Film

Easy Girl: l’esordio di Emma Stone nel ruolo di sciacquetta

Eccoci di fronte a un gioioso retaggio del 2010: un luminescente teen movie diretto da Will Gluck e impersonato dall’iconico grugno di Emma Stone. Chi ha già apprezzato la Stone in Birdman, The Amazing Spiderman e in Crazy, Stupid Love di certo non si scrocchierà le ossa con fare annoiato di fronte a Easy Girl: l’esordio dell’attrice nel ruolo di protagonista è, infatti, appagante almeno quanto la vista del corsetto peccaminoso che, per amor di cronaca, farà la sua comparsa in un punto imprecisato del film.

Non che in Easy Girl vi sia lo stretto bisogno di sensualità visive per arrivare al punto, intendiamoci. Tuttavia, la lesbica che alberga in ognuno di noi e beve vino in cartone alla guida di mezzi pubblici è particolarmente sensibile al fascino della sciacquetta liceale, meglio se corredata da una larga dose di humor e adorabile sbadataggine. Darle torto è pressoché impossibile, vedere per credere.

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Emma Stone/Olive Penderghast è l’adolescente piatta e illibata che alberga in ognuno di noi insieme alla lesbica che beve vino in cartone alla guida di mezzi pubblici. Con quest’ultima, per l’appunto, condivide l’entusiasmo non proprio fervente in materia di bassa anatomia maschile. L’unica differenza è che, mentre la categoria lesbica non è tradizionalmente attratta dai ragazzi di nome Todd (Penn Badgley di Gossip Girl), quella di Olive, invece, lo è un bel po’. Un teen movie come si deve, d’altra parte, deve necessariamente proporre relazioni amorose dai presupposti intensi ma solidi, e non solo. Se il film Easy Girl fosse una bistecca di tonno, ad esempio, la liaison fra Todd e Olive sarebbe la granella di pistacchio con cui uno chef veramente in gamba ha deciso di ricoprirlo.

L’immagine di una palla di neve che rotola giù da un cocuzzolo con la precisa intenzione di inghiottire un rifugio per alpinisti non è che un ridotto esempio di ciò che una temibile fauna liceale può produrre a partire da un’innocente bugia come “Lo ammetto, sono stata con quel tipo!”. Ispirandosi ai temi de La Lettera ScarlattaEasy Girl riesuma una Hester Prynne a cui è stato affibbiato, in maniera più o meno consenziente, il ruolo di cortigiana scolastica.

Se la versione italiana del titolo muove un po’ a compassione e non sembra italiana affatto, quella originale, Easy A, è ben più sfiziosa in ambito interpretativo. Una A facile, infatti, può alludere sia al voto ottenuto da una simpatica studentessa di high school, che alla lettera scarlatta abbarbicata al petto della stessa in segno del biasimo altrui. Non è da escludere, certo, che la Nuova Inghilterra del Seicento fosse fatta della stessa materia di Amanda Bynes, cioè Marianne–la fanatica religiosa responsabile di, beh, qualunque squilibrio psicologico rilevato in questo film.

Curiosità vuole che il primo film di Emma Stone sia pure l’ultimo che ci perviene dalla Bynes, il che sarebbe impossibile da sopportare se non circolassero voci moderatamente accreditate a proposito della sua salute mentale. Perché diciamolo, si può accettare l’idea di non rivedere la beniamina di Biancaneve al college solo a condizione di pensare che si stia curando da qualcosa di molto, molto grave.

AMANDA

Chiara Leoni

Germoglio appena ventisettenne, vive infestando riviste, siti internet e cartelloni pubblicitari. Naturalmente propensa a turbare la quiete pubblica in modo sempre più variegato, oltre a posare come modella scrive articoli, disegna e, a discapito di innumerevoli marinai dispersi, canta.
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