Serie TV

Erased – E volerne ancora non sarà mai abbastanza

Erased: un fulmine a ciel sereno, che passa, va e ti porta via con sé

Cuore a pezzi alla giapponese

Non so come facciano, non so come sia possibile, ma ci riescono ogni maledetta volta: i giapponesi, loro e quell’incredibile capacità di costruire i rapporti tra adolescenti, quelle storie d’amore tra liceali silenziosi e ragazzine con gonnella a balze e occhioni grandi. Non si sa come, ma basta guardare prodotti eccelsi come Your Name. per capire che questi hanno trovato la ricetta per fare a pezzi l’anima degli spettatori, giovani o meno giovani; sanno come strapparti il cuore dal petto e farti godere di questo scempio. Altro che sushi.

Erased è questo in sostanza: una storia complessa, una storia adulta e magnifica a cui bastano venti minuti per conquistare l’incauto che si azzarda a pensare di poter centellinare i dodici episodi. Non è così, sappiatelo fin dall’inizio, Erased ve lo fucilerete in un’unica sessione, come si fa con le cose belle, quelle per le quali non si può e non si deve avere pazienza.

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Cancellarsi

Satoru è un ventottenne mangaka fallito che per guadagnarsi da vivere consegna pizze a domicilio. Vita regolare, perfino tediosa, se non fosse per quei momenti strambi che lui chiama “revival”: in situazioni di pericolo mortale lui ha la capacità di tornare indietro nel passato di qualche minuto per poter salvare la vita di persone il cui destino sarebbe altrimenti segnato. Un fenomeno del quale non ci viene offerta spiegazione e che si estende nel tempo di qualche minuto.

Nel passato di Satoru però albergano alcuni fantasmi che non lo lasciano dormire tranquillo, come ad esempio la morte di una giovane compagna, Kayo Hinazuki, per la quale lui aveva una cotta, sparita misteriosamente diciotto anni prima. La vita di Satoru, tanto tranquilla fino a quel momento, viene scombussolata a causa della morte di una persona a lui vicina, a cui segue un “revival” particolarmente strano, che lo porta non a qualche minuto prima, ma addirittura al periodo delle elementari, precisamente pochi giorni prima della scomparsa di Kayo.

Pensate che i due fatti apparentemente scollegati lo siano per davvero? Manco per sogno ovviamente.

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Fenomenologia della seconda chance

Erased gioca con le linee temporali, trascinando lo spettatore in un mix di thriller, mistery, giallo, storia d’amore e di formazione, un miscuglio di generi che caratterizza un prodotto compatto, agile (solo dodici episodi da venti minuti), che si beve tutto d’un fiato come un corposo lungometraggio animato. Lo sfondo è quella magnifica isola di Hokkaido che raramente viene sfruttata negli anime, quasi sempre relegata a stereotipo di luogo freddo e inospitale dal quale tutti quanti scappano. In Erased invece la neve e il freddo sono personaggi onnipresenti, che caratterizzano la vita dei personaggi, contribuendo a creare un’atmosfera cupa e a tratti deprimente che ben si sposa alla trattazione di temi spinosissimi come la violenza sui bambini.

Le citazioni al thriller occidentale – e in particolar modo scandinavo – si sprecano, una su tutte quella alla trilogia di Millennium dello svedese Stieg Larsson; la ricerca dell’assassino, l’ambiente scolastico e la compagnia di amici di un “detective” adulto nel corpo di un bambino sono poi un evidente omaggio a Detective Conan, capolavoro del maestro Gosho Aoyama.

Con l’avanzare della storia riusciamo a comprendere meglio un personaggio, quello di Satoru, inizialmente scontato e un po’ piatto, che ci conduce in un viaggio intimo e privato, fatto di traumi all’apparenza lavati via dal passare del tempo, ma che invece hanno continuato a scavare dentro di lui, condizionando la sua vita adulta.

Il senso profondo di Erased è raccontare come una persona altrimenti sconfitta sfrutti la possibilità di avere una seconda chance per non lasciarsi soverchiare dal peso della vita: in una società cannibale e crudele Satoru è un buono che, grazie a una specie di superpotere, si fa supereroe senza mantello, portatore di valori di umanità e bontà all’apparenza semplici e scontati, ma che sparigliano le carte di un mondo cinico e gelido (come Hokkaido).

L’alternanza tra Satoru adulto e bambino è sottolineata poi dal doppio intreccio di storie d’amore: quella per Kayo e quella per Airi (una giovane collega della pizzeria), donne diverse, ma entrambe interessanti, entrambe complicate, ma soprattutto portatrici di una doppia visione della vita: una ancorata a un passato impossibile da dimenticare, l’altra a un futuro ancora troppo nebuloso per essere intravisto.

Ciò che invece si vede in modo chiarissimo è l’eccezionalità di un prodotto come questo Erased, passato perlopiù sotto silenzio, ma che rappresenta un mini-saggio di come l’animazione (anche quella seriale) giapponese sia sempre e comunque qualche passo avanti a quella occidentale. La speranza è quella che il valore intrinseco di un prodotto come questo venga in qualche luogo (o in qualche lago) riconosciuta, perché – qui sì che lo si può dire – ci si trova di fronte a un manifesto capolavoro. Erased è una di quelle storie che finiscono tragicamente troppo presto, colpevoli solo di non durare tanto quanto l’affetto dello spettatore desidererebbe, lasciando nel cuore di chi guarda il desiderio di averne ancora, ma la consapevolezza che – ad ogni modo – non sarebbe mai abbastanza.

Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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