Film

Fashionista – Che odore hanno i film indipendenti?

Io non ci credo. Non credo neanche per idea che nessuno di voi cinefili, amanti e amatori del MacGuffin e della Settima Arte non si sia mai chiesto “Ma che fine fanno tutti quei film che vengono presentati ai Festival?!”. Nella mia testa suona come una domanda lecita. Direi più che lecita.

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Ho i cosiddetti feels

L’anno scorso al Roma Film Festival, oltre ai titoli di primissima fascia, mi sono concesso più volte la visione di opere straniere stile “mattone polacco minimalista di autore morto suicida: inutile dirvi che nessuna di queste ha visto la sala; giusto il discreto Bayoneta, che potete recuperare su Netflix (spacciato per film loro, as usual). Eppure quel sottobosco inesplorato di idee frizzanti è stato per me una vera rivelazione: il Cinema indipendente e di nicchia è ancora vivo, si muove nell’ombra e sforna gioiellini tanto imperfetti (come piace a me) quanto coraggiosi.

Per questo motivo, concediamo un plauso al gruppo del Ravenna Nightmare Film Festival e la piattaforma streaming CINEMAF per aver dato alla luce The Dark Side of Movies (qui il nostro articolo a riguardo). Ebbene sì, stiamo parlando di una nascente etichetta di distribuzione che proverà a conquistare il pubblico con titoli inediti e che spaziano tra l’horror, il thriller, sci-fi e il noir. Il tutto in streaming ad un prezzo stracciato… Scusate se è poco.

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Una vetrina di tutto rispetto per astri nascenti e registi già premiati dal circuito come nel caso di Simon Rumley e del suo Fashionistavincitore del Premio della Critica della Miglior Regia al XV RNFF. Andiamo a scoprirlo insieme.

Feticismo e thriller

April è una donna sposata che lavora con il proprio marito in un negozio d’abbigliamento usato nel Texas. Lei è una feticista incallita, fortemente dipendente dall’odore dei vestiti; come se non bastasse, la nostra April è pure un’accumulatrice seriale, giusto per migliorare la situazione. Una tragica scoperta porterà la protagonista in una spirale perversa e pericolosa.

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Il britannico Rumpley, da regista di culto qual è, fa del suo Fashionista una pellicola elegante e provocatoria: incapace di rimanere confinato nel genere, il film oscilla tra il puro thriller e l’horror psicologico senza mai perdere tono o calare di tensione. Stralunata ed eccentrica, la folle discesa di April nella nevrosi coinvolge ogni senso grazie ad una fotografia curatissima ed una colonna sonora in simbiosi con le immagini su schermo.

Fashionista nella sua ora e 45 minuti prova a stupire lo spettatore girando intorno all’idea accattivante di dipendenza ed a quella malsana del feticismo. Nonostante la dedica finale a Nicolas Roeg (regista de L’uomo che cadde sulla terra), il film è figlio di un’influenza ancora più ampia: il richiamo al Cinema anni ’70 fa l’occhiolino a De Palma, mentre ha dell’assurdo la felice coincidenza con l’Unsane di Soderbergh. Anche l’elemento erotico viene trattato con i guanti: mai rozzo o sbroccato, il sesso viene svuotato del mero piacere tanto da diventare una sorta di tortura.

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Narrativamente stuzzicante grazie all’uso di flashback e flashforward, la pellicola “d’esordio” di The Dark Side of Movies incarna il perfetto stile indipendente a metà tra il compromesso (troppo) citazionista e la personalità strabordante. Ne giova lo spettacolo di luci e suoni, l’esaltazione dei dettagli e dei particolari inquadrati con rara maestria; un film disturbato e disturbante, cupo e angosciato, promesso sposo di una piattaforma in streaming che già con un solo film può far parlare di sé.

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E se il troppo stroppia?

Come da tradizione lascio per ultimi gli aspetti che meno mi hanno convinto: se nel momento in cui si capisce che si tratta di una storia narrata per sbalzi temporali si rimane piacevolmente sorpresi, col passare dei minuti, quella sensazione lascia il posto ad un vago senso di nausea. Effetto quasi narcolettico. Fashionista dà più volte l’idea di voler calcare eccessivamente la mano, benché supportata da una regia (manco a dirlo) MOS-TRU-O-SA. Inoltre, per quanto mi riguarda, alcuni elementi “a sorpresa” sono abbastanza telefonati e non stupiscono come dovrebbero; per non parlare di quel finale aperto spiazzante, ma non per le giuste ragioni. La conclusione si presta ad interpretazioni anche intuitive ed abbastanza coerenti, ma decisamente troppo campate per aria in quel tema del doppio che (suona strano dirlo) stona con l’isteria vista fino a quel momento.

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Fashionista rimane, anche con tutti i difetti del caso, un prodotto non ignorabile. Un diamantino capace di brillare anche per merito di una protagonista gigante, interpretata da Amanda Fuller e di un cast di semi sconosciuti davvero ben calato nella parte. Lo spirito e l’odore inconfondibile di una personalità forte si sente lontano un miglio; visionario, imperfetto e proprio per questo da vedere e supportare. Fashionista è il folgorante esordio di The Dark Side of Movies ed io non vedo l’ora di gustarmi il prossimo titolo. Stay tuned motherf*****s!

Davide Casarotti

Antipatico e logorroico since 1995. Scrivo di Cinema da quando ho scoperto di non saper fare nulla. Da piccolo volevo fare il cuoco, crescendo ho optato per il giornalista; oggi mi limito ad essere pessimista, bere qualche birra con gli amici e andare al Cinema da solo. Giuro, non sono una brutta persona.
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