Film

Il fascino della ripetizione: Ricomincio da capo

Facciamo un gioco: focalizzate nella vostra mente una giornata non particolarmente piacevole vissuta di recente. Cercate di ricordarne tutti i particolari noiosi o negativi. La mia prevede: sveglia imposta da trapano dei vicini ore 8.30, mattinata-frustrazione di studio non riuscito, pranzo fuori obbligato da frigo più vuoto dello spazio intergalattico, spesa al Conad, trolley delle vecchie per far spesa dimenticato a casa QUINDI sudata e braccia doloranti, litigata con madre, litigata con fidanzato, inutile sopralluogo all’università per parlare con professore desaparecido, pioggia non sense con 50 gradi, al ritorno dolce comitato accoglienza formato da blatte di vario genere, cena triste, letto alle 21.30. Niente male eh? Non è successo nulla di particolarmente orribile, per carità, ma certo ho vissuto giornate migliori. Ora, immaginate di rivivere la vostra giornata bruttina e noiosa… PER SEMPRE. Tutti i giorni della mia restante esistenza inizierebbero con il trapano dei vicini e finirebbero con blatte brulicanti in cucina. Esatto: L’INFERNO. Giudecca dantesca famme na pippa.cocito1

Ognuno ha la Giudecca che si merita

E’ proprio su questo tema che il nostro Ricomincio da capo (Groundhog day), pellicola statunitense del 1993, si basa. Bill Murray è Phil Connors, meteorologo televisivo presuntuoso e acido, il classico elemento che prendereste a ceffoni dalla mattina alla sera. In questo ruolo Murray è assolutamente credibile, efficace, perfetto. Il ruolo che interpreta, come da descrizione, è umanamente una merda, simpatico con chi lo circonda come una manciata di sabbia nelle mutande; nonostante ciò, riesce ad essere divertentissimo (in effetti non ho ben capito perchè: boh, sarà che il cinismo è divertente, sarà che è Bill Murray).

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Phil, controvoglia, si reca nella cittadina di Punxsutawney (no, non stava camminando il gatto sulla tastiera del computer e sì, esiste davvero una città con questo nome) per fare un reportage sulla tradizionale cerimonia del giorno della marmotta, il Groundhog day del titolo. Non sapete cos’è il giorno della marmotta? Wikipedia, in virtù dei 5 euro da me recentemente donati, prontamente risponde: La tradizione vuole che in questo giorno si debba osservare il rifugio di una marmotta. Se questa emerge e non riesce a vedere la sua ombra perché il tempo è nuvoloso, l’inverno finirà presto; se invece vede la sua ombra perché è una bella giornata, si spaventerà e tornerà di corsa nella sua tana, e l’inverno continuerà per altre sei settimane.

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Già
Un vero bomber
Patrizio Roversi bomber vero

 

Potrete quindi immaginare l’immensa gioia nell’affrontare la giornata di Phil, che come avrete capito non ha proprio lo stesso entusiasmo di Patrizio Roversi di Linea Verde.

A questo punto, il nostro protagonista rimane inspiegabilmente intrappolato in un circolo temporale: tutti i giorni viene svegliato alle sei in punto dalla radiosveglia, che ogni mattina trasmette I Got You Babe di Sonny e Cher. Ogni mattina incontra lo stesso barbone, ogni mattina inciampa nella stessa pozzanghera, ogni giorno è il 2 Febbraio, ogni giorno è il giorno della marmotta.

Phil passa dallo shock all’entusiasmo, dall’entusiasmo alla depressione: all’inizio cerca di sfruttare questa condizione a suo favore, rubacchia qua e là, si diverte con le donne eccetera eccetera. Quando subentra la noia però, la ripetitività lo porta alla depressione più nera, che lo porta a tentare continuamente il suicidio nei modi più bislacchi. Ma non serve a nulla: ogni mattina alle sei si sveglia nello stesso letto, sulle note della stessa canzone.

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Cosa può salvare Phil da questo loop infernale? La risposta è banale, il finale pure, ma non ve lo svelerò: vale la pena vederlo. C’entra quella figacciona dell’Andie MacDowell, Rita nel film, deliziosa ed elegante come sempre lei è.

Forse Ricomincio da capo non sarà un capolavoro della storia del cinema, ma il soggetto (di Danny Rubin) ci offre spunti che sono tutto fuorché banali. Senza andare a scomodare Nietzsche e l’eterno ritorno, in questo film il protagonista vero non è Phil, ma gli eventi. Lo spazio e il tempo non fanno da semplice sfondo alla vita di una persona, ma sono la vita di quella persona; piano piano il nostro eroe non solo inizia ad accettare quella strana condanna, ma ad amarla, esercitando l’unica libertà che gli rimane: quella di vivere cogliendo l’essenza e la storia di ciò che lo circonda.

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Chissà, magari anch’io scoprirei che fine ha fatto il professore desaparecido. Forse riuscirei a non litigare con mia madre e con il mio ragazzo. Scoprirei perchè la cassiera del Conad era così scorbutica. Conoscerei i vicini ed eviterei di arrabbiarmi per il trapano. L’unica prospettiva con cui possiamo vivere ed interpretare il mondo che ci circonda è quella dei nostri occhi: questo film fa capire come a volte possa essere più un limite che un vantaggio. Impariamo a lasciare noi stessi un po’ da parte, a parlare di meno e ascoltare di più, interroghiamoci su chi ci sta accanto. E’ l’unico modo per scoprire noi stessi.

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Lucia Tiberini

Classe 1992. Dopo un'infanzia nella provincia di Perugia, dove trovo notti stellate e sagre del cinghiale, mi trasferisco a Bologna, dove trovo esami, vino e bonghi. Amo il mio ukulele (ma solo esteticamente: non so suonarlo), Dylan dog, gli arrosticini e non disdegno il cinema.
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