood, da sempre dedita a ogni tipo di trucco e sotterfugio per portare la gente in sala. Se ci sono addirittura studi sul neuromarketing dei poster – avete notato quanti blockbuster hanno locandine con colori complementari che attirano subito l’occhio, specie blu e arancioni? -, perché sarebbe strano che le major attuino a cuor leggero piccoli o grossi inganni pur di spingere un film?

La probabilità aumenta quando il produttore ha una qualche forma di insicurezza sul prodotto: allora si tende a voler andare a traino di altri simili di successo, a rischio di snaturarne l’identità. La Bussola d’Oro, tratto dall’originalissimo fantasy di Philip Pullman, venne venduto dalla New Line come un erede diretto della sua fatica produttiva precedente, Il Signore degli Anelli, con cui non aveva quasi nulla invece a che fare. Anziché rivelarsi una buona idea, questa scelta di marketing fu una mazzata per la New Line e privò per sempre ogni speranza di vedere adattata da loro in modo fedele la trilogia Queste oscure materie, di cui la Bussola era solo il primo capitolo.
A volte, queste “scelte promozionali” mostrano invece la propensione a voler incasellare a forza un film in un genere che non gli appartiene, per venderlo meglio.
Ne sa qualcosa il regista M. Night Shyamalan, i cui film sono stati più di una volta spinti da trailer che li descrivevano per ciò che non erano. Accadde con Unbreakable, cinecomic uscito quando ancora i cinecomic non erano per nulla di moda – nel 2000. La produzione preferì venderlo come thriller, e i toni del trailer non suggerivano in alcun modo che il film parlasse di supereroi.
Stessa cosa accaduta per un altro film del regista, The Village: pellicola a carattere distopico che venne però dipinta dai trailer prima dell’uscita come un film horror abbastanza classico.
È facile capire che questo comportamento pubblicitario è un’arma a doppio taglio: se infatti nel primo esempio, la trovata ebbe il merito di preservare appieno il colpo di scena finale di Unbreakable, nel caso di The Village l’azzardo si rivelò troppo grosso: a che serve portare più pubblico al cinema, se poi quel pubblico si sente “tradito” rispetto alle promesse e ti affossa il film? A volte, le major hanno la troppo spiccata tendenza a preferire l’uovo subito che non la gallina a lungo termine.
Un caso simile si è verificato pure per Crimson Peak, bel film di Guillermo Del Toro che una volta visto è, da dovunque lo si guardi, una raffinata storia sentimentale-gotica sulla falsariga dei romanzi di Anne Radcliffe o delle sorelle Brontë. Trainato, invece, da una campagna promozionale che lo propose al pubblico come horror spaventosissimo.
Poche, semplici mosse per attirare al cinema il pubblico sbagliato – quello in cerca di paura ed emozioni forti, che resterà inevitabilmente deluso – e tenere distante il pubblico a cui forse il film sarebbe potuto interessare – e che magari tende a evitare un horror a prescindere.
Altri casi di trailer ingannevoli più “veniali” si verificano quando compaiono una o più scene che poi nel film non sono presenti: questo però, più che a una volontà ponderata di prendere il pubblico per i fondelli, si deve più che altro al fatto che i trailer vengano solitamente confezionati quando ancora la pellicola è in post-produzione, e dunque non è ancora del tutto certo quali scene o inquadrature finiranno nel montaggio definitivo. In molti casi i cambiamenti si devono anche all’utilizzo, per il trailer, di effetti speciali provvisori, che nel film saranno – si spera – più sofisticati.
I registi dei film, spesso, sono vittime del modus operandi hollywoodiano: i produttori hanno quasi sempre l’ultima parola sulla sceneggiatura, sul montaggio finale e ovviamente sul marketing. Quindi possono verificarsi casi come quello di Venom, girato dal povero Ruben Fleischer per essere un cinecomic violento – e così ancora sembrava, ingannevolmente, nei trailer – per poi diventare in sede di tagli di montaggio una specie di rom-com per famiglie tra Eddie Brock e il simbionte.

Si sta però, da qualche anno, affermando pian piano una nuova tendenza rispetto ai trailer ingannevoli, la cui avanguardia è rappresentata dai Marvel Studios della Disney.
Sempre più spesso, infatti, la Marvel non solo inserisce nei trailer scene che poi non sono presenti nel film oppure sono diverse – esempio, la distruzione del martello di Thor, ambientata in Norvegia nel film Thor: Ragnarok e in un vicolo di New York nel primo trailer -, ma pare in certi casi addirittura creare queste scene ad hoc per il trailer.
Il caso eclatante e noto a tutti è quello che fa da copertina all’articolo: nel fomentante teaser trailer di Avengers: Infinity War, la prima parte del grande dittico che chiuderà la prima, macro-fase del Marvel Cinematic Universe, è presente una scena in cui alcuni degli eroi corrono tra le foreste del Wakanda e, tra loro, è presente e ben visibile Hulk. A questa sequenza, nel trailer, viene dato molto risalto, al punto da collocarla appena prima dell’apparizione del titolo con musica trionfale dei Vendicatori annessa.
Problema: nel film, poi, Hulk non è presente. O meglio, è presente solo all’inizio e basta. Una delle tante storyline di Infinity War, infatti, riguarda il fatto che Bruce Banner abbia una sorta di blocco psicologico e non riesca più a trasformarsi nel grande omone verde. Nella parte finale ambientata in Wakanda, dunque, Hulk non compare mai e non potevano non saperlo in sede di montaggio del trailer, trattandosi di un aspetto che ovviamente sarà già stato stabilito in sede di soggetto-sceneggiatura.
Quindi perché appare questa scena? Da qualunque lato la si guardi, sembra inserita intenzionalmente per depistare lo spettatore, considerato anche il costo produttivo di realizzare un Hulk in CGI.
C’è chi ipotizza che sia, in realtà, una scena che era stata già girata e che sarà invece presente nel capitolo successivo Avengers: Endgame, in uscita questo aprile. Ma anche se fosse, si tratterebbe comunque di una manovra poco limpida. Il ragionamento è chiaro: è ovvio che vedere Hulk è più entusiasmante che vedere Bruce Banner, quindi vi siano ragioni meramente estetiche per decidere di usarlo a livello promozionale. Ma è veramente corretto presentare nel trailer – che dovrebbe promuovere un film che si vuole il pubblico veda – un contenuto che non è poi nel film?
La tendenza sembra, quest’anno, riconfermata: i fratelli Russo – registi di entrambi i film di chiusura degli Avengers – hanno infatti dichiarato in un’intervista ad Empire Magazine che anche nel trailer di Endgame in circolazione siano presenti scene modificate:
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Crediamo che il trailer sia un’esperienza molto diversa rispetto a quella del film e penso che il pubblico sia talmente abile nelle previsioni ora che devi essere molto furbo nel realizzare il trailer, perché il pubblico può guardarlo e in pratica dirti esattamente cosa avverrà nella pellicola. Quindi abbiamo a disposizione tantissime riprese differenti che non sono nel film, che possiamo manipolare tramite la computer grafica per raccontare una storia che vogliamo offrire specificatamente per gli scopi del trailer e non per il film.
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Di fatto, i Russo hanno in tal modo sdoganato a livello ufficiale questa pratica “opaca”.
A voler dare una scusa buona, dunque, la neonata abitudine sarebbe legata al desiderio di non spoilerare aspetti importanti del film già nel trailer: in quello di Thor: Ragnarok per esempio il protagonista veniva mostrato con entrambi gli occhi anche nelle scene in cui ne aveva già perso uno. C’è chi dice che nel trailer di Endgame le modifiche riguardino dunque solo personaggi “cancellati” digitalmente nelle scene di gruppo per evitare di spoilerare la loro presenza. Ma se invece fosse il contrario? Se, come nel caso di Hulk, fossero stati aggiunti personaggi laddove non sono realmente, per confondere le idee? Per esempio nella scena, apparentemente molto spoilerosa, in cui i supereroi camminano indossando tutti la stessa nuova divisa bianca?
Sarebbe uno scalino molto diverso e verrebbe naturale chiedersi, a quel punto, se sia un comportamento ortodosso a livello di marketing. Per nessun prodotto si ammette che l’acquirente venga portato all’acquisto promettendo un contenuto che non c’è, perché con un film dovrebbe essere considerato un comportamento lecito? Certo, la presenza o assenza di Hulk non sarebbe stata probabilmente causa di grandi oscillazioni al box office, anzi: molti fan apprezzano persino questi piccoli trucchetti e li ammettono nello schema promozionale, come fosse una sorta di gioco.
Le scuole di pensiero sono dunque due, opposte. Saranno casi isolati, o sempre più spesso le major impareranno a usare questo escamotage? È un modo per portare ancora più gente al cinema, o alla lunga è deleterio? Quando scoppierà la bolla?
Voi che ne pensate? Amate essere un po’ ingannati dai trailer, o l’idea non vi piace per niente?