
Enter the Void: quando il cinema sfida lo spaziotempo
Enter the Void è l’ennesima sfida di Gaspar Noé a un Cinema sempre più finto e scontato.
Enter the Void è un film del 2009 diretto dal regista franco-argentino Gaspar Noé.
Per capire bene di che personaggio stiamo parlando, Gaspar Noé è il tipico utente di Facebook che non cambia la sua immagine del profilo dal 2010, l’amico fidato che organizza il viaggio diploma in Jamaica, quello che, non avvalendosi della facoltà di delega, partecipa sistematicamente a ogni riunione condominiale con la stessa verve di Vittorio Sgarbi durante un’ospitata dalla D’Urso in materia di baby squillo.
No, Gaspar Noé non è un tipo qualunque.
Sì, Gaspar Noé è il migliore amico che ho sempre desiderato.
CHE IL TRIP PSICHEDELICO ABBIA INIZIO!
La trama di Enter the Void è abbastanza semplice, ma un regista qualunque (ciò che Gaspar Noé ha dimostrato di non essere), l’avrebbe sviluppata in neanche 20 minuti. Il regista franco-argentino ne impiegherà ben 154!
Siamo a Tokyo, la popolosa capitale del Giappone. La città nipponica, oltre a conservare templi storici e numerosi santuari shintoisti, possiede un’enormità di grattacieli costellati da luci al neon che la rendono di diritto la location più che mai indicata per questo film. Questo è il DOVE.
Oscar e Linda sono fratelli molto legati tra loro. Il primo è uno spacciatore mentre la seconda rimedia un lavoro da spogliarellista in un night club. Questo è il CHI.
Oscar ha sempre avuto un buon fiuto per gli affari, ma un giorno qualcosa sembra andare storto e l’incontro con uno dei suoi clienti culminerà in uno scontro a fuoco con la polizia che porterà alla sua morte. Da questo momento in poi la narrazione della storia avrà un nuovo punto di vista: quello della sua anima. Questo è il COSA.
UNA MISSION TANTO TEMERARIA QUANTO UTOPISTICA
Enter the Void, e tutto il cinema di Noé in generale, si pongono come obiettivo quello di raccontare la vita in maniera grezza, senza copertine, senza cliché, senza “sfumature di grigio”, perciò è impensabile come un film del genere non possa avere un impatto devastante sull’immaginario collettivo, essendo esso privo di ogni filtro e fuori da ogni schema narrativo.
Il rischio, praticamente inevitabile, sarebbe quello di incorrere in critiche e malumori da parte del pubblico che potrebbe bocciare clamorosamente la tua visione delle cose e Gaspar Noé (insieme a Lars Von Trier tra gli altri), non è stato risparmiato alle critiche in tal senso, per via delle scene di sesso considerate troppo esplicite piuttosto che per le scene di droga considerate troppo realistiche.
Ma quello che mi chiedo è: da quando è un reato raccontare la realtà in maniera più verosimile? Davvero preferiamo chi vuole raccontarci di una vita con il vento sempre in poppa anche quando non lo è? La libertà creatività dell’artista, al netto delle critiche costruttive che può ricevere, merita una chance in più ?
Io non me la sento di bocciare un film come Enter the Void per il semplice motivo che la critica lo considera “troppo esplicito”. Ci sono alcune tematiche che ormai sono all’ordine del giorno, con campagne di sensibilizzazione annesse e il sesso o la droga rientrano abbondantemente tra queste.
Il punto è che Enter the Void colpisce per la maniera in cui il regista, anche e soprattutto attraverso tecniche di ripresa come il piano sequenza e la soggettiva, riesce a farti letteralmente immergere nella storia, pertanto le vie caotiche e stracolme di neon di Tokyo non saranno più un mistero per te qualora tu decida di andarci davvero in futuro!
Per non parlare dei titoli di testa, probabilmente i migliori che abbia mai visto! (Quentin non offenderti, sai che per me sei il migliore di tutti).
NON MI CREDI?